Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Te' verde e carote: un possibile aiuto contro l'alzheimer

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L’Alzheimer è un male tragico che affligge milioni di persone – quasi sei solo in America e circa mezzo milione in Italia –e arriva a privarci della nostra memoria, dei ricordi, dell’autonomia. La ricerca lavora incessantemente in cerca di una cura e, nel frattempo, qualunque nuovo passo verso questa direzione rappresenta un piccolo grande traguardo. Come quello appena compiuto dai ricercatori dell’University of Southern California i quali hanno scoperto che l’epigallocatechina-3-gallato (EGCG) e l’acido ferulico (FA), due nutrienti presenti rispettivamente nel tè verde e nella carota, sono in grado di far regredire la demenza dai topolini. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Biological Chemistry e, sebbene non sia scontato che i risultati conseguiti sui topolini siano replicabili nell’uomo, fornisce una novità molto significativa ai fini di individuare una possibile terapia contro il morbo.

TRE MESI DI DIETA “SPECIALE”
In soli tre mesi, infatti, una dieta speciale a base dei due nutrienti in questione – somministrati in dose di 30 milligrammi ciascuno per kg di peso degli animaletti – ha condotto a risultati incoraggianti che suggeriscono dei comportamenti alimentari adottabili nell’immediato per fronteggiare la malattia: i topolini che ne erano affetti sono ritornati a una condizione di normalità al termine del trimestre.

UNA COMBINAZIONE VINCENTE
Gli scienziati hanno diviso 32 topolini malati con sintomi riconducibili a quelli dell’Alzheimer e altrettanti topolini sani in quattro gruppi. A ciascun gruppo è stata somministrata una dieta di tre mesi rispettivamente a base di: 1) una combinazione di EGCG e FA; 2) solo EGCG; 3) solo FA; 4) un placebo.  Prima e dopo l’esperimento le piccole cavie sono state sottoposte a test analoghi a quelli neuropsicologici che vengono eseguiti sugli esseri umani per valutarne eventuali deficit cognitivi.

Per fare un esempio, i topolini sono stati posti in un labirinto a forma di Y che mette alla prova la memoria spaziale dell’animale, la stessa che gli uomini utilizzano quando devono uscire da un edificio nel quale erano precedentemente entrati.  Prima della dieta speciale i topolini sani esploravano le due braccia della Y in cerca di cibo o di una via d’uscita molto frequentemente. I topolini dementi non erano, invece, in grado di farlo. Ma dopo il trattamento i topolini dementi che avevano assunto entrambi i nutrienti hanno ripetuto i vari test e raggiunto punteggi comparabili a quelli degli animali sani. Non così per gli altri gruppi.

EGCG E FA, NEMICI DELLE PLACCHE DEL CERVELLO
Più nel dettaglio i due composti EGCG e FA si sono rivelati capaci di inibire la formazione delle beta amiloide, le placche che si formano nel cervello dei malati di Alzheimer. Inoltre, dopo il trattamento combinato erano diminuiti la neuroinfiammazione, lo stress ossidativo e la neurotossicità i tre elementi tipici della malattia nell’uomo.

Ma chi sono questi due nutrienti, tra i più efficaci in nutraceutica, al pari di un farmaco?

L’epigallocatechina-3-gallato (EGCG) è molto abbondante nelle foglie di tè, in particolare il tè verde ed è noto per la sua efficacia antinfiammatoria e antiossidante. Una volta ingerito l’EGCG è degradato e assorbito dalla flora intestinale e può, così, attraversare la barriera emato-encefalica e ridurre all’interno del cervello il principale costituente delle placche di beta amiloide. L’acido ferulico (FA) è un altro composto derivante dalle piante. Oltre che nelle carote, lo si trova in riso, grano, avena, pomodoro, ananas e arance. Anch’esso ha proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e – una volta assorbito dallo stomaco e metabolizzato dal fegato – penetra la barriera emato-encefalica contribuendo a bloccare la formazione delle placche dell’Alzheimer.

NON C’E’ BACCHETTA MAGICA
Ecco dunque che, ancora una volta, si conferma efficace una terapia combinata che non punti tutto su un’unica carta, ma privilegi un approccio “diversificato”: non esiste, infatti, una bacchetta magica per curare l’Alzheimer. Ma esistono più azioni che possiamo mettere in campo contemporaneamente per prevenirlo, prima ancora che per fermarlo. Mangiare le cose giuste è certamente una (ma non la sola) di queste.

 

Fonte: Combined treatment with the phenolics (−)-epigallocatechin-3-gallate and ferulic acid improves cognition and reduces Alzheimer-like pathology in mice. Journal of Biological Chemistry. 2019 294: 2714