Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

La colina di uova e carne riduce il rischio di Alzheimer

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È tra le sostanze che più di tutte contribuisce alla “costruzione del cervello” o, specularmente, alla sua distruzione quando è carente. Parliamo della colina, nutriente essenziale presente principalmente in carne, uova, pesce e cereali integrali e che un’ampia letteratura associa a una condizione di salute cerebrale e una mente vispa e vivace nel tempo. In questo contesto, un recente studio statunitense ha potuto mettere in correlazione una dieta povera di colina e un maggior rischio di contrarre l’Alzheimer. Nonostante i sei milioni di malati nei soli Stati uniti (1,2 mln in Italia) questa forma di grave demenza senile resta, infatti, ancora senza cura e l’alimentazione si sta rivelando sempre più una strada da battere per contribuire a trovarla.

COLINA E CERVELLO

Una delle sostanze più preziose che il cibo ci offre è la colina, un nutriente detto ‘essenziale’ perché il nostro organismo non è in grado di autoprodurne abbastanza da coprirne il fabbisogno e deve necessariamente attingerlo da fonti esterne. La colina incide in processi chiave come il metabolismo, la sintesi dei neurotrasmettitori, la formazione delle membrane cellulari, la metilazione (processo biochimico che, tra gli altri, ha a che fare con l’espressione del DNA). Con specifico riferimento all’Alzheimer la colina riduce i livelli di omocisteina, un amminoacido neurotossico che contribuisce alla formazione delle placche beta-amiloide tipiche della malattia. Ancora, supporta la produzione di acetilcolina, un neurotrasmettitore coinvolto nella neurogenesi, nella formazione delle sinapsi, nell’apprendimento e nella memoria. 

LO STUDIO: SETTE MESI DI COLINA

Partendo da questi presupposti gli scienziati hanno nutrito due gruppi di topini predisposti all’Alzheimer, rispettivamente con una dieta povera e una ricca di colina, per un periodo di sette mesi che andava dalla mezza età a quella anziana degli animaletti. Prima e dopo l’esperimento sono stati sottoposti a test motori e cognitivi e i loro organi, incluso il cervello, sono stati analizzati. 

Dal confronto dei dati è emerso che i topini alimentati con una dieta povera di colina presentavano, rispetto agli altri, livelli superiori di beta-amiloide e tau, le due proteine più indicative della presenza di Alzheimer. Ancora, il gruppo a scarsa colina aveva guadagnato peso, mostrato segni di squilibri metabolici, danni al fegato e al cuore. Così, anche nei test motori e cognitivi i topini con dieta povera in colina avevano ottenuto risultati più scarsi. 

CARENZE NUTRITIVE SISTEMICHE

In questo quadro comprendiamo meglio la gravità di carenze nutritive sempre più sistemiche nella popolazione, complice anche il diffondersi di diete a basso apporto di grassi, uova e carne. La colina rientra in questo fenomeno sia perché proviene principalmente da fonti animali, sia perché nelle linee guida alimentari ufficiali compaiono dosaggi non aggiornati alla luce del suo potenziale terapeutico. Il dosaggio di colina attualmente raccomandato per le donne adulte è di 425 mg al giorno e di 550 per gli uomini. Diverse evidenze suggeriscono che questi quantitativi siano inadeguati, soprattutto per le donne, maggiormente esposte ai danni dell’invecchiamento del cervello: per loro l’apporto più indicato di colina dovrebbe essere almeno doppio: di 900 mg al giorno. Senza contare che la carenza di colina in gravidanza si associa a incompleto sviluppo nel nascituro dell’ippocampo, la regione del cervello coinvolta nell’apprendimento e nella memoria. Tanto più se si considera che il limite di colina tollerabile senza effetti collaterali è molto più alto dei dosaggi raccomandati: 8,5 volte in più per le donne, 3,6 volte per gli uomini. 

COLINA, FACILE TROVARLA A TAVOLA

Ricordiamo che la colina è un nutriente altamente disponibile in natura e ne sono ricchi: fegato di pollo (ca 250 mg/100 gr); uova (147 mg per uno), manzo (100 mg/100g); orzo (120 mg/100 g); segale (67 mg/100 gr); crucifere (cavolfiori, cavoletti di Bruxelles) (32mg/una ciotola). Sono, inoltre numerosi ed accessibili gli integratori vitaminici contenenti colina. 

Dr.ssa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute.

FONTE: Dietary choline intake is necessary to prevent systems-wide organ pathology and reduce Alzheimer’s disease hallmarks

Nikhil Dave, Jessica M. Judd, Annika Decker, et al.  Aging Cell. 2023;22:e13775.

https://doi.org/10.1111/acel.13775