Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Vitamina D, uno scudo contro la demenza senile

Indice

Nota per prevenire l’osteoporosi, regola in verità l’attività di oltre 900 geni, incidendo direttamente sul buon funzionamento del sistema immunitario (aiutando fortemente anche nel contrasto al Covid-19) e di quello muscolo-scheletrico, endocrino e cardiovascolare proteggendo da ictus e infarti. Non possiamo che parlare della vitamina D, protagonista ricorrente di questa rubrica, alla quale torniamo a dedicare un approfondimento dopo che nuove evidenze scientifiche le attestano un ruolo chiave per la nostra salute e contro la demenza senile.

Demenza senile e carenza di vitamina D: la salute del mondo

Partiamo, questa settimana, da un importante studio australiano che per la prima volta ha messo in diretta correlazione la carenza di vitamina D nel corso della vita con il rischio di sviluppare demenza senile. Siamo di fronte a due aspetti cruciali di salute pubblica globale considerando che oltre 55 milioni di persone nel mondo sono affette da demenza, con dieci milioni di nuovi casi ogni anno. Così, la carenza di vitamina D coinvolge ampie fasce della popolazione globale quali donne incinte, persone di colore, adulti obesi, neonati e bambini: alcune stime attestano in un miliardo le persone con livelli insufficienti di vitamina D

Analisi genetiche su 300mila persone

In questo contesto, lo studio è particolarmente rilevante perché si basa su una robusta analisi genetica condotta su un ampio campione di popolazione, poco inferiore a 300mila persone. I loro dati appartengono alla Biobank del Regno unito e ricercatori australiani li hanno scandagliati con l’intento di stabilire l’impatto di bassi livelli di vitamina D nel sangue sul rischio di venire colpiti da demenza e ictus. Per riuscirvi sono state necessarie approfondite analisi genetiche, incrociate alle fotografie del cervello dei pazienti precedentemente archiviate. 

Deficit vitamina D e demenza senile: rapporto causa-effetto 

Da questo complesso incrocio di informazioni sono emersi risultati significativi, soprattutto in termini dell’efficace e diffusa prevenzione che adeguati livelli di vitamina D potrebbero assicurare. Innanzitutto, è stato possibile associare la carenza di vitamina D a volumi inferiori del cervello e a maggiore rischio di demenza e ictus. La stessa correlazione causa-effetto è stata, inoltre, confermata dalle analisi genetiche. Infine, gli studiosi hanno potuto stabilire che nella popolazione inglese analizzata il 17% dei casi di demenza sarebbe stato evitabile portando la vitamina D ai livelli di norma

Il sole non basta

Quest’ultimo è un aspetto chiave considerando che il nostro fisico non è in grado di sintetizzare vitamina D autonomamente e deve affidarsi a fonti esogene come la luce del sole: speriamo che l’estate sia stata l’occasione per un bagno di sole che ci abbia permesso di fare un po’ di scorta di vitamina D per l’inverno. Quasi sicuramente, però, non basterà: le creme protettive – applicate spesso in modo eccessivo e specialmente ai bambini – bloccano la produzione della vitamina D.

In aggiunta lo stile di vita occidentale – caratterizzato da lavori di ufficio e, in generale, da uno scarso monte ore trascorso all’aperto – contribuisce a diffondere deficit importanti di vitamina D anche in paesi come il nostro dove il clima mite, la prevalenza di pelle chiara e la pratica acquisita di prescrivere vitamina D potrebbero bastare a contenere il fenomeno. 

…nemmeno la dieta

In autunno, inverno e primavera il ricorso alla prescrizione di integratori è indispensabile, specie a donne incinte, bambini e anziani per il ruolo fondamentale che questo nutriente ha nel corretto sviluppo del cervello. In questi mesi di sole ridotto, infatti, la sola dieta non basta ad assicurarne livelli adeguati. Ne sono, comunque, discrete fonti: formaggi, latte e yogurt se provenienti da animali allevati all’aperto, uova e pesci grassi quali salmone, sgombro e sardine e funghi. 

FONTE: Shreeya S Navale, Anwar Mulugeta, Ang Zhou, David J Llewellyn, Elina Hyppönen. Vitamin D and brain health: an observational and Mendelian randomization studyThe American Journal of Clinical Nutrition, 2022; DOI: 10.1093/ajcn/nqac107

Dr.ssa Debora Rasio

Laureata in medicina e chirurgia e specialista in oncologia, direttore del master di II livello in Medicina Integrata presso l’Università Telematica San Raffaele di Roma, autrice del bestseller Mondadori “La Dieta Non Dieta”, Debora Rasio vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute.