Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

La carenza di vitamina D favorisce infiammazione e malattia

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Continuiamo il nostro approfondimento sulle ultime scoperte scientifiche relative alla vitamina D con un importante studio australiano che individua nella carenza di questo prezioso nutriente una causa d’infiammazione cronica.

Come noto, l’infiammazione è una corretta risposta immunitaria ad attacchi esterni, ma quando sollecitata di continuo porta le nostre cellule a riprogrammarsi in pro-infiammatorie creando un effetto boomerang che manda il sistema immunitario in tilt. Da qui il passo è breve per l’insorgere di malattie autoimmuni, diabete di tipo2, problemi cardiovascolari, sindrome metabolica e malattie neurodegenerative. 

La proteina C-Reattiva è una spia d’infiammazione

Un buon modo per scoprire se il nostro corpo sta affrontando uno stato d’infiammazione cronica è misurare i livelli di proteina C-reattiva che il fegato produce proprio in risposta all’infiammazione. Per questo i ricercatori hanno scelto la presenza di proteina C-reattiva nel sangue come parametro da rapportare a un’eventuale carenza di vitamina D.

La vitamina D è anche un ottimo strumento per combattere la depressione!

Alta infiammazione, bassa vitamina D

Queste due informazioni sono state incrociate attingendo alla Biobank del Regno Unito, una immensa banca di dati genetici e clinici relativi a quasi 300mila persone. Ne è emersa una relazione diretta di causa-effetto tra carenza di vitamina D e alti livelli di proteina C-reattiva: in altri termini coloro che presentavano una condizione d’infiammazione cronica avevano, al contempo, bassi livelli di vitamina D nel sangue. 

Invertire la rotta

Ancora una volta, dunque, la ricerca invia a chi si occupa di salute pubblica un messaggio chiave: colmare la carenza di vitamina D in chi ne soffre è una strategia vincente non solo nel contrasto delle infezioni ma anche nella prevenzione delle malattie croniche. Soprattutto quelle legate agli scorretti stili di vita tipici dell’Occidente benestante.

Se, infatti, da una parte un’alimentazione spesso sbilanciata a favore di alimenti molto trasformati e ricchi di conservanti, additivi, zuccheri e sale aggiunti è una causa certa d’infiammazione, dall’altra lo scarso monte ore che tendiamo a trascorrere all’aperto determina una carenza di vitamina D, la cui fonte primaria è proprio la luce del sole.

Correggere questo mix letale di cattive abitudini potrebbe spesso bastare a invertire un percorso di malattia in uno di guarigione e salute. In questo quadro, ricorrere a integratori di vitamina D può rivelarsi indispensabile per coprire il fabbisogno: per la maggior parte degli adulti un dosaggio giornaliero adeguato è di 2000 UI al giorno, che va spesso raddoppiato negli anziani, in individui obesi e in chi soffre di malattie autoimmuni, infezioni e tumori.

FONTE: Ang Zhou, Elina Hyppönen. Vitamin D deficiency and C-reactive protein: a bidirectional Mendelian randomization studyInternational Journal of Epidemiology, 2022; DOI: 10.1093/ije/dyac087

Dr.ssa Debora Rasio

Laureata in medicina e chirurgia e specialista in oncologia, direttore del master di II livello in Medicina Integrata presso l’Università Telematica San Raffaele di Roma, autrice del bestseller Mondadori “La Dieta Non Dieta”, Debora Rasio vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute.