Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Verdura a foglia verde contro il declino cognitivo

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Lattuga, spinaci, cavoli, verza. La verdura a foglia verde rallenta il declino cognitivo, restituendoci un cervello ringiovanito anche di 11 anni a fronte del consumo di almeno una porzione al giorno. È quanto emerge da uno studio condotto dal Rush University Medical Center di Chicago, pubblicato dalla rivista specializzata Neurology. A simili conclusioni perviene, del resto, un’altra ricerca realizzata dall’Università dell’Illinois che si concentra in particolare sulla luteina della quale sono ricchi cavoli, spinaci ed altri alimenti quali uova e avocado.

CERVELLO PIÙ GIOVANE DI 11 ANNI
I ricercatori dell’Università di Chicago, guidati dalla Dr.sa Martha Clare Morris, hanno preso in esame un ampio campione di 960 persone con un’età media di 81 anni, tutte in buone condizioni di salute e non affette da demenza senile. Queste persone sono state monitorate mediamente 4,7 anni, fino a un massimo di dieci. Nell’arco di questo tempo i partecipanti allo studio hanno dovuto periodicamente rispondere a un questionario relativo alle loro abitudini alimentari con focus sul consumo di cavolo e verza, spinaci, lattuga. In base all’assunzione media giornaliera di questi alimenti sono stati, poi, divisi in cinque gruppi: da coloro che ne mangiavano più di tutti, in media 1,3 porzioni al giorno, a quanti in pratica non ne mangiavano affatto, cioè 0,1 porzioni al giorno. Ogni anno i membri dei vari gruppi sono stati sottoposti a test cognitivi e di memoria. Alla fine della lunga osservazione è risultato che gli anziani abituati a consumare ogni giorno una delle tre verdure presentavano – a parità di età e altri fattori quali consumo di alcol, fumo, pressione sanguigna, ma anche livello d’istruzione – un cervello più giovane di 11 anni rispetto a chi non ne mangiava nulla o pochissima.

Lo studio, come sottolineano gli stessi autori, non è sufficiente a stabilire un rapporto diretto causa – effetto tra il consumo delle verdure in questione e il minore declino cognitivo. Ciononostante dimostra un’associazione tra i due fattori e getta le basi per ulteriori approfondimenti in chiave di prevenzione della demenza senile, un vero e proprio male moderno che affligge milioni di persone

LA LUTEINA, UN ALTRO ALLEATO PER UNA MENTE SANA
Come accennato, spinaci e cavoli sono al centro di un’altra indagine relativa al declino cognitivo condotta dai ricercatori dell’Università dell’Illinois e pubblicata sul giornale “Frontiers in Aging Neuroscience”. In questo caso protagonista della ricerca è la luteina, nutriente fondamentale nella protezione del cervello e della vista che l’uomo non è in grado di autoprodurre e può assumere, dunque, solo alimentandosi di cibi che ne sono ricchi quali spinaci e cavoli, appunto, ma anche avocado e uova.

Il campione di persone preso in esame è formato da 60 adulti di età compresa tra i 25 e i 45 anni diversamente dalla maggioranza degli studi simili che si concentrano, in genere, su soggetti anziani che hanno già attraversato una fase di declino cognitivo. Tale scelta si motiva nel fatto che “è stato dimostrato che il declino cognitivo può iniziare prima del previsto: i primi sintomi si possono registrare persino intorno ai trent’anni” spiega la dottoressa, Anne Walk, prima firma dello studio. “Per questo – prosegue – è interessante capire come la dieta influisca sulla capacità cognitiva nell’arco della vita”. La luteina si accumula nei tessuti del cervello, ma anche negli occhi il che permette di misurarne i livelli attraverso metodi non invasivi.

Tra le persone analizzate è emerso come i partecipanti di mezza età con alti livelli di luteina fornissero risposte neurologiche comparabili, quando non superiori, a quelle dei più giovani che non a quelle dei loro coetanei.

“Se la luteina può proteggere dal declino cognitivo dovremmo incoraggiare le persone a consumare cibi che ne sono ricchi al punto di beneficiarne al massimo”, sottolinea ancora al Dr.sa Walk.

VERDURE E INSALATE, COME NON FARLE MAI MANCARE A TAVOLA
Abbiamo scoperto un’ulteriore ragione tra le innumerevoli che dovrebbero spingerci a non far mancare mai dalla nostra dieta giornaliera un piatto di verdura o una porzione d’insalata. Del resto quelle che spesso consideriamo pietanze “noiose” e poco appetitose sono, in realtà, le più versatili e facili da preparare secondo preferenze, tradizioni e un pizzico di fantasia: ripassata in padella o cruda, la verdura si presta ai più diversi abbinamenti. Il condimento non deve eccedere, ma nemmeno essere del tutto assente: quel goccio d’olio a crudo è spesso il grasso necessario a rendere più assorbibili tanti nutrienti presenti nelle nostre verdure. Cercate di evitare le verdure già imbustate preferendo sempre alimenti freschi: richiedono un po’ più di lavorazione, ma vale la pena alla luce del pieno di nutrienti che ci garantiscono. Anche il cervello – abbiamo visto – ringrazia.

FONTI:

Nutrients and bioactives in green leafy vegetables and cognitive decline. Neurology, 2017

The Role of Retinal Carotenoids and Age on Neuroelectric Indices of Attentional Control among Early to Middle-Aged Adults. Frontiers in Aging Neuroscience, 2017.