Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

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L’estate si avvia a conclusione e l’auspicio per tutti è quello di aver avuto tempo e modo di prendere il sole e fare, in vista dell’inverno, un’adeguata scorta di vitamina D, quel prezioso alleato di salute che il nostro corpo produce principalmente attraverso l’esposizione al sole e che è presente solo in minima parte nei cibi. Anche per questo in modelli sociali come il nostro caratterizzati da lavori d’ufficio e, in generale, da uno scarso monte ore trascorso all’aperto, la carenza di vitamina D è diffusa al punto da mettere in discussione le dosi minime attualmente raccomandate. Il dibattito è quanto mai aperto dopo che negli ultimi anni si è prodotta ampia evidenza delle molteplici ulteriori proprietà benefiche della vitamina D, oltre alla nota funzione protettiva delle ossa. Ad esempio, uno studio appena pubblicato dalla facoltà di Medicina dell’Università della California in cooperazione con altre istituzioni ha associato un ampio apporto di vitamina D a una netta riduzione del rischio di contrarre il tumore al seno, in particolare nelle donne in menopausa.

LA VITAMINA D DIFENDE DAL TUMORE AL SENO
Avevano, infatti, un’età media di 63 anni, e non meno di 55 anni, le oltre 5000 donne osservate tra il 2002 e il 2017 nell’ambito di uno studio prospettico e due studi randomizzati (considerati il “gold standard” della ricerca clinica per la valutazione dell’efficacia di un intervento) durati almeno quattro anni ciascuno. All’inizio del periodo di osservazione nessuna donna era affetta da tumore mentre alla fine in 77 di loro si erano ammalate di tumore al seno. I ricercatori hanno isolato anche il dato della concentrazione di vitamina D nel sangue. Dall’incrocio di tutte queste informazioni è stato visto che il rischio di contrarre tumore al seno andava diminuendo man mano che aumentavano le concentrazioni di vitamina D nel sangue. Le donne con almeno 60 nanogrammi per millilitro (ng/ml) di vitamina D nel sangue hanno avuto un rischio di ammalarsi di tumore al seno ridotto dell’ottanta percento, rispetto a quelle con meno di 20ng/ml.

QUANTA VITAMINA D?
Questo risultato è particolarmente significativo se si considera che 20ng/ml di vitamina D è la dose minima raccomandata nel 2010 dall’Institute of Medicine statunitense, preposto a pubblicare raccomandazioni per la salute pubblica basate sull’evidenza. È stato dunque segnato un importante punto a favore di quanti sostengono la necessità di correggere al rialzo queste raccomandazioni: sebbene, infatti, questo solo studio non sia sufficiente ad accertare un rapporto causa effetto tra una carenza di vitamina D e l’insorgere del cancro al seno, incrementarne le dosi appare uno strumento tanto semplice quanto importante per prevenirlo.

Si apre dunque l’ipotesi che dovremmo ridefinire i livelli ideali di vitamina D nel sangue intorno ai 60ng/ml, equivalenti all’assunzione di circa 4000/6000 unità internazionali al giorno, a fronte delle 400 attualmente raccomandate per i bambini di età superiore a un anno, i 600 per gli adulti fino a 70 anni e gli 800 per gli over 70. Al lato opposto il livello giornaliero di assunzione di vitamina D non dovrebbe mai superare le 10000 unità, circa 125 ng/ml: il sovradosaggio può causare ipercalcemia e depositi di calcio nelle arterie e nei reni.

 

NON TEMERE IL SOLE, MA FARNE SCORTA PER L’INVERNO
Per raggiungere le 4000/6000 unità di vitamina D giornaliere un valido aiuto può arrivare dal ricorso ai supplementi, gli alimenti, infatti, non sono sufficienti a garantirne l’apporto. Non dimentichiamo, però, che in estate abbiamo l’opportunità di aumentare le nostre concentrazioni di vitamina D esponendoci ai raggi del sole: solo quelli caldi che alle nostre latitudini raggiungono la crosta terrestre dalle 11.00 alle 3.00 (i raggi UVB) servono a produrla, in assenza di schermatura con creme solari e evitando a tutti i costi le scottature attraverso un’esposizione graduale la cui durata dipende dal fototipo della persona. Perciò non dovremmo temere, ma al contrario cercare l’esposizione diretta al sole per beneficiare non solo della produzione di vitamina D ma anche degli altri innumerevoli effetti benefici del sole (clicca qui per scoprire di più). Sfruttiamo questo scorcio ancora lungo di bella stagione per fare una bella scorta di raggi di sole a scaldare l’inverno che verrà.

Fonte
Breast cancer risk markedly lower with serum 25-hydroxyvitamin D concentrations ≥60 vs <20 ng/ml (150 vs 50 nmol/L): Pooled analysis of two randomized trials and a prospective cohort. PLoS One. 2018 Jun 15.