Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Un comune conservante aumenta il rischio di obesità e diabete

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Oltre 400 milioni di persone al mondo soffrono di diabete, una malattia che secondo le stime arriverà a colpire da qui a 20 anni il 40% della popolazione del globo. Non a caso, insieme all’obesità, è una delle malattie più studiate dalla medicina e tutti i dati raccolti negli ultimi 50 anni evidenziano come dietro il diffondersi di questa epidemia vi siano fattori alimentari, ambientali e comportamentali capaci di influenzare in negativo il nostro metabolismo. Recentissimamente, ad esempio, uno studio dei ricercatori della Harvard T.H. Chan School of Public Health, negli Usa, ha rilevato come il consumo di propionato – un comune conservante – favorisca la produzione di ormoni associati al rischio di diabete e obesità. Anche se il nome non ci è familiare consumiamo con ogni probabilità molto più propionato di quanto pensiamo trattandosi di un acido grasso a catena corta aggiunto al mangime di animali e utilizzato come aroma artificiale e come conservante nei formaggi e nel pane, pan carré, pizza, cracker, biscotti e in altri prodotti da forno e da pasticceria per aumentarne la durata ed evitare che ammuffiscano. Gli additivi alimentari a base di acido proprionico sono indicati in etichetta come E280-283. A tutt’oggi, del resto, il propionato è un additivo considerato sicuro ed è assolutamente legale impiegarlo nel formaggio, nel pane e in altri prodotti da forno industriali: come esso sono molti i composti chimici ai quali siamo esposti continuamente senza che se ne conoscano gli effetti prolungati sul metabolismo.

INTERFERENTE METABOLICO
Ecco che, invece, i risultati appena pubblicati su Science Translational Medicine – frutto di una sperimentazione combinata su topini e uomini – hanno mostrato come il propionato inneschi una serie di reazioni metaboliche che conducono a aumento di peso, iperglicemia, aumento dei livelli di insulina e insulino-resistenza, tutte condizioni che spianano la strada all’arrivo del diabete. Insomma, il propionato agirebbe come un vero interferente metabolico attivando il sistema nervoso simpatico e provocando picchi di ormoni tra i quali la noradrenalina, il glucagone e un ormone recentemente scoperto in grado di aumentare la glicemia: il fatty acid-binding protein 4 o FABP4. Tutti questi ormoni hanno indotto i topini a produrre più glucosio nel fegato scatenando nel tempo le tipiche reazioni del sistema metabolico contro l’eccesso di zuccheri, inclusi l’incremento di peso e l’insulino-resistenza. Ciò si è verificato dopo aver somministrato agli animaletti una dose di propionato equivalente alla quantità comunemente consumata dagli esseri umani.

GLI EFFETTI SULL’UOMO
Per trasferire queste evidenze sugli uomini i ricercatori hanno poi selezionato 14 persone sane: a metà di loro è stato fatto consumare un pasto con aggiunta di un grammo di propionato, all’altra metà è stato invece dato un pasto con placebo. A tutti è stato prelevato un campione di sangue prima del pasto, entro i primi 15 minuti successivi e ogni 30 minuti per le seguenti quattro ore. Dalle analisi del sangue effettuate è emerso che chi aveva consumato l’additivo presentava, dopo aver mangiato, un aumento significativo dei tre ormoni noradrenalina, glucagone e FABP4.

TOSSICO ANCHE PER IL CERVELLO
Questo studio getta un’ulteriore ombra su questo conservante, già accusato in passato di provocare iperattività, irritabilità, irrequietezza, disattenzione e disturbi del sonno – tutti segni di neurotossicità – nei bambini e negli animali.

LA PRUDENZA NON È MAI TROPPA
Al di là dei risultati relativi a questo specifico ingrediente, queste prove scientifiche provenienti da laboratori indipendenti dovrebbe davvero insegnarci a evitare quanto più possibile cibi che si presentano in una versione molto diversa da quella in cui sono stati generati in natura. Per quanto possiamo sentirci sicuri e tutelati da norme e controlli, infatti, siamo talmente esposti ogni giorno a centinaia di sostanze chimiche da non poter pretendere che siano stati tutti approfonditamente studiati. Ecco perché vale più che mai il principio di prudenza il quale, almeno nel caso del cibo, dovrebbe indurci a evitare le insidie che si celano dietro la confezione. Anche quelle che non si vedono e non sono riportate in etichetta.

 

FONTI:
The short-chain fatty acid propionate increases glucagon and FABP4 production, impairing insulin action in mice and humans. Science Translational Medicine, 2019.

Controlled trial of cumulative behavioural effects of a common bread preservative. J Paediatr Child Health, 38, 2002.

Survey of health status and complications among propionic acidemia patients Am J Med Genet, 2012.

The enteric bacterial metabolite propionic acid alters brain and plasma phospholipid molecular species: further development of a rodent model of autism spectrum disorders. J Neuroinflamm, 9, 2012.

Systemic treatment with the enteric bacterial fermentation product, propionic acid, produces both conditioned taste avoidance and conditioned place avoidance in rats. Behav Brain Res, 227, 2012.