Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

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Gli organismi geneticamente modificati (OGM) sono organismi viventi le cui componenti genetiche sono state artificialmente manipolate in laboratorio per ottenere una combinazione instabile di geni di piante, animali, batteri e persino virus, che in natura non sarebbe mai occorsa spontaneamente o per ibridazione naturale.

Il 90% della soia e del mais coltivato negli Stati Uniti è GM e la sperimentazione si è estesa agli animali: è recente la notizia che la FDA americana ha approvato la commercializzazione di un salmone GM.

Il gene inserito nelle sementi conferisce resistenza ad un potente erbicida, il glifosato, in modo che i contadini possano facilmente spruzzarlo sui campi ed eliminare così le erbe infestanti senza danneggiare il raccolto.

Il problema è che, come le leggi naturali vogliono, le erbe infestanti sono diventate progressivamente più resistenti al glifosato, al punto che negli anni si è resa necessaria l’applicazione di dosaggi sempre più elevati di erbicida. Poiché anche questa strategia si sta rivelando insufficiente a controllare la crescita delle erbacce, sulle coltivazioni di soia e mais GM oggi si spruzzano contemporaneamente diversi erbicidi, fra cui il 2,4-D, un componente dell’Agente Arancio utilizzato come defoliante nella guerra del Vietnam.

Un recente studio rivela la presenza di alte dosi di glifosato nel 70% dei campioni di soia GM analizzati. I ricercatori hanno confrontato i residui di pesticidi e diserbanti in 31 campioni di soia coltivati in Iowa (USA), suddividendoli in tre gruppi: soia geneticamente modificata, soia non geneticamente modificata coltivata in modo convenzionale e soia coltivata con il metodo biologico. Nei campioni di soia GM sono stati trovati residui di erbicida Roundup (a base di glifosato) al dosaggio di 9 mg per chilogrammo di prodotto. La stessa Monsanto nel 1999 aveva definito residui di 5.6 mg/kg come “livello estremo di contaminazione”. La soia non GM coltivata convenzionalmente e quella biologica, invece, non contenevano residui.

In Italia i prodotti GM non sono ammessi nei cibi destinati all’uomo se non in concentrazioni inferiori allo 0.9% del prodotto finale, ma passano comunque abbondantemente la frontiera in forma di mangimi per animali.

Preoccupa il fatto che l’87% dei mangimi composti (a base di mais e soia) per animali in Italia è GM. Anche un’eccellenza come quella del Parmigiano Reggiano utilizza sementi GM per i loro animali. E se il consorzio ci rassicura affermando che nel latte con cui si produce il Parmigiano non si rinvengono organismi geneticamente modificati ci premerebbe altrettanto avere conferma dell’assenza nello stesso di residui di erbicidi provenienti dai mangimi dati agli animali.

20160208_raccolta_soia_470Da quando gli organismi GM sono entrati nella nostra agricoltura sono accadute due cose fondamentali che non possiamo più fingere di ignorare:

  • La resistenza agli erbicidi si sta espandendo a macchia d’olio sul territorio inducendo gli agricoltori a utilizzare dosaggi progressivamente crescenti di erbicidi e nuovi incrementi sono previsti nei prossimi anni;
  • L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul cancro (IARC) ha classificato il glifosato, come “probabile cancerogeno per l’uomo” e un secondo erbicida, il 2,4-D, è considerato un “possibile cancerogeno per l’uomo”.

Preoccupa lo studio di Seralini, pubblicato nel 2012 sulla rivista Food and Chemical Toxicology, in cui i topi nutriti con mais GM sviluppano in due anni non solo tumori ma anche danni al fegato e ai reni oltre a mortalità precoce. L’anno successivo lo studio fu ritirato, dopo che la casa editrice aveva assunto per una nuova posizione appena creata come “Associate Editor for Biotechnology”, un tossicologo proveniente dal libro paga della Monsanto. Seralini non solo ha ripubblicato lo studio su un’altra rivista ma ha anche denunciato –e vinto, due cause contro un giornale e un giornalista che avevano tentato di infangare la sua reputazione accusandolo di frode scientifica.

La critica mossa a Seralini era basata sul fatto che per il suo studio aveva utilizzato sottogruppi di 10 topi. Nella sua replica egli sottolinea come lo studio fosse stato condotto con criteri di scientificità migliori di quelli utilizzati dall’industria per dimostrare la sicurezza degli OGM, sulla cui scarsa scientificità si è basata la diffusione di queste sementi in tutto il mondo.

Un secondo studio di Seralini conferma che l’esposizione a lungo termine anche a piccole dosi di Roundup (la formulazione più venduta al mondo di glifosato) causa tumori e disfunzioni epatiche e renali nei ratti. Le dosi utilizzate nello studio erano “ambientalmente rilevanti in termini di esposizione di uomini, animali addomesticati e selvatici” portando gli autori a concludere che le implicazioni per la salute dell’utlizzo di questo diserbante non possono essere sottovalutate.

La lista di studi mostranti gli effetti negativi sulla salute del glifosato va progressivamente allungandosi, e a oggi si contano migliaia di lavori.

Fra i problemi riportati, oltre alle genotossicità e all’aumentato rischio di tumori, vi sono: infertilità, alterazioni della flora batterica intestinale, sviluppo di antibiotico-resistenza, interferenza con le reazioni enzimatiche cellulari.

Quest’aspetto è stato percepito nella sua portata solo di recente: il glifosato, infatti, chela molto tenacemente i minerali in traccia quali manganese, magnesio, zinco, rame, cobalto ecc, cofattori necessari allo svolgimento di moltissime funzioni enzimatiche in microorganismi, piante e animali. Una volta chelati dal glifosato, questi metalli sono indisponibili alle reazioni enzimatiche fisiologiche. Il manganese ad esempio, è necessario per la trasformazione dell’anione superossido, un potente radicale libero, in acqua e ossigeno da parte della superossido dismutasi (SOD), un processo fondamentale per proteggere i mitocondri dal danno ossidativo.

Non solo il glifosato in sé è tossico a livello mitocondriale, ma la combinazione con gli adiuvanti aggiunti nelle formulazioni di pesticidi per permetterne il rapido assorbimento, interferisce con la produzione di energia (ATP) a livello mitocondriale, con conseguenze la cui portata è difficile immaginare, essendo i mitocondri le centrali energetiche su cui poggia il corretto funzionamento cellulare.

Il glifosato, inoltre, inibisce il citocromo P450, una catena di enzimi coinvolta nella detossificazione da sostanze tossiche. La presenza di questo pesticida, quindi, rende gli organismi più suscettibili agli effetti tossici dei numerosi contaminanti presenti nell’ambiente.

Per non parlare degli effetti teratogeni sugli animali: malformazioni in embrioni di rana e di polli esposti al glifosato. Questi dati sperimentali sono tragicamente in linea con quanto registrato in Argentina, dove, nella provincia di Chaco, ampiamente convertita alla coltivazione di soia e riso GM, l’incidenza di tumori nei bambini dal 2000 al 2009 è triplicata e quella di malformazioni è aumentata di 4 volte.

Questi dati sono particolarmente preoccupanti alla luce del fatto che residui di glifosato o dei suoi metaboliti sono stati rinvenuti in più della metà delle acque controllate in Lombardia, l’unica regione italiana a monitorarne i livelli.

Fra l’altro l’EPA (Environmental Protection Agency) statunitense ha recentemente approvato la messa in commercio dell’Enlist Duo, una nuova combinazione di erbicidi comprendente il glifosato e il 2,4-D, formulata per combattere la crescente resistenza al glifosato delle coltivazioni GM. Enlist duo sarà venduto insieme a una nuova specie di semi geneticamente modificati per resistere al glifosato, al 2,4-D e ad altri erbicidi.

La sicurezza di questi prodotti è stata testata solo dalle multinazionali che li producono senza che alcun studio indipendente sia stato finora compiuto. Gli studi delle multinazionali, fra l’altro, sono stati condotti quando ancora non si sapeva nulla degli effetti endocrino-distruttori e genotossici di queste sostanze. Nessuno ha valutato l’impatto su neonati e bambini, né tantomeno le conseguenze ecologiche sugli impollinatori quali le farfalle e le api. Nessuno ha valutato la co-tossicità dei surfactanti e degli adiuvanti aggiunti alle formulazioni di pesticidi che sembrano avere tossicità persino maggiore rispetto al composto puro. Nessuno ha tenuto in considerazione l’effetto a lungo termine sull’ambiente, la perdita della biodiversità, la diminuzione di sostanza organica nel terreno, la desertificazione.

Si sta compiendo un esperimento su larga scala i cui unici beneficiari sono le multinazionali, e le cui vittime sono ancora da contarsi.

Dottoressa Debora Rasio
Nutrizionista presso l’ospedale Sant’Andrea
Università di Roma La Sapienza

Laureata in medicina e chirurgia e specialista in oncologia, Debora Rasio vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute. La Dott.ssa Rasio vanta inoltre collaborazioni con le trasmissioni televisive Uno mattina (RaiUno) e Cose dell’altro Geo (RaiTre), oltre a curare la rubrica settimanale Salute & Benessere su Radio Monte Carlo.

Fonti:

Compositional differences in soybeans on the market: glyphosate accumulates in Roundup Ready GM soybeans. Food Chem. 2014.

GMOsHerbicides, and Public Health. N Engl J Med, 2015.

Long term toxicity of a Roundup herbicide and a Roundup-tolerant genetically modified maize. Food and Chemical Toxicology, 2012.

Republished study: long-term toxicity of a Roundup herbicide and a Roundup-tolerant genetically modified maize. Environmental Sciences Europe, 2014.