Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Calcio: buono per le ossa, dannoso per il cuore

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Il calcio è un minerale essenziale per la salute delle ossa, la contrazione muscolare, la trasmissione dell’impulso nervoso e il metabolismo. Le sue concentrazioni nel sangue sono regolate dalla vitamina D, che ne favorisce l’assorbimento attraverso l’intestino e il trasporto all’interno delle cellule. La maggior parte del calcio presente nel corpo è utilizzato per costruire tessuto osseo; a questo scopo esistono enzimi specializzati che legano il calcio nel sangue, lo trasportano alle ossa e lo integrano nella matrice ossea. Le concentrazioni di calcio nel sangue, in effetti, possono aumentare per diverse cause: perché il corpo ne riceve troppo (ad esempio per l’utilizzo di integratori) oppure perché il calcio circolante non è completamente o correttamente utilizzato dalle cellule.

In questi casi il calcio in eccesso può diventare pericoloso perché si lega ad altri minerali e forma dei sali che precipitano nei tessuti molli – un processo chiamato calcificazione dei tessuti. La formazione di calli cutanei e calcoli renali sono esempi di squilibrio nel metabolismo del calcio e calcificazione dei tessuti. È stato anche dimostrato che il grado di calcificazione della ghiandola pineale – fondamentale per il corretto funzionamento del cervello – è più elevato nei pazienti affetti da Alzheimer rispetto agli anziani senza demenza.

Anche le arterie si induriscono a causa dell’accumulo di calcio al loro interno; in questo modo perdono elasticità e non possono espandersi in modo adeguato per fornire più flusso sanguigno e ossigeno quando il corpo ne ha bisogno (ad esempio durante l’attività fisica). La calcificazione delle arterie coronarie è il più importante fattore predittivo di future malattie cardiovascolari, ben più del colesterolo alto. Il 30% delle persone di età superiore a 45 anni ha calcificazione delle coronarie e queste persone sono considerate ad alto rischio cardiovascolare. La calcificazione arteriosa aumenta con l’età ed è un importante segno di diminuzione della salute cardiovascolare (meno energia e resistenza).

Vitamina K2 e calcio: coppia perfetta
Abbiamo visto che il calcio circolante normalmente si lega a un enzima, chiamato osteocalcina, prodotto da alcune cellule dell’osso e riversato nel sangue. L’osteocalcina lega il calcio libero che scorre nel sangue e lo trasporta nell’osso dove viene integrato nella matrice ossea. Questo enzima, però, per funzionare, ha bisogno di essere attivato da una vitamina ancora poco nota: la K2; se la K2 manca, il calcio resta in circolo perché non può essere traghettato a destinazione dall’osteocalcina.

I livelli di osteocalcina attivata nel sangue (ovvero legata alla vitamina K2) assicurano che la quantità massima di calcio disponibile sia utilizzata per la costruzione delle ossa e non vada a depositarsi in giro per il corpo, ad esempio nelle arterie, nel rene o nel cervello. Un dosaggio giornaliero di circa 100 µg di K2 fornisce un’adeguata attivazione dell’osteocalcina. 

La vitamina K2 attiva anche un altro enzima presente in circolo, chiamato Matrix Gla Protein (Proteina Gla della Matrice o MGP), che protegge specificamente il cuore dalla deposizione di calcio nelle arterie. Una volta attivata dalla K2, la MGP lega il calcio in eccesso nel sangue impedendone la deposizione nelle arterie e porta via il calcio già depositato a livello arterioso. La relazione tra vitamina K2, MGP e calcificazione arteriosa è ben stabilita. Numerosi studi dimostrano che bassi livelli di vitamina K2 nel sangue si associano alla presenza di MGP non attivata, deposizione di calcio nelle pareti arteriose e maggiore mortalità per malattie cardiovascolari. Gli studi mostrano anche che l’integrazione di vitamina K2 al dosaggio di 100 µg/die attiva la MGP presente nel sangue.

Per prevenire la calcificazione arteriosa, dunque, è importante garantire al corpo adeguati quantitativi di vitamina K2. Questa vitamina liposolubile è presente nei formaggi fermentati e nel natto (fagioli di soia fermentati) e inverte la calcificazione esistente a livello arterioso ripristinando la flessibilità e l’elasticità dei vasi. Per la salute del cuore e delle ossa è necessario un buon equilibrio tra calcio e vitamina K2: se aumentiamo troppo il calcio (ad esempio assumendo integratori nonostante la dieta contenga già sufficiente calcio) senza aumentare in modo corrispondente l’apporto di K2 il rischio concreto è che il calcio si depositi nelle arterie e il rischio di morire di infarti o ictus aumenti. In effetti gli studi clinici hanno mostrato un aumento della mortalità cardiovascolare in chi fa uso di integratori di calcio. L’assunzione di dosi sufficienti di K2, invece, oltre a garantire resistenza all’osso protegge il sistema circolatorio (e spiega il famoso paradosso francese per cui l’ampio consumo di formaggi – ricchi in vitamina K2 – si associa a un minor rischio di malattie cardiovascolari) dalla deposizione di calcio e riesce anche a “ripulire” le arterie già calcificate grazie all’attivazione di enzimi specializzati nella rimozione del calcio dalle arterie.

 

Una sola nota prudenziale: non è ancora chiaro se e quanto la vitamina K2 possa interferire con l’azione della K1, coinvolta nella coagulazione del sangue; chi facesse uso di farmaci anticoagulanti, pertanto, deve rivolgersi al proprio medico curante prima di considerare un’eventuale integrazione.

 

Dr.ssa Debora Rasio
Laureata in medicina e chirurgia e specialista in oncologia, direttore del master di II livello in Medicina Integrata presso l’Università Telematica San Raffaele di Roma, autrice del bestseller Mondadori “La Dieta Non Dieta”, Debora Rasio vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute.