Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Mela, scartiamo la parte più preziosa

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Mangiare una mela intera, senza scartarne semi, stelo e buccia significa ingerire non solo flavonoidi e fibra, ma anche un esercito di batteri ‘buoni’ che andrà a rafforzare la nostra flora intestinale. Se, poi, la mela è biologica la qualità di questi batteri sarà nettamente migliore. È quanto appurato dai ricercatori dell’Universita di Graz (Austria) autori di un recente studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Microbiology.

UN TESORO DI BATTERI BUONI
Nutrire al meglio il microbiota, la popolazione di miliardi di batteri che albergano nel nostro intestino e interagiscono con il sistema immunitario e nervoso, è indice di benessere psicofisico. Normalmente la carica batterica di un alimento si perde durante la cottura, per questo i cibi crudi, in particolare frutta e verdura, si sono rivelati i più protettivi per la salute essendo una fonte preziosa di arricchimento per la nostra flora intestinale. Da qui la scelta degli studiosi di concentrarsi sulla mela, il frutto tra i più consumati al mondo: pensate che nel 2018 ne sono state coltivate 83 milioni e la produzione è stimata in ulteriore crescita.

I ricercatori hanno preso in esame sia la mela biologica, sia quella coltivata con metodi convenzionali e in entrambi i casi, su un frutto di dimensione tipica da circa 240 g, la quantità media di batteri rilevata è stata simile e sorprendentemente alta: ben 100 milioni di microrganismi! Questo numero crolla però verticalmente – toccando quota 10 milioni – se scartiamo i semi privando così il nostro intestino di un’importante fonte di benessere. Un errore abbastanza grave che commettiamo inconsapevolmente. E che non è poi così difficile da correggere…

BIOLOGICA: TUTTA UN’ALTRA STORIA
Se in termini quantitativi non è emersa una significativa differenza tra mela biologica e mela convenzionale, le cose cambiano drasticamente quando entra in gioco la qualità dei batteri. Nel primo caso, infatti, si è presentata una comunità batterica molto più diversificata ed equilibrata rispetto al frutto coltivato con metodi convenzionali. E la varietà è uno degli elementi di forza del nostro microbiota intestinale. Per fare alcuni esempi, noti batteri patogeni come Escherichia e Shigella sono stati rilevati nella maggior parte dei campioni di mele convenzionali, ma in nessuno di quelli relativi a mele biologiche. Al contrario solo in quest’ultime, e non in quelle convenzionali, è stato trovato il Lactobacilli, batterio famoso per gli effetti positivi sull’intestino. Così, il Metilobatterio, noto per aumentare la biosintesi di composti responsabili del profumo della fragola, era significativamente più abbondante nelle mele biologiche che nelle altre, potendo in parte spiegare perché le prime possono essere percepite come più buone.

PICCOLE GRANDI RIVOLUZIONI
Se “una mela al giorno toglie il medico di torno”, questo studio ci suggerisce due comportamenti che da soli possiamo compiere per moltiplicare il potenziale salutare del consumo di questo incredibile frutto. Il primo è quello di cercare di scartarne il meno possibile, consapevoli che proprio la parte che tendiamo a non mangiare è quella più ricca di organismi utili all’intestino. Il secondo è preferire quelle biologiche. Certo, non siamo ancora arrivati al punto per cui tra le varie informazioni nutrizionali disponibili in etichetta sia inclusa anche la diversità della comunità batterica del frutto. Ma da consumatori attenti possiamo sempre anticipare di un passo l’industria e le normative innescando, con gesti semplici, piccole grandi rivoluzioni alimentari.

ALTRE PROPRIETÀ SALUTARI DELLA MELA
Oltre che di batteri, come tutti i frutti la mela è ricca di vitamine e fibra, ma dagli altri si distingue per l’alto potere antiossidante dato dalla combinazione di vitamine (C, del gruppo B e carotenoidi), di acidi organici e da una grande abbondanza di polifenoli (flavonoidi e catechine) che varia da 1 a 7 gr/kg ed è particolarmente abbondante nella buccia. Questo potente concentrato di antiossidanti protegge numerosi apparati del nostro organismo. A partire da quello respiratorio poiché la mela ostacola la costrizione delle vie aeree: è uno dei pochi frutti che sembra offrire protezione contro il tumore al polmone, oltre ad essere associato a una riduzione del rischio di crisi asmatiche.

Anche il cuore e l’intero apparato cardiocircolatorio risente dei benefici della mela il cui consumo abbassa il colesterolo cattivo in favore di quello buono. Ancora, l’azione antiossidante del frutto esercitata dalla quercetina contribuisce a spegnere le infiammazioni mitigando l’insorgere di malattie cardiovascolari e, più in generale, il fenomeno dell’invecchiamento.

Infine, la mela è un frutto amico dei diabetici grazie alla presenza di pectina, una fibra solubile molto efficace nel controllo dell’insulina. All’abbassamento dell’indice glicemico la mela contribuisce anche con i suoi polifenoli capaci di rallentare la digestione dei carboidrati ricchi di zuccheri frenandone l’assorbimento da parte del sangue. Un’ulteriore spinta a quest’azione anti diabetica è data dagli acidi fenolici della mela – tra i quali spicca l’acido clorogenico, distribuito fra buccia e polpa – che sollecitano il metabolismo nella trasformazione dello zucchero in energia.

ISTRUZIONI PER L’USO
Sia per l’azione che esercita sulla glicemia, sia per le sue proprietà antiossidanti la mela è un frutto ideale da mangiare al pasto. Nel momento in cui il cibo ingerito crea uno stress all’organismo che deve assimilarlo, le proprietà antinfiammatorie della mela sono di grande aiuto. Le fibre della mela rallentano la digestione perciò chi ha problemi di gastrite o intestinali dovrebbe mangiare il frutto all’inizio del pasto, in questo modo abbandonerà lo stomaco nell’arco di pochi minuti senza interferire con i processi digestivi degli altri alimenti a più lunga digestione. Tutti gli altri, invece, dovrebbero consumare una mela a fine pasto approfittando del suo gusto dolce che lancia il segnale di stop a proseguire nel mangiare: al pari di un dessert, ma assai più salutare. Gli antiossidanti fanno sì che la mela diventi scura quando si ammacca o si taglia: si libera un enzima che ossida i polifenoli conferendo il classico colore brunastro. Quando è danneggiata, inoltre, la mela libera un gas, l’etilene, che fa maturare la frutta e può deteriorare quella circostante. Per questo si dice che una mela marcia rovina tutto il cesto ed è meglio controllarle spesso e rimuovere quelle rovinate. Sarebbe utile anche tenerle lontane dalle verdure a foglia. A proposito di conservazione, le mele si mantengono a lungo in frigorifero, anche 6 settimane.

 

FONTE: An Apple a Day: Which Bacteria Do We Eat With Organic and Conventional Apples? Frontiers in Microbiology, 2019; 10 DOI: 10.3389/fmicb.2019.01629