Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Dal tuorlo d'uovo un alleato contro l'alzheimer

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Proseguiamo il nostro approfondimento sul ruolo che la dieta può svolgere nel contribuire alla salute del cervello e alla prevenzione di varie forme di demenza senile, a partire dall’Alzheimer. In questo processo protagonista assoluta è la colina, un nutriente essenziale chiamato anche vitamina J e a volte accostata alle vitamine del gruppo B in virtù della sua similitudine strutturale, che dobbiamo assumere necessariamente attraverso la dieta perché il nostro organismo non è in grado di sintetizzarla in quantità sufficienti.

A oggi abbiamo numerose evidenze che associano una carenza di colina al maggiore rischio di declino cognitivo legato all’età, laddove livelli adeguati del nutriente sono invece correlati a un cervello in salute e una memoria vispa.

UN NUTRIENTE ESSENZIALE DEL QUALE SIAMO SPESSO CARENTI
Le principali fonti alimentari di colina sono il tuorlo d’uovo, il fegato, la carne, il lievito di birra, i legumi e i cereali integrali. Difficilmente attraverso il cibo ci garantiamo un apporto adeguato del nutriente, soprattutto in questa fase di orientamento generale verso una dieta più vegetariana o vegana: pensate che negli Stati Uniti si calcola che circa il 90% della popolazione presenti un deficit di colina. Un dato particolarmente preoccupante non solo in chiave di prevenzione della demenza senile, ma anche della salute del neonato considerando il ruolo chiave che la colina svolge anche nello sviluppo del cervello del feto. Essa mantiene, infatti, l’integrità strutturale delle cellule ed è utilizzata dal corpo per produrre l’acetilcolina, un neurotrasmettitore cruciale per il funzionamento del sistema nervoso, della memoria breve e a lungo termine, dell’energia mentale.

BENÉFICI DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE
Queste preziose proprietà della colina sono state confermate da un recente studio condotto dall’Università dell’Arizona e pubblicato sulla rivista scientifica “Molecular Psychiatry” del gruppo Nature. I ricercatori hanno integrato con alti dosaggi di colina la dieta di topini con predisposizione a sviluppare sintomi simili all’Alzheimer, durante la gestazione e l’allattamento. I cuccioli, divenuti adulti hanno mostrato un miglioramento dei deficit mnemonici, ma – risultato ancora più sconcertante – anche la loro progenie ha beneficiato indirettamente del trattamento. Sebbene questa seconda generazione non avesse ricevuto alcuna integrazione diretta con colina, ha comunque raccolto i benefici del trattamento dei genitori, mostrando una memoria spaziale migliore. Questi risultati indicano che la colina somministrata in gravidanza e allattamento ha modificato epigeneticamente il DNA dei topini e questi, divenuti adulti, hanno trasmesso le informazioni alla generazione successiva.

DUE AZIONI PROTETTIVE
Ma in che modo la colina agisce così incisivamente sulla salute del cervello, addirittura modificando l’espressione dei geni in modo trasmissibile di generazione in generazione? Gli scienziati hanno osservato due tipi di protezione. In primo luogo riduce i livelli di omocisteina, un amminoacido neurotossico che contribuisce alla formazione delle placche amiloidi tipiche dell’Alzheimer. In secondo luogo contiene l’attivazione della microglia, le cellule infiammatorie del cervello che ripuliscono i detriti e che, se da una parte svolgono un’attività essenziale di protezione, dall’altra lo danneggiano quando si attivano eccessivamente come accade proprio nei cervelli affetti da Alzheimer. La colina, frenando l’infiammazione causata dalla microglia, ha un ruolo protettivo.

UNA POSSIBILE STRADA VERSO LA CURA
Ecco dunque una nuova possibile strada da intraprendere nella cura dell’Alzheimer peraltro semplice, economica e senza particolari effetti collaterali essendo la colina virtualmente atossica. Tanto più se consideriamo che attualmente le dosi raccomandate di colina non vengono aggiornate dagli anni ’70 e sono circa 4,5 volte inferiori a quelle che si presume possano modificare in positivo il DNA e il patrimonio genetico dell’uomo. Una carenza di colina può infatti tradursi in pesanti conseguenze sulla capacità cognitiva che iniziano sin da giovani, ma si manifestano solo in età adulta e avanzata. Per questo sarebbe necessario riscoprire in primis l’uovo, il cui tuorlo è una delle principali fonti di colina presenti in natura, i cereali integrali e gli altri cibi già indicati ricchi di questo nutriente capace di proteggere il cervello lungo tutto l’arco della vita.

 

FONTE: Maternal choline supplementation ameliorates Alzheimer’s disease pathology by reducing brain homocysteine levels across multiple generations. Molecular Psychiatry (2019). https://www.nature.com/articles/s41380-018-0322-z