Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

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L’ipotiroidismo, ovvero il deficit di produzione di ormoni tiroidei e il conseguente rallentamento metabolico, è una patologia piuttosto comune. La dieta sembra giocare un ruolo fondamentale nel delicato equilibrio della ghiandola tiroidea, ne parliamo con la dr.ssa Debora Rasio, dirigente medico presso l’Ospedale Sant’Andrea di Roma che cura per noi la rubrica dedicata all’alimentazione secondo natura.

Le disfunzioni della tiroide nel senso di un’insufficiente produzione di ormoni variano da forme gravi quali il gozzo e il cretinismo, a forme lievi subcliniche, non evidenziabili dai comuni test sul sangue, e quindi spesso non riconosciute. Sono quest’ultime a beneficiare al meglio di una terapia nutrizionale.

Le donne hanno un’incidenza più elevata di disfunzioni tiroidee rispetto agli uomini, essendo sensibili ai profondi cambiamenti ormonali che caratterizzano la gravidanza, l’allattamento e la menopausa e che impattano l’equilibrio tiroideo.

Gli ormoni tiroidei sono coinvolti nel metabolismo dei cibi, nell’utilizzo di energia e nel controllo del peso corporeo. Nell’ipotiroidismo il pedale dell’acceleratore metabolico rallenta, e, conseguentemente, frena anche il funzionamento degli altri organi e apparati, inclusi cervello, cuore, muscoli e sistema digestivo.

Convenzionalmente l’ipotiroidismo si tratta farmacologicamente quando i livelli di TSH nel sangue superano 5. Livelli fra 3 e 5, tuttavia, possono essere associati a ipotiroidismo funzionale e beneficiare di un’appropriata terapia nutrizionale.

Fra i sintomi che possono far sospettare una condizione di ipotiroidismo funzionale vi sono:

  • Stanchezza
  • Sonnolenza prevalente al mattino
  • Perdita della concentrazione e della memoria
  • Depressione di grado lieve
  • Voce rauca
  • Cute, unghie e capelli secchi e fragili
  • Perdita della parte esterna delle sopracciglia
  • Ridotta tolleranza al freddo; mani e piedi freddi
  • Ridotta temperatura corporea (inferiore a 36,2°)
  • Rallentamento della frequenza cardiaca
  • Ritenzione idrica
  • Dolori e crampi muscolari
  • Senso di costrizione alla gola
  • Stipsi
  • Alterazioni del ciclo mestruale
  • Ridotta libido
  • Aumento di peso
  • Aumento dei livelli di colesterolo

Cosa causa l’ipotiroidismo?

Fra le cause più importanti di ipotiroidismo vi è l’esposizione a sostanze tossiche ambientali quali i pesticidi, i derivati del teflon, e le sostanze rilasciate dalla plastica quali gli ftalati, le quali agiscono come “interferenti endocrini” o “perturbatori ormonali”, inibendo il metabolismo e il funzionamento degli ormoni tiroidei.

Un altro fattore importante che interferisce negativamente con il funzionamento della tiroide è lo stress cronico, per l’intima connessione fra gli ormoni dello stress (primo fra tutti il cortisolo) e quelli tiroidei. Maggiore è lo stress a cui siamo soggetti, peggiore il funzionamento della tiroide.

Un’altra importante causa di ipotiroidismo è l’infiammazione cronica. Una delle principali fonti di infiammazione indotta dagli alimenti è il glutine, la proteina presente nei prodotti a base di farina di grano, farro, segale e orzo. Anche prodotti geneticamente modificati come la soia e il mais, presenti fra l’altro in molti alimenti preconfezionati, contenendo antigeni estranei possono attivare in maniera abnorme il sistema immunitario innescando infiammazione.

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Alcuni micronutrienti, se carenti (o talvolta presenti in eccesso), possono causare ipotiroidismo, in particolare:

  • Iodio, necessario per la produzione di ormoni tiroidei. La sua carenza può provocare ingrossamento della tiroide (gozzo), ipotiroidismo e cretinismo (una forma di ritardo mentale che colpisce i bambini sottoposti a carenza di iodio durante la gestazione e il periodo neonatale). L’aggiunta di iodio al sale da cucina ha per l’appunto l’obbiettivo di prevenire il gozzo e il cretinismo endemico. D’altro canto, però, anche l’eccesso di iodio può avere conseguenze negative sul funzionamento della tiroide, causando ipotiroidismo attraverso un meccanismo di feedback negativo che porta allo “spegnimento” della ghiandola per compenso alla sua eccessiva stimolazione. L’eccesso di iodio, inoltre, può indurre ipotiroidismo soprattutto attraverso un meccanismo di attivazione del sistema immunitario che lo porta ad attaccare la ghiandola tiroidea, compromettendone, nel tempo, il funzionamento. Non è un caso che la tiroidite di Hashimoto (un’infiammazione autoimmune della tiroide con progressiva e irreversibile riduzione della produzione di ormoni) sia stata scoperta in Giappone, un paese che ha un altissimo introito di iodio derivato dall’abbondante consumo di alghe. Questo tipo di tiroidite è anche presente nei paesi, come l’Italia, che supplementano di iodio il sale.
  • Selenio. Il selenio è un oligoelemento indispensabile per il buon funzionamento della tiroide. E’ parte di importanti enzimi ad azione antiossidante e antiradicalica come la glutatione perossidasi, in grado di ridurre gli effetti negativi dell’infiammazione, ma soprattutto è un costituente delle desiodasi, enzimi cellulari che attivano la conversione del T4 (tiroxina), un pro-ormone poco attivo, in T3 (triiodiotironina), la forma biologicamente attiva dell’ormone, e della T3 in T2, la forma metabolicamente inattiva. Tale processo avviene in diversi organi, tra cui la stessa tiroide e serve a regolare sia la quantità di ormone tiroideo prodotto dalla tiroide e quindi immesso in circolo sia anche la quantità di ormone intracellulare necessaria di volta in volta ai fabbisogni delle cellule di organi quali cervello, cuore, fegato e reni. Ecco perché possiamo avere sintomi di ipotiroidismo anche quando le analisi risultano nella norma: a mancare non sarebbero in questo caso gli ormoni in circolo ma quelli a livello intracellulare per una scarsa conversione del T4 in T3 ad opera delle desiodasi. Questo meccanismo spiegherebbe perché alcuni individui non riescano a risolvere i sintomi di ipotiroidismo pur correggendo i livelli degli ormoni nel sangue attraverso l’assunzione di levotiroxina.

Il ruolo del selenio nell’equilibrio della funzione tiroidea sembrerebbe davvero importante: studi su animali indicano, infatti, che l’eccessiva assunzione di iodio possa indurre ipotiroidismo solo in presenza di carenza o eccesso di selenio. Ottimizzare i livelli di selenio proteggerebbe da patologie tiroidee autoimmuni aumentando la tolleranza all’eccessiva assunzione di iodio.

Dr.ssa Debora Rasio

Laureata in medicina e chirurgia e specialista in oncologia, direttore del master di II livello in Medicina Integrata presso l’Università Telematica San Raffaele di Roma, autrice del bestseller Mondadori “La Dieta Non Dieta”, Debora Rasio vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute.