Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Pressione alta e cibo: la lezione della foresta amazzonica

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“È normale: con l’età la pressione si alza sempre un po’”. Quante volte avete sentito, o pronunciato, quest’affermazione? Si tratta di una convinzione particolarmente diffusa che trascura quasi del tutto il ruolo cruciale svolto dall’alimentazione sulla salute del sistema cardiovascolare. È come dire che se a una certa età la nostra pressione arteriosa si stabilizza su livelli più alti, quanto, cosa e come abbiamo mangiato prima di arrivare a quell’età non c’entra nulla! La realtà ci suggerisce un’interpretazione opposta considerando che la tendenza della pressione a salire negli anni è tipica del mondo Occidentale dove prevale il consumo di cibo industriale e trasformato. E dove le malattie cardiovascolari come ictus e infarto rappresentano ancora oggi la prima causa di morte, più dei tumori.

Solo in Italia i malati d’ipertensione sono circa 15 milioni ai quali aggiungere tutti coloro che non sanno nemmeno di esserlo. Zuccheri, sale, grassi “cattivi” presenti nel cibo confezionato sono i principali nemici delle nostre arterie e non possono non incidere, nel lungo periodo, sul loro corretto funzionamento. Partendo da questo presupposto un gruppo di ricercatori Usa ha deciso di cercare la controprova tra gli Yanomami, tribù amazzonica sopravvissuta in isolamento pressoché totale dalla civiltà contemporanea, al confine settentrionale del Brasile con il Venezuela.

CACCIA, AGRICOLTURA E PRESSIONE BASSA
I ricercatori hanno misurato la pressione di 72 Yanomami di età compresa tra uno e 60 anni senza rilevare significativi rialzi nei soggetti più anziani rispetto ai più giovani. Lo stesso test è stato svolto tra gli Yekwana, una tribù limitrofa, ma più esposta all’influenza occidentale, nella cui dieta penetra una certa quota di cibo processato proveniente dal mondo esterno: anche qui, come nei paesi industrializzati, è stata riscontrata la tendenza a un incremento dei valori pressori con l’avanzare dell’età.

Gli Yanomami sono una tribù che vive di caccia e agricoltura in una remota foresta fluviale e la loro dieta è povera di grassi e sale e ricca di frutta e fibra: tutti gli studi condotti dagli anni ’80 sugli adulti Yanomami hanno rilevato la virtuale assenza di arteriosclerosi e obesità e una pressione media arteriosa straordinariamente bassa. Nel caso di quest’ultimo esperimento, ad esempio, la pressione media degli Yanomami è stata 95 mm Hg di massima e 63 mm Hg di minima. Per dare un termine di paragone, la media Usa è, rispettivamente, 122/71 mm Hg.

L’IPERTENSIONE SI PREVIENE SIN DA PICCOLI
L’altro aspetto interessante messo in luce dallo studio è che la pressione arteriosa degli Yanomami si stabilizza in età molto giovane e da allora resta sostanzialmente invariata, almeno fino ai 60 anni. Non così per i “più occidentalizzati” Yekwana tra i quali i più piccoli partono con valori pressoché simili ai loro compagni isolati nella foresta, ma crescendo peggiorano e a dieci anni la loro massima è già in media più alta di 6 mm Hg, fino ad arrivare a 50 anni con 16 mm Hg in più.

Questa differenza riscontrata tra le due tribù secondo i ricercatori confermerebbe come l’aumento della pressione sanguigna che si manifesta a una certa età non compaia dal nulla, ma sia frutto di un processo iniziato molto tempo prima, strettamente legato allo stile di vita e alimentare tenuto sin da bambini.

CIBI AMICI E CIBI NEMICI
Il sale aggiunto agli alimenti prodotti industrialmente, lo zucchero, gli oli vegetali raffinati ad alte temperature, i grassi idrogenati e l’eccesso ponderale sono i fattori più implicati nell’insorgenza di ipertensione. Se vogliamo preservare la salute delle nostre arterie dovremmo pertanto evitare: insaccati, affettati e affumicati; dadi ed estratti di carne; cibi confezionati (ad esempio pizze congelate, zuppe istantanee ecc.); cibi da fast-food; cibi conservati sotto sale, in scatola o salamoia; snack salati come patatine, cracker, grissini, noccioline ecc.; salse come ketchup, maionese e salsa di soia; zucchero, bibite zuccherate, succhi di frutta, merendine, biscotti contenenti zucchero o fruttosio; alimenti contenenti oli vegetali e grassi idrogenati.

Al contempo dovremmo cercare di introdurre ogni giorno: verdure, soprattutto quelle a foglia verde e le rape rosse; noci e altra frutta oleosa; semi di canapa, lino e altri semi; cereali integrali; legumi; frutta, specie melagrana, limoni, pompelmi e arance; yogurt; pesce, meglio se ricco in acidi grassi omega-3 come le alici e le sardine; cioccolato fondente; tè bianco e tè verde; spezie quali aglio, cannella, cardamomo, zenzero. Consigli validi soprattutto per gli adulti in età fertile – futuri genitori – e i bambini, affinché si possa inscrivere nei loro geni un corretto programma di salute.

 

FONTE: Association of Age With Blood Pressure Across the Lifespan in Isolated Yanomami and Yekwana VillagesJAMA Cardiology, 2018.