Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

La vitamina D allevia i sintomi della depressione

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Prosegue il nostro approfondimento sulla vitamina D e le nuove evidenze scientifiche che la riguardano. Questa settimana ci concentriamo su un importante studio che ha messo in luce come l’assunzione della vitamina D possa alleviare i sintomi della depressione negli adulti che ne soffrono. Si stima, infatti, che solo a seguito della pandemia più di 50 milioni di persone al mondo si siano aggiunte a quelle che già prima soffrivano di disturbi depressivi, portando l’incidenza di questa malattia oltre 3100 casi ogni 100mila abitanti. 

Le medicine non bastano

Un vero e proprio allarme di salute pubblica globale che certamente non può essere gestito con i farmaci e che ha spinto la ricerca a esplorare altre vie di aiuto. La nutrizione non può che essere tra queste come rivelano i numerosi studi pubblicati di recente sui possibili benefici che la vitamina D può portare a chi soffre di depressione. Si ritiene, infatti, che sia in grado di regolare alcune funzioni del sistema nervoso centrale collegate alla depressione

In tutte le cellule del cervello – neuroni, cellule gliali e macrofagi – è presente la forma ormonalmente attiva di vitamina D, gli enzimi necessari per produrla e i suoi recettori. È stato visto che la vitamina D regola la formazione e la maturazione di nuovi neuroni nell’ippocampo (una regione del cervello particolarmente sensibile allo stress, coinvolta nell’apprendimento e nella memoria), la secrezione di serotonina e dopamina (i neurotrasmettitori del buon umore) e la plasticità sinaptica, fondamentale per il buon funzionamento del cervello.

Ancora, la depressione è stata associata a un’infiammazione di basso grado che la vitamina D è in grado di mitigare. Studi trasversali, infine, hanno più volte rilevato un’associazione tra sintomi depressivi e carenza di vitamina D.

La vitamina D è anche un ottimo strumento per combattere la demenza senile!

Mettere ordine

In questa mole di dati un gruppo di ricercatori internazionali ha deciso di mettere ordine, passando in rassegna oltre 4000 ricerche condotte sulla relazione tra vitamina D e depressione. Dopo un rigoroso lavoro di screening ne sono rimaste appena 41 ritenute sufficientemente comparabili da poter estrarre un’indicazione univoca e attendibile, per quanto non definitiva. In particolare, sono stati presi in considerazione solo gli esperimenti basati sul confronto tra l’assunzione di un integratore di vitamina D e di un placebo. Mentre sono stati esclusi, ad esempio, gli studi che coinvolgevano pazienti affetti da disturbo bipolare o che già assumevano altri integratori. 

Vitamina D: sempre più efficace sulla depressione

Dal confronto statistico di questi dati, raccolti in tutto il mondo, è emersa la conferma che assumere vitamina D – in dosi tra le 2000 e le 4000 UI al giorno – è sempre più efficace di un placebo nell’alleviare i sintomi della depressione in chi ne soffre. 

Come coprire il fabbisogno di vitamina D

Se, dunque, assicurarsi il fabbisogno di vitamina D risulta sempre più indispensabile per essere in salute, il nostro fisico non è in grado di sintetizzarla autonomamente e deve affidarsi a fonti esogene. La più ricca è la luce del sole che dovremmo cercare di “stoccare” in estate (senza abusare delle creme protettive che ne intralciano la produzione) e continuare a assorbire anche nei mesi freddi con una passeggiata di almeno 30 minuti al giorno tra le 11.00 e le 14.00. Così, anche la dieta non può bastare ad assicurare livelli adeguati di vitamina D.

Per queste ragioni in autunno, inverno e primavera è necessario ricorrere a un integratore. Per la maggior parte degli adulti un dosaggio giornaliero adeguato è di almeno 2000 UI al giorno, che sale a 4000 UI negli anziani, in chi ha grande sovrappeso corporeo o è affetto da malattie autoimmuni, neurologiche, tumori o infezioni.

FONTE: Tuomas Mikola, Wolfgang Marx, Melissa M. Lane, et al. The effect of vitamin D supplementation on depressive symptoms in adults: A systematic review and meta‐analysis of randomized controlled trialsCritical Reviews in Food Science and Nutrition, 2022; 1 DOI: 10.1080/10408398.2022.2096560

Dr.ssa Debora Rasio

Laureata in medicina e chirurgia e specialista in oncologia, direttore del master di II livello in Medicina Integrata presso l’Università Telematica San Raffaele di Roma e autrice del bestseller Mondadori “La Dieta Non Dieta”. Debora Rasio vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute.