Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Un metodo semplice (ed efficace) per eliminare le microplastiche dall'acqua

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La crescente presenza di microplastiche nell’acqua sta diventando una preoccupazione sempre più pressante per la nostra salute. Queste particelle microscopiche, il cui diametro può variare da un millesimo di millimetro a cinque millimetri, possono penetrare facilmente nel nostro corpo attraverso diverse vie: l’aria che respiriamo, il cibo che mangiamo, l’acqua che beviamo. E tra queste, è l’acqua a rappresentare una delle principali fonti d’ingresso attraverso cui queste sostanze nocive raggiungono il nostro organismo. 

Microplastiche, dove si trovano e come arrivano nell’acqua che beviamo

Da qualche anno sappiamo, infatti, che le microplastiche possono finire nell’acqua potabile delle nostre città in molti modi. Ogni volta che laviamo un capo in poliestere o un altro tessuto sintetico, per esempio, questo rilascia piccole particelle che iniziano un viaggio verso l’ignoto. Ma le fonti di microplastiche che finiscono nei fiumi e nei mari sono le più varie: i prodotti per la pulizia e la bellezza, la polvere delle città, l’usura degli pneumatici delle auto, le vernici stradali e quelle di automobili e barche, i pellet di plastica e altri prodotti utilizzati nell’industria tutti insieme si avventurano attraverso scarichi e corsi d’acqua, fino a raggiungere la loro destinazione finale: l’acqua che beviamo ogni giorno. Anche la decomposizione e la frammentazione di oggetti di plastica più grandi produce microplastiche. E sebbene le stazioni di trattamento degli acquedotti siano progettate per rimuovere i contaminanti, non tutte sono attrezzate per filtrare le microplastiche. Ma c’è una buona notizia…

Un gruppo di esperti in ingegneria biomedica e ricerca sulle microplastiche dell’Università di Medicina di Guangzhou e dell’Università di Jinan (Cina), ha scoperto che la semplice bollitura dell’acqua può eliminare tra l’80 e il 90% delle particelle di microplastica. La ricerca è stata pubblicata dalla rivista scientifica Environmental Science & Technology Letters. https://pubs.acs.org/doi/10.1021/acs.estlett.4c00081

Bollire l’acqua la purifica dalle microplastiche  

Nell’esperimento sono stati prelevati campioni di acqua di rubinetto con diverso contenuto di calcio, a cui sono stati aggiunti 3 tipi di particelle: polistirene, polietilene e polipropilene, con una dimensione tra 0,1 e 150 micrometri. L’acqua è stata poi lasciata bollire per 5 minuti e raffreddata. In seguito, i ricercatori hanno misurato il contenuto di plastica, scoprendo che, all’aumentare della temperatura dell’acqua, il carbonato di calcio formava strutture cristalline che incapsulavano le particelle di plastica. L’effetto era maggiore nei campioni di acqua più “dura”, dove la bollitura riusciva a eliminare fino al 90% delle microparticelle presenti. Mentre, nell’acqua dolce, l’ebollizione tratteneva solo il 25% delle microplastiche. Questi “cristalli” di calcio e plastica si depositano come il tipico calcare e a quel punto possono essere rimossi facendo passare l’acqua attraverso una semplice garza filtrante in cotone.


Secondo gli scienziati, l’ebollizione potrebbe essere un metodo economico e rapido per purificare l’acqua potabile, persino migliore di molti costosi sistemi di filtraggio moderni. E l’acqua in bottiglie di plastica? No, non è una soluzione: analisi condotte in vari paesi hanno rivelato che un solo litro di acqua in bottiglia può contenere fino a 370.000 minuscole particelle di plastica, superando di gran lunga i livelli riscontrati nell’acqua del rubinetto che, tra l’altro, è anche ricca di oligoelementi e minerali i quali, agendo come una barriera naturale, limitano l’assorbimento di queste pericolose sostanze.