Un viaggio nel tempo per la Magna Grecia che puoi effettuare a tappe col tuo camper: da Cuma ad Agrigento (2ª puntata)
Resti di Pompei con il Vesuvio sullo sfondo
Indice dell'itinerario

Lo senti questo odore pungente di zolfo? Risalendo il Vesuvio col nostro camper si fa sempre più forte dentro le nostre narici. Dopo tanti secoli ancora rimangono le tracce della ꞌGigantomachiaꞌ, la mitica battaglia di cui ti ho già parlato. Le lingue di fuoco e massi che i giganti scagliarono contro gli dei sono ancora qui intorno a noi e il borbottio che senti sono proprio loro, imprigionati sotto la montagna. L’ultima eruzione che hanno causato con i loro lamenti risale a 40mila anni fa ed ha coinvolto tutta la zona dei Campi Flegrei, fino a Villa Literno. Tutto ciò corrisponde infatti a un ꞌsuper vulcanoꞌ, di cui il Vesuvio è solo uno sfiatatoio e anche se a riposo rimane ancora attivo.

Cratere del Vesuvio

L’indovino Tiresia tre le fauci del Vesuvio

Ci siamo, da qui in poi dobbiamo muoverci circospetti. Se mettiamo un piede in fallo rischiamo di sprofondare nell’Ade, le cui porte sono proprie dentro il cratere sommitale del Vesuvio. Qui dimora Tiresia, il veggente cieco di cui nessuno conosce l’origine, neanche lui stesso. Alcuni dicono l’abbia reso non vedente Atena come punizione per averla vista nuda – e ricompensato però con la divinazione-, altri ne fanno risalire l’origine a una disputa tra Zeus e la moglie Era.

Tiresia, infatti, aveva vissuto per molti anni una vita particolare. Passeggiando sul monte Cillene, aveva incontrato due serpenti che si accoppiavano e aveva provato a separarli colpendoli con la forza, al punto da uccidere la femmina. Come punizione per l’atto, Tiresia venne trasformato in donna e ci rimase per sette anni, al termine dei quali riaccadde un fatto simile. Questa volta Tiresia uccise il maschio e per questo tornò uomo.

L'indovino Tiresia che bastona la coppia di serpenti

Un giorno, i due coniugi del monte Olimpo, discutevano su chi tra la donna e l’uomo provasse più piacere: Zeus sosteneva la prima, Era il secondo. Per risolvere la disputa venne chiamato a decidere Tiresia in quanto aveva posseduto entrambi i sessi. Questi rispose che il piacere si componeva in dieci parti e che l’uomo ne poteva provare solo uno, mentre la donna ben nove e quindi era lei a provare più piacere. Sentendosi derubata da un tale segreto, la dea infuriata lo rese cieco, ma a quel punto fu Zeus a ricompensare Tiresia del danno subito donandogli la facoltà di prevedere il futuro.

La profezia del veggente

Ecco l’indovino che ci viene incontro col suo scettro d’oro. Essendo un po’ suscettibile, è meglio non provocarlo. Cercherò di essere celere a farmi dare le indicazioni e poi potremmo abbandonare il Vesuvio e proseguire il nostro viaggio.

«Ben ritrovato, giovane Nessuno.»

«Vecchio Tiresia, è un piacere rincontrarti. Giungo al tuo cospetto per farmi indicare la via smarrita. Una nave mi attende per tornare a casa, ma temo ancora le tempeste.»

«Di Poseidone dici? Il dio del mare non si cura più di te, ha lasciato compito ai due guardiani di indicarti la sfida da superare. Se riuscirai, potrai tornare dalla tua famiglia.»

«Di quale sfida parli? E chi sarebbero i due guardiani?»

«La mia vista è limitata, oltre non posso dirti. Dovrai percorrere la tua strada, ma attento a quello che vedrai perché sotto il velo dell’apparenza si nasconde la verità.»

Immagine di Tiresia, dipinto del pittore svizzero Johann Heinrich Füssli

Pesto: l’antica Poseidonia

Il Vesuvio è alle nostre spalle e di fronte dovresti notare una celebre cittadina. Sì è Pesto, fondata dai coloni di Sibari per avere un proprio porto commerciale sul Tirreno senza bisogno di circumnavigare l’intera Calabria. Siamo poco distanti dal fiume Sele, un tempo navigabile e immerso in una pianura ricca e paludosa. Quel monumentale sacello sotterraneo che vedi lì, racchiuso da un recinto rettangolare e coperto da un tetto a doppio spiovente, per alcuni è un luogo di culto delle ninfe, per altri è un Heroon, un cenotafio dedicato ad Is, mitico fondatore di Sibari, edificato proprio dai profughi Sibariti una volta giunti qui per costruire la colonia.

L'Heroon, il sacello sotterraneo nella città di Paestum

Questa è Pesto, o Poseidonia come la chiamiamo noi, una tra le più ricche città greche in Italia. Se proseguiamo per la via Sacra potremmo lambire i santuari dedicati a Hera e Atena e poi i tre templi dorici, con le loro pietre dorate che si accendono di giorno e si smorzano solo al calare della notte.

Il ꞌtempio di Nettunoꞌ -in realtà consacrato a Zeus- è costruito interamente in travertino e ricorda quello di Olimpia, una delle sette meraviglie del mondo antico. Le colonne imponenti si innalzano in numero di sei sulla facciata e quattordici sui lati lunghi, e quest’ultime sorreggono un poderoso architrave con decorazione a metope e triglifi. Nello spazio interno potrai osservare un pronao, il quale precede la cella della statua del dio divisa in tre navate da un doppio ordine di colonne.

I resti della città di Paestum vista dall'alto con i tre templi in primo piano

«Fra una colonna e l’altra di questo tempio si scorge da un lato il mare verso cui scivola con dolce pendio la collina su cui è costruito, mentre dall’altro lato si scorge il grandioso anfiteatro degli Appennini, montagne di un colore cupo e purpureo con la neve per diadema, attraversate da banchi di nuvole spesse e plumbee.»

Percy Bysshe Shelley, 1819

La tomba del tuffatore

Tra i ricchi corredi funerari spuntano anche splendide ceramiche di produzione campana, opere di artisti rinomati come Assteas, Python e lo sconosciuto ꞌPittore di Afroditeꞌ; ma non solo, anche bronzetti in cui predominano figure allungate, dalle braccia rachitiche, le gambe lunghissime, il corpo filamentoso sormontato da teste spiritate di riccioli, che ricordano le figure delle Gorgoni.

Le decorazioni qui sono libere, e le più celebri sono queste che decorano la cosiddetta ꞌtomba del tuffatoreꞌ. Le quattro lastre che la costituiscono raffigurano i momenti finali di un banchetto, in cui i partecipanti si lasciano andare ai piaceri del vino, dell’erotismo e della musica. La più famosa delle lastre è però la quinta che copre la sepoltura, la quale descrive una figura umana che si tuffa, come fosse un’immersione nell’aldilà dell’Oceano o come il rito finale di passaggio nella nuova dimensione causata dal simposio.

La tomba del tuffatore, immagine dell'uomo che si tuffa tra le acque dell'Ade dipinta sulla lastra sommitale

Dove sono i guardiani?

Girando intorno ai templi e alle strade di Poseidonia, dei guardiani nominati da Tiresia non vi è traccia. Temo che l’indovino abbia perso il senno e non ci sarà nessuno a interrogarci. Non voglio aspettare invano qui, tra le pietre di una città consacrata al dio Poseidone che mi detesta. Proseguiamo verso Taranto, è lì che mi aspetta Taras con la sua nave, nessuno ci ostacolerà.

Fra poco potrò riabbracciare mia moglie.

Testo di Fabrizio Roscini

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Qui trovi la terza tappa del viaggio per la Magna Grecia insieme alla nostra misteriosa guida.

Qui tutte le aree di sosta alle pendici del Vesuvio.

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