Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

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Estate è sinonimo di tintarella. Se l’abbronzatura perfetta ha rappresentato per decenni un vero e proprio imperativo di bellezza, negli ultimi anni – complice anche un’informazione più attenta – si è andata diffondendo una sempre maggiore consapevolezza dei rischi legati alla scorretta esposizione al sole. Al punto da invertire quasi la tendenza e far tornare di gran moda la ‘tintarella di luna’. Provate a ripercorrere le vostre abitudini personali: in molti si accorgeranno di essere passati, nel tempo, dalla ricerca dell’abbronzante più potente a quella della crema protettiva più efficace, magari acquistata in farmacia a costi sostenuti. Un segnale che rivela una presa di coscienza da parte del consumatore del ruolo del sole nel favorire l’invecchiamento della pelle e lo sviluppo di tumori cutanei.

NON TEMERE IL SOLE: MADRE NATURA HA SEMPRE L’ANTIDOTO

Attenzione, però, a non ricadere nell’eccesso opposto: il sole è la fonte primaria di energia per la vita dell’uomo e rinunciarvi arreca un grande torto alla salute in generale e – sorpresa! – a quella della pelle in particolare.

Sappiamo che l’esposizione ai raggi ultravioletti B – quelli che, alle nostre latitudini e al livello del mare, raggiungono la crosta terrestre solo nelle ore estive più calde – costituisce, infatti, la prima fonte di vitamina D, un nutriente fondamentale del quale è virtualmente impossibile garantirsi le dosi necessarie solo attraverso l’alimentazione (è presente in pochi cibi quali pesci grassi, formaggi, uova e non in dosi sufficienti al nostro fabbisogno) senza farne scorta durante i mesi caldi o ricorrere a integratori. Abbiamo descritto altrove il ruolo chiave di questo ormone non solo nella tenuta dell’apparato osseo ma anche nel ridurre il rischio di malattie autoimmuni e di diversi tipi di tumori. È però davvero recente la scoperta che la stessa vitamina D, prodotta dalla pelle in risposta all’esposizione solare, è anche un lenitivo che protegge la pelle sovraesposta al sole da scottature e infiammazioni, come dimostra uno studio condotto dall’università del Cleveland.

LA VITAMINA D STIMOLA LE DIFESE DELLA PELLE

Già da diverso tempo i ricercatori hanno scoperto che la vitamina D generata dalla luce del sole è in grado di innescare una risposta immunitaria nella pelle contro i danni cellulari, inclusi quelli prodotti dalla stessa luce solare. Più nel dettaglio, è stato capito che le cellule detritiche – cellule del sistema immunitario che si trovano nei tessuti maggiormente a contatto con il mondo esterno come la cute – sono in grado di attivare il ruolo protettivo della vitamina D permettendole di richiamare nell’epidermide i linfociti T importantissimi nella difesa dal deterioramento cellulare. Insomma, possiamo dire che nella guerra contro tumori e altri pericolosi nemici della salute la vitamina D derivante dalla luce solare svolge il compito di “trasportare” i soldati del sistema immunitario sul fronte della pelle.

UN NUOVO STUDIO E NUOVI RUOLI DELLA VITAMINA D

Arriviamo allo studio dell’Università del Cleveland che ha compiuto un importante passo avanti nel definire il ruolo protettivo della pelle svolto dalla vitamina D. Si inizia infatti a comprendere come alti dosaggi di questo prezioso nutriente siano in grado di agire su scottature, eritemi e rossori provocati dalla scorretta esposizione al sole. I ricercatori hanno preso in esame un gruppo di 20 persone inducendo loro scottature epidermiche attraverso la lampada a raggi UV. Dopodiché i partecipanti all’esperimento sono stati divisi in quattro gruppi: a un gruppo è stato somministrato un placebo, agli altri dosi diverse di vitamina D rispettivamente di 50mila, 100mila e 200mila unità internazionali. Considerate che attualmente la dose giornaliera di vitamina D raccomandata dall’Istituto nazionale di sanità statunitense è di appena 600 unità internazionali. Un’inezia a confronto dei dosaggi sperimentati dai ricercatori del Cleveland.

Dalla biopsia della pelle effettuata a tutti i partecipanti 24, 48, 72 ore e una settimana dopo l’assunzione di vitamina D è emerso come tutti coloro trattati con vitamina D presentassero una riduzione dell’infiammazione cutanea. Questo perché la vitamina D aveva favorito la costituzione di una sorta di barriera protettiva sulla pelle capace di sfiammarla in tempi rapidi. Ma a sorprendere ancor più gli scienziati è stato appurare come l’alto dosaggio di vitamina D (200.000 unità) avesse non solo contribuito a ridurre il rossore, ma anche attivato dei geni riparatori della pelle, incluso un particolare enzima antinfiammatorio chiamato arginasi-1. Risultati, questi, che inducono a ipotizzare la necessità di rivedere ad ampio rialzo il dosaggio raccomandato di vitamina D. “A fronte di un unico studio non posso ancora consigliare alle persone di assumere vitamina D dopo una scottatura. Ma si tratta di risultati promettenti che meritano ulteriori approfondimenti” ha dichiarato il dr. Kurt Lu coautore della ricerca pubblicata sul Journal of Investigative Dermatology.

NON CHIAMATELA SOLO TINTARELLA

Nel frattempo che il dr. Lu e i suoi colleghi continuino ad addentrarsi nel mondo inesplorato della vitamina D, noi tutti abbiamo elementi già sufficienti a non temere il sole, bensì a ricercarlo. Ricordandoci che ogni volta che ci lasciamo inondare da esso – con le giuste precauzioni e agli orari giusti – stiamo facendo scorte preziose di un nutriente indispensabile alla nostra salute. E non chiamatela solo tintarella.