Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

La vitamina D migliora le funzioni cognitive negli over 65

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Il decadimento cognitivo lieve è una condizione clinica caratterizzata da sfumate difficoltà in uno o più ambiti di conoscenze acquisite (ad esempio memoria, attenzione, linguaggio), documentata attraverso i test neuropsicologici, che non arriva, però, a compromettere le normali attività quotidiane dell’individuo.

Le persone che ne soffrono potrebbero necessitare di tempi più lunghi, oppure essere meno efficienti o fare più errori rispetto al passato nello svolgere compiti complessi come fare i calcoli matematici, preparare un pasto o fare la spesa.

Il decadimento cognitivo lieve, nel 40 percento circa dei casi, può evolvere in demenza e rappresenta un’importante finestra di opportunità d’intervento per prevenire lo sviluppo di future malattie neurodegenerative.

Numerose evidenze epidemiologiche suggeriscono che una sana alimentazione, il buon riposo notturno, l’attività fisica e l’integrazione di vitamine siano strumenti efficaci di contrasto al deterioramento cognitivo.

Una nuova ricerca conferma risultati precedenti dimostrando la riduzione dello stress ossidativo e un miglioramento della cognizione dopo 12 mesi di semplice integrazione di vitamina D in individui con decadimento cognitivo lieve.

Lo studio è stato condotto su 183 partecipanti affetti da questa condizione e divisi in due gruppi: uno ha assunto 800 UI di vitamina D al giorno per un anno e il resto ha assunto un placebo. Gli autori dello studio hanno valutato la funzione cognitiva dei partecipanti e misurato alcuni biomarcatori chiave, tra cui la lunghezza dei telomeri (un indicatore di protezione dall’invecchiamento) e alcuni indici di stress ossidativo. Dopo 12 mesi, chi ha assunto il supplemento di vitamina D ha ottenuto risultati significativamente migliori nei test di funzione cognitiva, rispetto a chi ha assunto il placebo. L’integrazione a base di vitamina D ha anche aumentato la lunghezza dei telomeri dei partecipanti e ridotto gli indici di stress ossidativo nel sangue.

Questi risultati sono coerenti con studi precedenti che hanno confermato i molteplici effetti protettivi della vitamina D sul cervello, particolarmente nel nascituro e nell’anziano. La dose ottimale di vitamina D è sconosciuta e probabilmente variabile da individuo a individuo.

È lecito ipotizzare che interventi più completi, che abbinino all’integrazione di vitamina D quella di altri nutrienti altrettanto importanti per il cervello – come la vitamina B12, lo zinco, la colina e il DHA – insieme a una dieta anti-infiammatoria, la restaurazione dei ritmi del sonno e l’attività fisica possano raggiungere risultati ancora più incisivi sul miglioramento delle funzioni cognitive.

I risultati di questo studio si aggiungono ai molti ottenuti negli ultimi anni e confermano il ruolo imprescindibile dello stile di vita nel corretto funzionamento del cervello aprendo scenari promettenti sulla possibilità di avviare interventi di sanità pubblica per contrastare la crescente incidenza di malattie neurodegenerative, una piaga tutta moderna a cui nessun farmaco di sintesi è riuscito mai a porre rimedio.

 

Dr.ssa Debora Rasio
Laureata in medicina e chirurgia e specialista in oncologia, direttore del master di II livello in Medicina Integrata presso l’Università Telematica San Raffaele di Roma, autrice del bestseller Mondadori “La Dieta Non Dieta”, Debora Rasio vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute.