Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

L’acqua in bottiglia contiene migliaia di nanoplastiche. E non è un bene per il nostro organismo

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Tra le tante scelte quotidiane che compiamo, più o meno consapevolmente, ce n’è una così facile che spesso trascuriamo il suo impatto sulla nostra salute: l’acqua. Ma siamo sicuri che metterla in una bottiglia di plastica sia una buona idea? Uno studio americano pubblicato di recente (http://dx.doi.org/10.1073/pnas.2300582121) getta nuova luce inquietante su ciò che realmente ingeriamo quando beviamo acqua da bottiglie di plastica: fino a migliaia di micro e nanoplastiche per ogni litro.

Acqua contaminata dalla plastica

Premessa necessaria: lo studio si è svolto negli USA e i ricercatori, per correttezza, hanno preferito non divulgare le marche prese in esame. Ma i risultati lasciano pochi dubbi su quanto la plastica possa far bene all’acqua che beviamo: in media, un litro d’acqua contiene circa 240.000 particelle di plastica, di cui il 90% sono classificate come nanoplastiche. Le microplastiche sono frammenti polimerici con dimensioni che possono variare, e tutto ciò che è più piccolo di 1 micrometro è considerato nanoplastica. “Le persone non pensano che la plastica si disperda, ma è così”, spiega l’autrice dello studio, Sherri – Sam – Mason. “Più o meno nello stesso modo in cui perdiamo costantemente le cellule della pelle, la plastica perde piccoli frammenti che si rompono, come quando apri il contenitore di plastica per l’insalata acquistata in negozio o un formaggio avvolto nella plastica”. Da cui il consiglio di bere l’acqua del rubinetto o quella imbottigliata in contenitori di vetro o acciaio inossidabile per ridurre l’esposizione. E limitare anche gli alimenti confezionati in plastica.

La scoperta fa notizia perché è stata resa possibile da una nuova tecnologia in grado di vedere, contare e analizzare per la prima volta la struttura chimica delle nanoparticelle nell’acqua in bottiglia. Questo ha permesso ai ricercatori della Columbia University di scoprire che invece di 300 per litro, come credevano, il numero effettivo di “pezzi” di plastica in tre note marche di acqua vendute negli Stati Uniti è compreso tra 110.000 e 370.000, se non di più. Di queste circa il 90% delle particelle sono nanoplastiche, mentre il resto microplastiche. E questo può essere un problema. 

Nanoplastiche: perché sono pericolose

Dal punto di vista della nostra salute, le nanoplastiche sono una forma di inquinamento che suscita particolare attenzione da alcuni anni. La dimensione ridotta permette loro di penetrare nelle singole cellule e tessuti degli organi vitali, influenzando potenzialmente i processi cellulari e rilasciando sostanze chimiche che possono disturbare il sistema endocrino. Tra queste sostanze troviamo bisfenoli, ftalati, ritardanti di fiamma, composti perfluoroalchilici (PFAS) e metalli pesanti, comunemente utilizzati nella produzione di plastica. Quando le plastiche entrano nel corpo umano, queste sostanze chimiche possono migrare fuori a causa della temperatura corporea superiore a quella ambientale, integrandosi così nel nostro organismo. 

I ricercatori americani sottolineano che queste sostanze possono raggiungere organi cruciali come fegato, reni e cervello, e possono anche attraversare la barriera placentare, influenzando un feto in via di sviluppo. “Si ritiene che le nanoplastiche siano più tossiche poiché le loro dimensioni più piccole le rendono molto più suscettibili, rispetto alle microplastiche, di entrare nel corpo umano”, commentano.

Ora i ricercatori dovranno capire l’eventuale nocività delle micro e nanoplastiche per l’organismo. Fino ad oggi la comprensione dell’impatto dei polimeri sulla salute umana è stata limitata dalla difficoltà di rilevare particelle di questa scala. Tuttavia, le nuove tecniche di analisi aprono la strada a una maggiore comprensione di questi potenziali impatti. E forse presto potremo sapere cosa succede una volta che i polimeri plastici e le sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino entrano nelle cellule del corpo. Gli invasori rimangono, provocando il caos interrompendo o danneggiando i processi cellulari, oppure il corpo riesce a cacciarli via?

Cosa fare per bere acqua non contaminata?

Nell’attesa che la scienza fornisca una risposta a queste domande, il consiglio è quello di ridurre l’esposizione alla plastica, attraverso scelte consapevoli nel consumo di acqua e alimenti. È meglio orientarsi verso l’acqua del rubinetto, che in Italia è sicura e pulita, utilizzando contenitori riutilizzabili in materiali come vetro o acciaio inossidabile. Per migliorarne qualità e sapore, l’acqua corrente può essere sottoposta a semplici trattamenti casalinghi come l’esposizione alla luce solare per qualche ora (i fotoni del sole la “strutturano” e favoriscono la dispersione del cloro) o la bollitura per qualche minuto, che aiuta a ridurre cloro e altri residui indesiderati. 

Anche per gli alimenti, prediligere prodotti freschi e non confezionati in plastica può limitare significativamente l’ingestione di microparticelle dannose. Piccole accortezze quotidiane che, nell’incertezza sugli effetti delle plastiche sugli esseri umani, contribuiscono a una dieta più genuina e a uno stile di vita maggiormente rispettoso dell’ambiente e della salute.

Per saperne di più:

Rapid single-particle chemical imaging of nanoplastics by SRS microscopy http://dx.doi.org/10.1073/pnas.2300582121

Effect of Sunlight on Liquid Structure of Water. https://iopscience.iop.org/article/10.1143/JJAP.46.333/pdf

Changing on the Concentrations of Neonicotinoids in Rice and Drinking Water through Heat Treatment Process. https://doi.org/10.3390/molecules28104194