Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Curcuma, l'anticoagulante che non ti aspetti

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Dopo una ferita, il nostro sangue coagula per riparare gradualmente il danno, fino alla completa rimarginazione. Ciò è possibile grazie a una serie di reazioni a cascata nella cui ultima fase entra in gioco il fibrinogeno, una proteina prodotta dal fegato che ha la funzione di coagulante. Ecco perché alti livelli di fibrinogeno nel sangue – se non corrispondono a una fase acuta legata a un trauma o altre necessità specifiche – possono “intasare” la rete arteriosa e sono associate a un maggiore rischio di malattie cardiovascolari come ictus e infarto le quali, lo ricordiamo, rappresentano oggi la principale causa di morte non naturale al mondo. Peraltro, troppo fibrinogeno nel plasma è legato anche ad altre malattie gravi come tumori, diabete e ipertensione. Ed è in questo quadro che si rivela davvero utile la recente scoperta dell’aiuto che potrebbe arrivare dalla curcuma, spezia dorata dalle numerose proprietà, inclusa quella di efficacissimo anticoagulante naturale.

FIBRINOGENO ALTO, PEGGIO DEL COLESTEROLO
Ma compiamo un passo indietro. Pensate che un ampio studio condotto nel Regno Unito su un campione di oltre 3000 pazienti ha rilevato che il fibrinogeno può incidere negativamente sul rischio di malattie cardiovascolari anche più del colesterolo e della proteina C-reattiva due “classici” di un sistema circolatorio intasato. Così, altri studi hanno dimostrato come i livelli di fibrinogeno aumentino naturalmente con l’età – di circa 25mg/dl ogni decennio – e come, in generale, più sono bassi, migliore sia l’aspettativa di vita. Uno studio cinese, ad esempio, ha confrontato la presenza della proteina nel sangue di due ampie famiglie: una caratterizzata dalla longevità dei suoi componenti, l’altra da un’aspettativa di vita molto più bassa. Nella prima i livelli di fibrinogeno erano nettamente inferiori.

POCHI FARMACI, MOLTE CONTROINDICAZIONI
Tutte queste evidenze sono, però, difficili da tradurre in strumenti utili alla prevenzione e la cura delle malattie in questione. Se, infatti, alti livelli di fibrinogeno sono certamente associati a numerosi problemi legati all’invecchiamento o al malfunzionamento del sistema circolatorio, non sono molti i farmaci anticoagulanti capaci di ridurli e, quando presenti, hanno pesanti effetti collaterali. Così, nemmeno i corretti stili di vita sono di grande aiuto. Persino il fumo di sigaretta non è incisivo: fumare aumenta i livelli di fibrinogeno – quindi non iniziare è più che auspicabile – ma smettere non li diminuisce granché.

Una ventina di anni fa, lo scienziato giapponese, Hidetoshi Kawashima, tentò la strada della vitamina K2. Ne somministrò 100 mg al giorno per ogni kg di peso a dei coniglietti affetti da ipercolesterolemia. Ottenne una significativa riduzione del fibrinogeno, senza particolari effetti collaterali. Il problema è che tale terapia tradotta sull’uomo equivarrebbe a somministrare dosi da cavallo di vitamina K2, una terapia difficile da realizzare.

SOLUZIONE SEMPLICE A PROBLEMI COMPLESSI
Cosa fare, dunque? La scienza non si arrende mai e, come spesso accade, la soluzione ai problemi complessi è semplice e a portata di mano, basta saperla vedere. E’ quanto è riuscito a un gruppo di ricercatori spagnoli i quali hanno puntato la loro attenzione sull’antiossidante naturale per eccellenza: la curcuma. Questa spezia potente, dalle innumerevoli proprietà benefiche, è capace di diminuire drasticamente i livelli di lipoproteine ossidate nel sangue. E il fibrinogeno non è altro che una proteina circolante abbastanza densa da coagulare e guarire una ferita, ma anche da intasare le vie sanguigne creando emboli e trombosi.

Ecco perché gli scienziati spagnoli hanno provato a somministrare 20 mg di curcuma al giorno a otto pazienti affetti da angina pectoris, che avevano alti livelli di fibrinogeno nel sangue. Dopo solo 15 giorni il fibrinogeno si è ridotto significativamente senza effetti collaterali. Non solo l’efficacia, dunque, ma anche la sicurezza dell’assunzione di curcuma dovrebbero rendere tale spezia insostituibile sulle nostre tavole anche se non siamo tradizionalmente abituati a consumarla come altre culture, indiane in particolare.

ORO A TAVOLA, COME CONSUMARLO
Ricordiamo sempre come la curcumina, il nutriente essenziale della spezia che le conferisce il nome, per essere pienamente assorbita dall’organismo ed espletare al meglio i suoi effetti deve essere associata a un pizzico di pepe e a un goccio d’olio d’oliva: la peperina e i grassi, infatti, sono due bioattivatori della curcumina capaci di aumentarne la disponibilità anche fino al 2000%. E se volete scoprire le altre, numerose, proprietà salutari della curcuma non perdetevi l’approfondimento dedicato a quest’oro della tavola nella prossima edizione cartacea di PleinAir.

FONTI:

– An hydroalcoholic extract of Curcuma longa lowers the abnormally high falues of human-plasma fibrinogen. Mech Aging Dev, 2000, 114: 207-220.

– Hemostatic factors and the risk of myocardial infarction or sudden death in patients with angina pectoris. N Engl J Med, 1995, 332: 635-641.

– Prognostic influence of increased fibrinogen and C-reactive protein levels in unstable coronary artery disease. Circulation, 1997, 96: 4204-4210.