Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

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Molte persone con una diagnosi di tumore si sentono dire dal medico che possono mangiare quello che vogliono. Un nuovo studio aggiunge corpo alla lista ormai lunghissima di evidenze scientifiche dimostranti che, in verità, quello che mangiamo può fare la differenza fra salute e malattia.

Ritenuto il principale responsabile dell’attuale pandemia di obesità, lo zucchero torna di nuovo sul banco degli imputati. Questa volta non perché faccia aumentare di peso, ma perché fa lievitare il rischio di tumori mammari e metastasi polmonari.

Partendo dai risultati di studi precedenti che ne associavano il consumo ad un aumentato rischio di sviluppare tumore al seno, al colon e al pancreas, un team di ricercatori del M.D. Anderson Cancer Center dell’Università del Texas ha somministrato a un gruppo di topi geneticamente predisposti a sviluppare tumore al seno, dosaggi equivalenti di amido (il carboidrato presente in pane e pasta), saccarosio (il comune zucchero da tavola) o sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio (usato come dolcificante nelle bibite gassate e in molte merendine). Dopo 6 mesi, il 30% dei topi che avevano mangiato amido ha sviluppato tumori mammari, contro il 50 e il 58% di quelli che avevano assunto zucchero o sciroppo di mais. Anche l’incidenza di metastasi polmonari era nettamente aumentata nei topi nutriti con zucchero.

Amido, saccarosio e sciroppo di mais sono tutti carboidrati, con una differenza sostanziale: il primo è formato da una catena lunga di glucosio che impieghiamo del tempo a scindere ovvero digerire; il secondo è un disaccaride costituito da una molecola di glucosio legata chimicamente ad una di fruttosio, con tempi di digestione più rapidi; l’ultimo -lo sciroppo di mais, è formato da una miscela di glucosio al 45% e fruttosio al 55% in forma libera, ovvero non attaccati fra di loro, che pertanto non necessitano di alcuna digestione e sono rapidamente assorbiti.

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Lo zucchero più problematico è il fruttosio, il quale, diversamente dal glucosio che viene utilizzato da tutte le cellule del corpo, è metabolizzato solo a livello epatico dove, a dosi eccessive, induce stress ossidativo, infiammazione e insulino-resistenza, noti fattori di rischio per lo sviluppo dei tumori.

I ricercatori, in effetti, hanno dimostrato che sebbene tutti gli zuccheri facessero crescere più rapidamente i tumori, il fruttosio contenuto nello zucchero da tavola e nello sciroppo di mais era il più pericoloso, essendo in grado di aumentare maggiormente gli indici di infiammazione associati alla crescita del tumore mammario e allo sviluppo di metastasi polmonari.

Preoccupa il fatto che il dosaggio di zucchero in grado di favorire nei topi  la crescita del tumore, corrisponde a quello assunto giornalmente con una tipica dieta occidentale.   

L’ Organizzazione Mondiale della Sanità ha posto come limite massimo di zuccheri da consumare ogni giorno il 10% del fabbisogno calorico giornaliero, aggiungendo che sarebbe meglio scendere al di sotto del 5% delle calorie quotidiane, corrispondenti a circa 6 cucchiaini di zucchero per le donne e 9 cucchiaini per gli uomini. Per inciso, una lattina di bibita zuccherata contiene 10 cucchiaini di zucchero.

Non rassicura il fatto che in questo esperimento, la somministrazione di zucchero al dosaggio corrispondente al 10% del fabbisogno calorico giornaliero stimolava la crescita del tumore e delle sue metastasi.

Sciroppo di mais
Sciroppo di mais

In natura, glucosio e fruttosio sono sempre associati ai loro antidoti: la fibra, che ne rallenta l’assorbimento, e le vitamine, necessarie per poterli smaltire. Sono proprio questi i nutrienti che l’industria opportunamente rimuove. Lo zucchero e lo sciroppo di mais, per contro, sono aggiunti a sempre più prodotti: lo troviamo, infatti, non solo nei dolci e nei biscotti, ma anche nel pane, nelle fette biscottate, negli yogurt, nelle salse come il Ketchup e in molti alimenti precotti.

Non c’è da stupirsi, quindi, che nel III millennio, malattie croniche non trasmissibili strettamente dipendenti da un’errata alimentazione quali ipertensione, diabete, tumori e malattie neurodegenerative, siano così pervasive.

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Secondo la più ampia revisione mai compiuta di tutti gli studi che hanno analizzato il ruolo di fattori ambientali sullo sviluppo dei tumori, potremmo addirittura prevenire due terzi di tutti i tumori mangiando correttamente, evitando l’inattività fisica e astenendoci dal fumo.

Intanto, mentre aspettiamo che l’industria si adegui alla richiesta sempre più diffusa di cibo sano, faremmo meglio a stare alla larga da tutto quello che i nostri antenati non riconoscerebbero come cibo.

Dottoressa Debora Rasio
Nutrizionista presso l’ospedale Sant’Andrea
Università di Roma La Sapienza

Laureata in medicina e chirurgia e specialista in oncologia, Debora Rasio vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute. La Dott.ssa Rasio vanta inoltre collaborazioni con le trasmissioni televisive Uno mattina (RaiUno) e Cose dell’altro Geo (RaiTre), oltre a curare la rubrica settimanale Salute & Benessere su Radio Monte Carlo.

Fonte

Cancer Res; 76(1); 24–29, 2016.