Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Latticini, quelli interi ci proteggono dalle malattie

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Consumare abitualmente latticini – soprattutto grassi e interi – riduce il rischio di diabete, pressione alta, problemi cardiovascolari e sindrome metabolica. È la conclusione a cui è pervenuto un grande studio internazionale condotto su oltre 190mila persone tra i 35 e i 70 anni e pubblicato su BMJ Open Diabetes Research & Care.

A risultati simili si era arrivati già in precedenza, ma limitando l’analisi ai soli territori europei e nordamericani. Questa volta – grazie al sondaggio di portata globale Prospective Urban Rural Epidemiology (PURE) – il campione è stato esteso a 21 paesi: Argentina, Bangladesh, Brasile, Canada, Cile, Cina, Colombia, India, Iran, Malesia, Palestina, Pakistan, Filippine, Polonia, Sud Africa, Arabia saudita, Svezia, Tanzania, Turchia, Emirati arabi uniti, Zimbawe.

UNA GRANDE MOLE DI DATI
Per nove anni tutti i partecipanti hanno risposto a dettagliati questionari in merito alle loro abitudini alimentari dei 12 mesi precedenti, incluso il consumo di latte, yogurt, bevande a base di yogurt, formaggi e piatti preparati con prodotti caseari. Il tutto tenendo presente la differenza tra cibi grassi e light (ovvero con max 1-2% di grassi). Burro e panna, invece, sono stati considerati a parte poiché totalmente assenti dal tipo di alimentazione di alcuni paesi. A fianco di queste informazioni specifiche ne sono state raccolte altre di natura più generale come peso, circonferenza della vita, fumo, sport. Ancora, per ogni persona sono stati rilevati i cinque fattori che denotano la sindrome metabolica: pressione del sangue superiore a 130/85; circonferenza della vita superiore a 80 cm; bassi livelli di colesterolo “buono”; alti livelli di trigliceridi e di glicemia a digiuno. Poco più di 46mila intervistati presentavano almeno 3 dei cinque fattori di rischio mentre, più in generale, il consumo medio giornaliero di latticini è risultato pari a 179 grammi, con i cibi grassi assunti quasi il doppio, rispetto a quelli light.

DUE PORZIONI AL GIORNO CONTRO LA SINDROME METABOLICA
Incrociando questa mole di dati è stato visto che la presenza di latticini grassi nel piatto, ma non di quelli light, fosse associabile a una minore incidenza di uno o più fattori della sindrome metabolica. Più nel dettaglio, il consumo di almeno due porzioni al giorno di latticini è stato associato a una riduzione del 24% della sindrome metabolica che sale al 28% nel caso di latticini grassi.

E ANCHE CONTRO IPERTENSIONE E DIABETE
Nell’arco dei nove anni di osservazione, poi, più di 13.500 persone sul totale degli intervistati hanno sviluppato ipertensione e più di 5000 il diabete. In entrambi i casi un rischio inferiore dell’’11-12% di ammalarsi è stato riscontrato in coloro che consumavano almeno due porzioni al giorno di latte e suoi derivati, percentuale che saliva al 13-14% in caso di tre porzioni quotidiane. Anche stavolta l’efficacia è stata maggiore per i latticini con più alto contenuto di grassi.

Questi risultati suggeriscono con forza che incrementare il consumo di prodotti caseari grassi può costituire un approccio efficace ed economico (certamente più del ricorso ai farmaci) per ridurre ipertensione, diabete, sindrome metabolica e problemi cardiovascolari.

RIABILITARE I GRASSI
Dopo anni di marketing aggressivo e scorretta informazione, forti anche della letteratura scientifica che si va consolidando in materia, stiamo assistendo a una vera propria “riabilitazione” dei grassi cosiddetti buoni. Questi, infatti, svolgono ruoli importantissimi sia dal punto di vista strutturale che funzionale e privarsene significa rinunciare a uno dei più efficaci scudi protettivi presenti in natura: proteggono, isolano, sono una fondamentale riserva energetica (pensiamo al latte materno), producono calore. Basti pensare a tutti i meccanismi istintivi evolutivi che hanno visto nei millenni l’uomo avvalersi del grasso per difendersi da condizioni avverse quali freddo, carestie, isolamento. Una dieta povera di grassi è anche povera di vitamine liposolubili A, D, E, K (pensiamo ai polifenoli dell’olio di oliva o a quelli del cacao) importantissime per la costruzione e il mantenimento dell’integrità dell’osso, per il corretto funzionamento del sistema immunitario e per proteggerci dai tumori. Last but not least i grassi sono precursori di ormoni e sali biliari e sono costituenti essenziali delle membrane cellulari e del cervello. Se i latticini sono riabilitati, è vero che non sono adatti a tutti: in particolare chi soffre di asma dovrebbe ridurne l’apporto perché aumentano la produzione di secrezioni nell’albero bronchiale. Stesso consiglio – con le dovute eccezioni rappresentate ad esempio da yogurt e ricotta – per chi ha un tumore attivo a causa dell’elevata presenza nel latte di fattori di crescita protumorali come l’IGF-1.

 

FONTE: Association of dairy consumption with metabolic syndrome, hypertension and diabetes in 147 812 individuals from 21 countriesBMJ Open Diabetes Research & Care, 2020; 8 (1): e000826 DOI: 10.1136/bmjdrc-2019-000826

 

Dr.ssa Debora Rasio
Laureata in medicina e chirurgia e specialista in oncologia, direttore del master di II livello in Medicina Integrata presso l’Università Telematica San Raffaele di Roma, autrice del bestseller Mondadori “La Dieta Non Dieta”, Debora Rasio vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute.