Arrivati in camper a Genova, resistiamo alla tentazione di portarci subito alla futuristica biosfera, che sembra galleggiare di fronte all’acquario, e ci inoltriamo nei caruggi. Questo labirinto urbano è popolato da artisti di strada, vecchiette con le buste della spesa, migranti giunti da chissà dove, turisti, venditori ambulanti e signore che alla luce del giorno praticano il mestiere più antico del mondo in un vicolo. «State tranquilli, potete andare» sentiamo dirci; e quando ci voltiamo scopriamo nel proprietario della voce un distinto professionista in completo grigio con ventiquattrore alla mano. Genova è così: una città di mare, multietnica, piena di forti contraddizioni, dove la povertà vive accanto alla ricchezza. Questa è la chiave del suo fascino.

I vicoli dei marinai
Tale melting pot è figlio di un grande porto di mare, non privo di difficoltà e con problemi di degrado da risolvere, ma attraversato da energie positive che hanno ispirato cantautori del calibro di Fabrizio De André, Bruno Lauzi e Gino Paoli: un patrimonio inestimabile e la leva del rilancio di Genova da un trascorso industriale a un futuro legato al turismo. A lungo abbandonato a sé stesso, il centro storico non ha subito il processo di snaturamento avvenuto in altre città e ha mantenuto vivo il legame con il passato.

A riprova di ciò basti considerare che delle trentanove botteghe storiche certificate – fondate tra il 1650 e il 1937 – ben ventinove sono nei caruggi e rappresentano una consolidata attrattiva turistica. Il fascino del Liberty è ancora presente nell’Antica Barberia Giacalone, attiva dal 1908. Per gli amanti del cacao è da non perdere una visita alla Fabbrica di Cioccolato di Romeo Viganotti, dove l’arredamento del negozio e i macchinari del laboratorio sono gli stessi del 1866, anno della sua fondazione; del 1814 è invece l’Antica Confetteria Pietro Romanengo, un salto nel tempo fra arredi originali immersi nei profumi delle colorate creazioni. Ci sono poi drogherie, farmacie, librerie, osterie e perfino botteghe particolari come l’Antica Polleria di Anna e Sergio Aresu oppure la Tripperia La Casana, dove dal 1890 le frattaglie di bovino sono cotte in pentoloni di rame.

Oltre i Caruggi
A dare vivacità ai caruggi non ci sono solo i negozi storici. Qui si trova di tutto, dai prodotti “made in China” ai pregiati mezzari, un classico della produzione tessile genovese costituito da una stoffa di cotone o di lino riccamente decorata a motivi arborei e floreali. Camminando di vicolo in vicolo si arriva nella famosa Via del Campo cantata da Fabrizio De André, dove si apre la porta dell’emporio-museo Via del Campo 29 Rosso, un luogo frequentato da migliaia di fan che, oltre a una ricca collezione di dischi e cimeli di diversi protagonisti della scuola dei cantautori genovesi, espone perfino le pagelle scolastiche dell’amato Faber.

A interrompere il dedalo dei caruggi è l’ampia piazza dominata dalla maestosa cattedrale di San Lorenzo, iniziata nel 1098 con i proventi derivanti dalle crociate e completata alla fine del XIV secolo, caratterizzata dalla facciata bicroma con due grandi leoni di marmo a far la guardia a tre meravigliosi portali gotici. Tra le numerose opere d’arte custodite spicca la quattrocentesca cappella che conserva le ceneri del patrono della città, San Giovanni Battista, scampate insieme all’intero duomo a una granata inglese che nel 1941 sfondò una parete e penetrò nell’edificio senza esplodere.
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La città dei ricchi
Un luogo scenografico è la Piazza De Ferrari, fulcro della vita sociale ed economica, con la monumentale fontana bronzea del 1936, opera dell’architetto Cesare Crosa di Vergagni, e come cornice alcuni importanti edifici tra cui il Teatro Carlo Felice, il Palazzo Ducale e il Palazzo della Nuova Borsa, eretto in una locale declinazione del Liberty.

Siamo in una città diversa da quella dei caruggi: questo è l’altro volto della città che rappresenta la ricchezza derivata dai suoi scambi commerciali e ha il suo simbolo nei meravigliosi Palazzi dei Rolli, fastose residenze edificate fra il XVI e il XVII secolo – apice del potere economico della Repubblica – e deputate a ospitare le personalità in visita a Genova.
Delle diverse decine di Palazzi dei Rolli, ben quarantadue sono iscritti nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco; i più famosi si trovano in Via Garibaldi (l’antica Strada Nuova) e sono il Palazzo Rosso con le sue bellissime sale affrescate, il Palazzo Bianco che conserva numerose opere d’arte e il violino detto “il cannone” appartenuto a Niccolò Paganini, il Palazzo Nicolosio Lomellino con i suoi splendidi giardini su diversi livelli, il Palazzo Carrega-Cataldi (già Tobia Pallavicini) con la stupenda sala della galleria dorata.

Infine, il sontuoso Palazzo Reale di Via Balbi, uno dei più importanti edifici storici della città, è adibito a polo museale: nelle sue sale dagli arredi originali custodisce una ricca collezione di dipinti seicenteschi di artisti genovesi oltre a opere del Tintoretto, del Guercino e di Antoon Van Dyck. Ad attrarre gran parte dei visitatori, tuttavia, è la Galleria degli Specchi, le cui modeste dimensioni sono amplificate da un sapiente gioco di riflessi.
Il Cimitero Monumentale di Staglieno

Non solo i palazzi testimoniano la prosperità del ceto ricco di Genova. Scrisse Mark Twain: “L’ultima visita fu al camposanto, di cui continuerò a ricordarmi quando mi sarò dimenticato dei palazzi”. Si riferiva al Cimitero Monumentale di Staglieno, definito da Ernest Hemingway una delle meraviglie del mondo.

Progettato nel 1835 dall’architetto Carlo Barabino, è un vero e proprio museo di arte lapidaria in cui sono sepolti padri della patria come Giuseppe Mazzini, Nino Bixio e Ferruccio Parri, ma anche grandi genovesi come Fabrizio De André; rimanendo per una curiosità nel campo della musica, nel 1980 la band inglese Joy Division utilizzò una fotografia della commovente tomba della famiglia Appiani, scolpita intorno al 1910 dall’artista genovese Demetrio Paernio, come immagine di copertina per l’album Closer.

Fra le innumerevoli statue, celeberrima è quella commissionata nel 1881 allo scultore Lorenzo Orengo da Caterina Campodonico, una venditrice di noccioline che investì tutti i risparmi nel suo monumento funebre: ancora in vita poté ammirare la sua effigie stagliarsi in eterno – lei umile donna del popolo – tra i ricchi e i potenti della città. Anche questo è lo spirito di Genova.

Prima di dirigersi verso il Porto Antico è doverosa una visita al genovese più famoso del mondo. A pochi passi dall’imponente Porta Soprana si trova quel che resta della casa natale di Cristoforo Colombo, un piccolo edificio in quello che anticamente era i quartiere dei lanaioli: il padre, Domenico, era uno scardassiere, termine con cui si indicava chi cardava la lana. E a una decina di minuti di cammino troviamo anche il Museo di Storia Naturale Giacomo Doria, fondato nel 1867, che conserva quattro milioni di esemplari provenienti da ogni parte del mondo: collezioni zoologiche di alto valore scientifico e di sicuro interesse per tutta la famiglia.

Un modernissimo porto antico Piazza Caricamento
A dividere la città storica dal suo mare c’è solo la discussa sopraelevata, un’opera certamente non bella ma comodamente ereditata dal rapido sviluppo della motorizzazione di massa. Pochi passi e ci si affaccia sul Porto Antico, per secoli epicentro della potente economia di Genova finché, con la realizzazione del nuovo porto commerciale, il bacino rimase in disuso fino alla sua ristrutturazione, operata con la firma di Renzo Piano in occasione della celebrazione del cinquecentenario della scoperta dell’America.

Oggi il Porto Antico è una splendida terrazza sul mare dotata di moderne strutture per convegni, eventi culturali e ampi spazi per la vita sociale e il passeggio. Diverse sono anche le attrattive turistiche, come il Bigo – l’ascensore panoramico che ruotando a trecento sessanta gradi a quaranta metri d’altezza offre una gran veduta della città e del porto – e la Biosfera, la bolla di vetro al cui interno è ricreato un ambiente tropicale popolato da piante e uccelli variopinti.

Più a settentrione nella baia, al Galata Museo del Mare si percorre la storia della marineria con reperti, ricostruzioni di imbarcazioni, strutture multimediali che affascinano grandi e piccini tra scoperta e divertimento. Interessante e toccante per i risvolti umani la ricostruzione tramite documenti e foto d’epoca del naufragio del transatlantico Andrea Doria a causa dello speronamento del mercantile svedese Stockholm. Divertente e certamente non ordinaria è peraltro la visita all’interno del sottomarino Nazario Sauro, ormeggiato accanto all’edificio del museo.
L’Acquario di Genova

Giungiamo infine all’attrattiva turistica più famosa della città, l’Acquario di Genova, uno dei più grandi d’Europa, che nel 2017 ha compiuto venticinque anni. Ampliato nel 2013 con il nuovo padiglione dei cetacei, conta settanta vasche nelle quali sono ospitati più di quindicimila esemplari di quattrocento specie diverse, un’impressionate biodiversità che permette al visitatore di trovarsi a contatto ravvicinato con delfini, squali, foche, lamantini e perfino di accarezzare le razze in un’apposita esperienza tattile. Non mancano ricostruzioni di fondali del Mediterraneo, di coste rocciose dove si infrangono le onde e di foreste tropicali con i loro abitanti: un vero viaggio nel mondo del mare.

La scoperta della città potrebbe terminare in questo tripudio animato di forme e colori se non mancasse ancora qualcosa, quel simbolo della città che si trova un po’ defilato, dall’altra parte del bacino del Porto Antico. È la Lanterna, che con i suoi settantasette metri di altezza è il faro più alto del Mediterraneo e uno dei più alti al mondo. Dal 1543 questo straordinario monumento sfida il tempo storico e atmosferico proiettando la sua luce per venticinque miglia nautiche sul mare.

A causa degli ingenti tagli economici che hanno interessato le amministrazioni locali, oggi l’icona della città è aperta solo grazie all’impegno dei volontari della Fondazione Mario e Giorgio Labò che gestiscono le visite alla struttura e al bel museo ospitato al suo interno. È difficile trovare una scusa per non salire i centosettantadue gradini che portano alla terrazza di questo grattacielo del Rinascimento, da dove la vista spazia sul Mar Ligure e su Genova, meraviglioso crocevia di commerci e di umanità, una città che nei secoli ha sempre saputo curare le ferite e guardare al futuro. Il nostro augurio è che avvenga, presto e bene, anche oggi.

Dove sostare a Genova in camper
- Area attrezzata Marina Park, Via della Marina, tel. 010 2510378 o 345 3172656.
- Area attrezzata per camper presso il centro vendita Pons, Via Funtanin 1, Genova, tel. 010 3773231 o 010 3991788, www.pons.it.
- Area attrezzata per camper presso la stazione di servizio Eni in Via Molassana 169, Genova.
- Punti sosta camper sono disponibili presso il Park Galata Museo del Mare, Acquario di Genova (Ponte Parodi, tel. 010 2474134), presso il parcheggio di Piazzale Resasco (di fronte al Cimitero Monumentale di Staglieno e presso il parcheggio di Corso Europa (uscita autostradale Genova Nervi lato mare).
Testo e foto di Adriano Savoretti
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