Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

cervello sistema nervoso

Dimagrire può ringiovanire il cervello: il filo sottile che lega il peso alla salute cerebrale

Indice

L’obesità e il sovrappeso sono sempre più un problema di sanità pubblica perché aumentano il rischio di molte malattie tra cui tumori, diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e malattie respiratorie croniche. Purtroppo, gli effetti negativi dell’obesità colpiscono anche il sistema nervoso centrale. Diverse ricerche di neuroimaging, infatti, hanno mostrato che il cervello delle persone in sovrappeso mostra spesso un invecchiamento più rapido, rispetto a quello di chi è normopeso. 

L’eccesso ponderale può influire negativamente sulla salute del cervello in molto modi, ad esempio: 

  • promuovendo lo stress ossidativo e l’infiammazione, due fattori che danneggiano precocemente i neuroni; 
  • alterando l’equilibrio di ormoni, come l’insulina e la leptina, cruciali per il corretto funzionamento dei neuroni;
  • inducendo insulino-resistenza e diabete, due condizioni che interferiscono con l’ingresso di glucosio, vitamina C, carnitina e vitamine del gruppo B nelle cellule, le quali, trovandosi in deficit energetico, non riescono a svolgere in modo ottimale le loro funzioni;
  • favorendo lo sviluppo di aterosclerosi e disfunzione vascolare, condizioni che compromettono l’afflusso di ossigeno e nutrienti alle cellule cerebrali e interferiscono negativamente sulle funzioni cognitive.

Se sovrappeso e obesità possono rappresentare un rischio per la salute del cervello, non è ancora chiaro quanto la perdita di peso possa effettivamente correggere tali squilibri e invertire il processo d’invecchiamento cerebrale. Proprio questo è stato l’oggetto di una recente indagine da parte di ricercatori israeliani che hanno analizzato se e quanto un miglioramento dello stile di vita e la perdita di peso possano influire sul processo di invecchiamento cerebrale. 

LO STUDIO

La ricerca, guidata da Gidon Levakov dell’Università del Negev (Israele), ha arruolato un campione di 102 persone che, per 18 mesi, hanno partecipato a un programma mirato a migliorare la dieta e promuovere la perdita di peso. Sia all’inizio che alla fine della sperimentazione i partecipanti sono stati sottoposti a risonanze magnetiche per calcolare la loro “età cerebrale”, ovvero lo stato di invecchiamento del cervello indipendentemente dall’età cronologica, e per monitorarne i cambiamenti nel corso dello studio. Sono inoltre state effettuate misurazioni e test aggiuntivi per comprendere come l’obesità influisca anche su altri parametri, tra cui l’accumulo di grasso nel fegato.

NOVE MESI PIÙ GIOVANI

Dai risultati è emerso che anche una piccola riduzione del peso corporeo può indurre effetti sorprendenti sul ringiovanimento del cervello. In pratica, una perdita pari all’1% del peso corporeo ha ritardato il processo di invecchiamento cerebrale dei partecipanti di ben 9 mesi, rispetto a coloro che non hanno perso peso. La perdita di peso ha migliorato anche la salute del fegato e ridotto significativamente il grasso epatico, viscerale e sottocutaneo. Tutti questi fattori riflettono un miglioramento dell’insulino-resistenza, un fattore di rischio per tutte le malattie croniche, incluso l’Alzheimer.

Un altro dato significativo evidenziato dalla ricerca è che, analizzando le abitudini alimentari dei partecipanti, gli studiosi hanno riscontrato che coloro che assumevano una maggiore quantità di alimenti processati, dolci e bevande zuccherate mostravano un processo di invecchiamento cerebrale accelerato rispetto a chi consumava cibi più sani -un’ulteriore conferma, se ve ne fosse ancora bisogno, dell’impatto negativo sulla salute globale della sempre maggiore diffusione di cibi trasformati industrialmente.

L’OBESITÀ E LE MALATTIE CRONICHE SONO IN COSTANTE AUMENTO

È cosa nota che uno stile di vita più sano favorisca il benessere e la salute di ognuno di noi, ma questo studio aggiunge un tassello cruciale, dimostrando che anche una piccola perdita di peso, in chi è in sovrappeso o obeso, possa avere effetti rapidi e misurabili nel contrastare l’invecchiamento del cervello. 

In un mondo in cui l’obesità è in costante aumento (solo in Europa, secondo i dati dell’Oms, il 59% degli adulti europei e quasi 1 bambino su 3 è in sovrappeso oppure obeso) e l’Alzheimer una piaga sempre più diffusa e incontenibile, riconoscere l’importanza anche di piccoli cambiamenti nello stile di vita può avere un impatto significativo sulla salute, pubblica e individuale. 

Dr.ssa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute


FONTE: Gidon Levakov, Alon Kaplan, Anat Yaskolka Meir, et al. (2023) The effect of weight loss following 18 months of lifestyle intervention on brain age assessed with resting-state functional connectivity. eLife12:e83604. https://doi.org/10.7554/eLife.83604