Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Il carburante del cervello di cui restiamo spesso a corto

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Al pari degli acidi grassi omega-3, anche la colina è un nutriente cosiddetto “essenziale” che non è, cioè, prodotto dall’organismo in quantità sufficienti alle piene esigenze del corpo, obbligandoci a procurarcelo attraverso il cibo. Presente principalmente in carne, uova e altre fonti animali, la colina svolge un ruolo essenziale nel corpo umano poiché è una delle sostanze che più di altre concorre alla “costruzione del cervello”. Diventa, dunque, imprescindibile, in gravidanza per la salute del feto, ma anche in allattamento e nella fase di crescita dei bimbi, oltre che per la salute generale di chiunque. Eppure, complice anche la grande diffusione di regimi alimentari vegetariani e vegani, la carenza di colina è un fenomeno pressoché generalizzato anche perché l’opinione pubblica è scarsamente informata a livello ufficiale del ruolo chiave svolto da questo nutriente.

POCA COLINA, TANTI PROBLEMI
Da un punto di vista fisiologico la colina svolge una funzione fondamentale durante tutta la vita poiché incide in processi chiave come il metabolismo, la sintesi dei neurotrasmettitori, la formazione della struttura cellulare, la metilazione (processo biochimico che, tra gli altri, ha a che fare con la corretta espressione del DNA).
Poiché la poca “autoproduzione” di colina avviene nel fegato, una sua carenza può compromettere le funzioni epatiche e il metabolismo dei grassi che circolano nel sangue e concorrere al danno cellulare causato dai radicali liberi in eccesso.

IMPRESCINDIBILE IN GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO
Ma è soprattutto durante la gravidanza e l’allattamento che un deficit di colina è collegabile a problemi della funzione cognitiva della prole e potenziali disturbi neurologici. Durante lo sviluppo del feto l’apporto di colina incide sulla struttura del cervello e del midollo spinale influenzando il rischio di disturbi della memoria e il possibile rischio di difetti del tubo neurale. Alcuni studi suggeriscono, ad esempio, che un apporto rafforzato di colina potrebbe migliorare il deficit cognitivo e le disfunzioni neuronali di un feto affetto da sindrome di Down. In tutte le madri che allattano, poi, la concentrazione di colina del latte materno – dipendente dalla dieta – incide direttamente sulle quantità trasferite al bambino, fattore non di poco conto considerando che i piccoli di uomo presentano alla nascita livelli di colina nel sangue anche tre volte superiori a quelli della mamma a significare il grande bisogno di questo nutriente durante le primissime fasi della vita.

POCA INFORMAZIONE: QUANTA E DOVE?
A fronte di tutto questo stupisce che l’apporto di colina non sia ancora indicato a livello universale come essenziale nelle linee guida dell’alimentazione in gravidanza e allattamento. Specularmente, se molti sondaggi alimentari nazionali denunciano una carenza diffusa di colina nella popolazione, soprattutto femminile, in molti altri paesi la sua rilevazione non è nemmeno inclusa nel sondaggio (ad esempio nel Regno unito)! Fortunatamente dal 1998 esistono dei parametri di riferimento (fissati per primi dall’Istituto di Medicina nazionale Usa) che stabiliscono l’apporto minimo di colina in 425 mg giornalieri per le donne e 550mg per gli uomini. In gravidanza e allattamento, però, la quantità quasi raddoppia toccando quota di 930 mg giornalieri.

Le fonti primarie di colina sono carne di manzo, uova, prodotti caseari, pesce e pollo. Molto meno ricchi ne sono le fonti vegetali come noci, fagioli e verdure crucifere (cavoli, broccoli, ecc.). Capiamo, dunque, come sia più alto per vegetariani e vegani il rischio di carenze anche importanti di questo prezioso nutriente, dovuto anche a una scarsa informazione e consapevolezza da parte dei consumatori.  ANTICHE USANZE DA RISPOLVERARE Nell’attesa che gli organismi preposti correggano questo grave vulnus basterebbe rispolverare alcuni antichi saperi popolari che hanno anticipato le scienze ufficiali contribuendo, nel tempo, all’evoluzione della specie. Come quello che vedeva le nostre nonne praticare la saggia abitudine di dare un ovetto fresco al giorno ai bambini “per farli crescere meglio”. O come la vecchia usanza delle donne cinesi di mangiare fino a 10 uova al giorno perdare alla luce bambini sani e “intelligenti”. Per non parlare di Emma Morano, una delle dieci centenarie più longeve al mondo, scomparsa nel 2017 all’età di 117 anni, almeno 80 dei quali trascorsi mangiando tre uova al giorno!

 

FONTE:
Could we be overlooking a potential choline crisis in the United Kingdom? British Medical Journal Nutrition, Prevention & Health, 2019
https://nutrition.bmj.com/content/early/2019/09/03/bmjnph-2019-000037