Tra Piombino e Castiglione della Pescaia senza trascurare l’entroterra, ecco una proposta di itinerario in camper in Maremma che alterna i tuffi in un mare blu ai tesori d’arte e di storia, le scoperte di archeologia mineraria agli emozionanti paesaggi che dall’alto dei borghi abbracciano la costa e le colline
Indice dell'itinerario

Cosa puoi fare in Maremma a fine estate in camper? Se ti piace il mare, tanti tuffi in un’acqua blu al cospetto di calette che si aprono a poco distanza da piccoli borghi marinari. Se ami l’archeologia puoi addentarti tra le tombe delle necropoli che testimoniano importanti insediamenti etruschi. Per visitare la Maremma in camper, hai a disposizione parcheggi e aree attrezzate sulla costa e a Castagneto Carducci anche un agricampeggio.

Una nuotata per iniziare il viaggio in camper in Maremma

Segui il nostro itinerario in Maremma in camper che parte dalla spiaggia del Parco Costiero della Sterpaia. Una volta lasciato il veicolo all’agricampeggio a una quindicina di chilometri dal centro di Piombino, partiamo per ’esplorare il territorio maremmano a cavallo tra le province di Livorno e Grosseto. Siamo alla guida di un semintegrale a noleggio di generose dimensioni che per qualche giorno ci regalerà un comfort tale da farci scordare la nostra indole di spartane campeggiatrici.

Al ritorno dalla nuotata, una cena a sorpresa offerta dai vicini di piazzola, che avevamo conosciuto in occasione di un raduno qualche anno fa, aggiunge al fascino del viaggio il calore autentico e la spontaneità nelle relazioni della vita di campeggio: anche di questo è fatta una vacanza all’aria aperta!

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Uno scorcio di Castiglione della Pescaia

Foci, cale e borghi marinari

Il nostro ruolino di marcia per visitare la Maremma in camper prende il via da Castiglione della Pescaia, località insignita di numerosi riconoscimenti per l’attenzione alla sostenibilità ambientale e all’accessibilità (qui da ventitré anni, ad esempio, sventola la Bandiera Blu FEE-Foundation for Environmental Education).

Passeggiando nel vecchio borgo, disposto su un promontorio a picco sul mare, si apprezzano le mura, i vicoli assolati, le case ornate di fiori, le botteghe artigiane; vagando in salita si oltrepassa Porta al Castello per raggiungere l’affaccio panoramico da cui si domina il brulicare del porticciolo disteso alla foce del Bruna.

Seguendo con lo sguardo il corso del fiume verso l’interno si può distinguere la Riserva Naturale Diaccia Botrona, un ambiente palustre che testimonia l’antica presenza nel territorio del Lago Prile (o Preglio), prosciugato in seguito alle opere di bonifica avviate dai Lorena nel XIX secolo. In questa area umida, che nell’arco dell’anno accoglie oltre duecento specie avifaunistiche, è presente un sentiero ad anello di quindici chilometri attrezzato con capanni per il birdwatching.

Seguendo vero l’interno la Strada Provinciale delle Padule con un mezz’ora di strada si raggiungono la minuscola cittadella di Vetulonia, con tre piccole aree archeologiche di epoca etrusca, e i borghi collinari di Buriano e Tirli.

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uno scorcio di Castiglione della Pescaia

Cala Violina, una meraviglia a numero chiuso

Procedendo invece lungo la costa in direzione nord, lasciando a sinistra il promontorio di Punta Ala e il suo castello, non ci lasciamo sfuggire l’escursione nelle Bandite di Scarlino verso la spiaggia di Cala Violina, una meraviglia della natura circondata dalla vegetazione e tappezzata da minuscoli granelli di quarzo (mettere in conto otto chilometri fra andata e ritorno).

Attenzione: per tutelarne l’ecosistema gli accessi sono limitati e a pagamento, e occorre munirsi di apposita prenotazione via web. Per la durata della visita si può utilizzare il parcheggio sterrato (anch’esso a pagamento) all’interno della Riserva Naturale delle Bandite di Scarlino; a meno di non puntare verso una delle strutture ricettive all’aria aperta del territorio e raggiungere in bicicletta il punto di partenza del sentiero.

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Il castello di Populonia

Parco Archeologico di Baratti e Populonia

Dal promontorio di Piombino il profilo dell’Elba è uno spettacolo perenne, ma non è il solo: nelle giornate più limpide si riesce a scorgere la sagoma della Corsica. La vista non è l’unico dei sensi a trovare appagamento: qui il bisogno di movimento nella natura e il desiderio di conoscenza s’intrecciano in una sintesi irripetibile. Dopo un tuffo nel mare blu intenso, un giro in mountain bike nel reticolo dei sentieri boscosi verso le rovine del monastero di San Quirico e una camminata lungo la costa battendo l’antica Via dei Cavalleggeri, l’esplorazione del territorio prosegue sulle tracce della civiltà etrusca.

Eccoci all’ingresso del Parco Archeologico di Baratti e Populonia, dedicato all’unica città della Dodecapoli affacciata direttamente sul mare, nota sin dall’antichità per l’intensa attività metallurgica legata alla produzione del ferro

Attenzione: nel periodo estivo a causa della ridotta larghezza della carreggiata la strada di accesso è interdetta ai camper. I veicoli ricreazionali possono sostare nel parcheggio situato alle porte dell’area.

Dopo aver visitato la Necropoli di San Cerbone con le tombe etrusche monumentali databili tra il VII e il V secolo a.C., tra cui la grande Tomba dei Carri, e la Necropoli delle Grotte, con le cave e le tombe a camera etrusche risalenti al IV secolo a.C., si sale fino all’Acropoli, il cuore dell’antica Populonia dove si cammina tra i resti di abitazioni, templi, terme e strade basolate con i resti di minerale e di scorie ferrose che brillano lungo i percorsi. Da qui si dominano il Golfo di Baratti, l’Arcipelago Toscano e l’immensa pianura dell’alta Maremma.

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Panorama verso il Faro della Rocchetta a Piombino

Piombino e l’affaccio sull’Elba

La naturale prosecuzione dell’itinerario è Piombino, sul versante meridionale del promontorio. Il Museo archeologico del Territorio di Populonia, situato nei pressi del centro, è una straordinaria galleria con oltre duemila reperti di varie epoche rinvenute nel corso degli scavi, ma anche recuperate dagli abissi: fra queste spicca la celebre anfora di Baratti, un contenitore d’argento databile al IV secolo e decorato con varie figure di divinità pagane. Finita in mare a causa di un naufragio, fu rinvenuta da un pescatore nel 1968.

Usciti dal museo si può piacevolmente passeggiare per la cittadina: conosciuta come punto di imbarco per l’Elba, può rivelarsi una piacevole sorpresa. Il centro storico conserva le antiche strutture di difesa del Torrione e del Rivellino, un tempo contornate dalle mura progettate da Leonardo da Vinci (un tratto è ancora visibile nella zona di Cittadella). Si cammina tra i vicoli e il porticciolo fino ad affacciarsi su Piazza Bovio e apprezzare anche da qui l’affaccio sull’Elba. Alle sue spalle si trovano la residenza signorile della famiglia Appiani, l’antico Castello e il palazzo comunale, mentre su corso Emanuele III è possibile trattenersi in ristoranti e locali per tutti i gusti.

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tra i vicoli di Campiglia Marittima

Campiglia Marittima, balcone sulla Val di Cornia

Da Piombino a Venturina Terme il viaggio è breve, e all’insegna del benessere: quello offerto dal centro termale dotato di un’ampia e comoda area attrezzata per camper. Ci si può fermare qui, o seguire il richiamo dell’entroterra verso Suvereto, suggestivo paese medievale cinto da mura o ancora proseguire alla volta di Campiglia Marittima, splendido balcone affacciato sulla Val di Cornia e dominato dai resti del castello. La presenza di un parcheggio adatto ai camper alle porte del borgo agevola la visita da parte del viaggiatore itinerante: arrivando in preda ai morsi della fame si può placare l’appetito con una bella fetta di schiaccia campigliese appena sfornata.

Dal trenino minerario si nota Rocca San Silvestro

Parco Archeologico Minerario San Silvestro

Campiglia Marittima è anche la porta d’accesso al Parco Archeologico Minerario San Silvestro, che si estende su un’area collinare di quattrocentocinquanta ettari interessata sin dall’antichità da attività di ricerca ed estrazione di minerali metalliferi quali rame, piombo e argento. Qui coesistono le testimonianze di vari periodi: dalle gallerie scavate in epoca etrusca alla fase medievale rappresentata dalla Rocca di San Silvestro; dal periodo cinquecentesco legato all’impulso della famiglia dei Medici, fino all’età contemporanea conclusasi nel 1976 con la fine delle attività.

Lungo il tragitto che conduce al sito, un parcheggio segnalato sulla destra (con rampa in decisa discesa ma ben percorribile) consente la sosta anche ai camper; da qui con pochi passi si raggiungono la biglietteria e un punto ristoro.

I vagoni di un tempo nella galleria della Miniera del Temperino

Le opportunità di visita offerte dal sito sono tante e ben organizzate. A piedi e in compagnia di guida, muniti di caschetto e torcia ci s’immerge nelle viscere della terra attraverso i cunicoli e le gallerie della Miniera del Temperino, osservando lungo il percorso l’intersezione tra i lavori minerari etruschi e quelli ottocenteschi e novecenteschi. Tornati all’aperto si raggiunge la stazione di partenza del trenino che effettua un tragitto di un chilometro e mezzo all’interno della galleria Lanzi-Temperino.

Anche in questo caso la voce di una guida fornisce informazioni sulle attività di estrazione e sulle testimonianze dei minatori che vi lavorarono nei secoli. Dalla stazione di Valle Lanzi, sul versante opposto, si può raggiungere a piedi l’insediamento di Rocca di San Silvestro, costruito per volere dei conti della Gherardesca sul cocuzzolo di Monte Roncolo per sfruttare i giacimenti presenti nella Valle dei Lanzi e in quella dei Manienti.

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I Fornelli di Monterombolo e il Monte Capanne

Proprio quest’anno è stato inaugurato un nuovo percorso escursionistico che da qui raggiunge i Fornelli di Monterombolo, particolari cave a forma di imbuto risalenti agli anni Sessanta del secolo scorso che sembrano la perfetta scenografia di una rappresentazione dell’Inferno dantesco. Per realizzarle venne scavato un pozzo verticale (chiamato appunto fornello) intercettato sul fondo da una galleria a riscontro dotata di binari che serviva a portare all’esterno il materiale – in prevalenza calcare cristallino – che veniva trasferito allo stabilimento di Piombino mediante una teleferica della lunghezza di sedici chilometri.

Da quassù s’intravedono il profilo del Monte Capanne, la cima più alta dell’isola d’Elba, e più lontano la sagoma di Capraia, mentre in primo piano si distingue la forma allungata del promontorio di Piombino.

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Piazza di Massa Marittima

Massa Marittima: le sorprese dall’entroterra

Più a sud, comprende ben quarantadue geositi – fra cui quello delle Biancane – l’area compresa nel Parco Tecnologico Archeologico delle Colline Metallifere grossetane, uno dei distretti minerari più importanti d’Europa, sfruttato per i metalli di rame, ferro, piombo e argento fin da epoche antichissime e in tempi recenti per l’estrazione di pirite utilizzata per la produzione di acido solforico. Tra i comuni compresi nel parco (sono in tutto sette) rientra il borgo di Massa Marittima, uno dei poli artistici più significativi della Maremma.

La visita non può che prendere il via dalla scenografica piazza centrale, su cui affacciano il Palazzo Vescovile, il Palazzo Comunale con la Torre del Bargello e il Palazzo Pretorio con la facciata adorna di stemmi nobiliari dei podestà, dove trovano sede il Museo Archeologico e l’ufficio turistico. Dalla scala esterna di accesso si ha una bella prospettiva sull’intera piazza e sul suo edificio più imponente che si staglia proprio di fronte: la cattedrale dedicata a San Cerbone, vescovo di Populonia, eretta in forme romanico-pisane. Al suo interno spiccano il Crocifisso di Segna di Bonaventura (XIV secolo), l’arca marmorea di San Cerbone e la vasca rettangolare del battistero in travertino, oltre a varie pale d’altare.

Dopo una tappa presso la sede della Strada del Vino Monteregio di Massa Marittima, situata a pochi passi dalla piazza scendendo una breve scalinata, la passeggiata nel centro storico può proseguire visitando la chiesa duecentesca di San Francesco, quella di Sant’Agostino con il chiostro quattrocentesco e la Torre del Candeliere collegata alla Fortezza Senese con un arco rampante.

Bolgheri

Il viaggio per la Maremma volge al termine ed è tempo di restituire il camper al centro vendita dove l’avevamo noleggiato all’inizio del nostro vagabondare. Ma prima di immetterci sulle corsie della statale a scorrimento veloce imbocchiamo l’Aurelia Vecchia fino al famoso Viale dei Cipressi che collega l’oratorio di San Guido a Bolgheri. La strada fu resa immortale da una celebre ode di Giosuè Carducci, il poeta versiliese insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1906: l’immagine dei “cipressi alti e schietti” disposti “in duplice filar” sarà l’ultima cartolina della nostra breve ma intensa vacanza in uno territori più autentici e singolari di Toscana.

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L’arco del castello di Bolgheri

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