Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Indice

Proseguono i progressi della ricerca nel collegare il consumo di colina a una possibile terapia contro l’Alzheimer. Non più di qualche settimana fa abbiamo riferito di un importante studio condotto sui topini che aveva associato una dieta ricca di colina al miglioramento dei sintomi dell’Alzheimer, non solo nei consumatori diretti, ma anche nella loro prole. Lo stesso gruppo di ricercatori dell’Università dell’Arizona si è concentrato ora sugli effetti della colina somministrata in età già adulta, invece che fetale. E anche in questo caso i risultati sono stati promettenti in chiave di una possibile terapia basata su questo prezioso nutriente essenziale, che dobbiamo necessariamente attingere dall’alimentazione poiché il nostro organismo non ne autoproduce a sufficienza.

ALTI DOSAGGI DI COLINA MIGLIORANO LA MEMORIA
Dal momento che negli umani l’Alzheimer è più diffuso nella popolazione femminile, lo studio ha preso in esame un campione di topi femmine, predisposte a sviluppare sintomi simil-Alzheimer in età adulta. I risultati hanno mostrato che i topini alimentati con una dieta ad alto dosaggio di colina avevano conservato una migliore memoria spaziale rispetto a quelli alimentati con ordinari dosaggi del nutriente. Le stesse conclusioni, del resto, erano state precedentemente raggiunte da uno studio cinese su topini maschi.

DOPPIA PROTEZIONE DEL CERVELLO
La colina agisce a protezione del cervello dall’Alzheimer in almeno due modi, entrambi esplorati nel nuovo studio che si è basato sull’analisi di tessuto prelevato dall’ippocampo dei topini, la regione cerebrale che gioca un ruolo centrale nell’apprendimento e nel consolidamento della memoria. In primo luogo è stato visto come questo nutriente riduca i livelli di omocisteina, un amminoacido neurotossico che contribuisce alla formazione delle placche beta-amiloide tipiche dell’Alzheimer. In secondo luogo, è diminuita anche l’attivazione delle microglia, cellule specializzate nella rimozione di detriti deleteri dal cervello svolgendo un’attività essenziale per la sua salute. Ma una loro iperattività provoca infiammazione cerebrale e può eventualmente portare alla morte neuronale, compromettendo così la funzione cognitiva. E’ quanto accade proprio nei cervelli affetti da Alzheimer e da altre malattie neurodegenerative. Ma la colina si è dimostrata in grado di spegnere le microglia in tilt suggerendo una sua possibile sperimentazione su una vasta gamma di disturbi, tra i quali lesioni cerebrali traumatiche, sclerosi multipla e morbo di Parkinson.

PROBLEMA GLOBALE
Solo in Italia 1 milione e 200mila persone sono affette da demenza senile, metà delle quali da Alzheimer. Questi ultimi salgono a 6 milioni negli Stati Uniti dove si stima più che raddoppieranno nel giro di quarant’anni, con costi economici, sociali e sanitari enormi, superiori ai 20 trilioni di dollari. Parliamo di un’epidemia globale di cui non si conoscono ancora con esattezza le cause, tantomeno le adeguate terapie e, aspetto quasi più grave, le strategie preventive. Giocare d’anticipo è, infatti, fondamentale poiché tra le poche certezze sull’Alzheimer c’è che provoca danni al cervello molto prima che i sintomi clinici si manifestino. A questo punto è già troppo tardi: la malattia è irreversibile, disorienta, provoca perdita di memoria e di controllo motorio.

SOLUZIONE SEMPLICE
La lotta all’Alzheimer è quindi una delle grandi sfide che la medicina contemporanea è chiamata ad affrontare. Già precedenti ricerche hanno appurato che non vi è un unico fattore scatenante, piuttosto una moltitudine di fattori che si ritiene contribuiscano allo sviluppo della malattia, quali genetica, età e stile di vita.  Altro punto fermo delle conoscenze sull’Alzheimer è che la dieta può avere un effetto significativo nell’aumentare o ridurre il rischio di declino cognitivo. Non è un caso che con il diffondersi di diete vegetariane e vegane iniziano a emergere importanti e sistemiche carenze nutritive nella popolazione. La colina rientra in questo fenomeno sia perché proviene principalmente da fonti animali, sia perché nelle linee guida alimentari ufficiali compaiono dosaggi non aggiornati alla luce del potenziale terapeutico di questo nutriente emerso negli ultimi tempi. Il livello di assunzione di colina attualmente raccomandato per le donne adulte è di 425 mg al giorno e di 550 per gli uomini. Diverse evidenze suggeriscono che questi quantitativi siano inadeguati, soprattutto per le donne, maggiormente esposte ai danni dell’invecchiamento del cervello: l’aggiunta di colina nella dieta per loro potrebbe fare la differenza. Tanto più se si considera che il limite di colina tollerabile senza effetti collaterali è molto più alto dei dosaggi raccomandati: 8,5 volte in più per le donne, 3,6 volte per gli uomini. E che nello studio gli effetti positivi riscontrati si ottengono con dosaggi 4,5 volte superiori ai livelli consigliati, comunque molto al di sotto della soglia di tollerabilità.

LA COLINA NEI CIBI
Ne consegue che la colina non solo è una sostanza efficace nel contrasto al cervello che invecchia, ma anche sicura e altamente disponibile in natura. Le più ricche fonti di colina sono il fegato di pollo (ca 250 mg/100 gr); uova (147 mg per uno), bistecca di manzo (60 mg/100g); cereali integrali (51 mg una fetta da toast); latte (38 mg/220gr); crucifere (cavolfiori, cavoletti d Bruxelles) (32mg/una ciotola). Sono inoltre numerosi ed accessibili gli integratori vitaminici contenenti colina (ad esempio bitartrato di colina e cloruro di colina).

FONTE: Ramon Velazquez, Eric Ferreira, Sara Knowles, Chaya Fux, Alexis Rodin, Wendy Winslow, Salvatore Oddo. Lifelong choline supplementation ameliorates Alzheimer’s disease pathology and associated cognitive deficits by attenuating microglia activation. Aging Cell, 2019; DOI: 10.1111/acel.13037