Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Digiuno: i benefici per la salute si vedono dopo il terzo giorno

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Il digiuno, l’astensione volontaria dal cibo per un determinato periodo di tempo, è una pratica millenaria, adottata in molte civiltà e tradizioni per motivi religiosi, culturali e di salute. Sappiamo, per esempio, che veniva utilizzato in passato per trattare condizioni come l’epilessia e l’artrite reumatoide, mentre diversi studi suggeriscono che alcune forme di alimentazione a tempo limitato (o digiuno intermittente) possano prevenire e curare l’obesità, le malattie cardiometaboliche e neurodegenerative. Ma il fatto che ancora poco si sappia sulle risposte sistemiche del corpo umano a periodi prolungati di digiuno e sui potenziali impatti sulla salute, benefici o avversi, fa sì che il digiuno sia ancora spesso percepito negativamente. Dunque ben vengano studi come quello pubblicato alcuni giorni fa da Nature (https://www.nature.com/articles/s42255-024-01008-9), che ha messo in luce alcuni inediti benefici del digiuno. 

Digiuno e cambiamenti nel corpo

Un gruppo di ricercatori del Precision Healthcare University Research Institute (PHURI) della Queen Mary University di Londra e della Norwegian School of Sports Sciences ha seguito 12 volontari sani (7 uomini e 5 donne), prima, durante e dopo una settimana con restrizione calorica assoluta scoprendo che, dopo circa 3 giorni di digiuno, si potevano osservare cambiamenti significativi in un terzo delle proteine circolanti nel sangue, provenienti da organi vitali come cervello, fegato e muscoli. Utilizzando tecniche proteogenomiche, i ricercatori hanno valutato gli effetti sulla salute di ben 212 molecole proteiche che cambiano consistentemente a causa del digiuno, scoprendo, tra le altre cose, i potenziali benefici contro l’artrite reumatoide della proteina SWAP70 (essenziale per la fagocitosi, il processo attraverso cui le cellule del sistema immunitario ripuliscono l’organismo da batteri, virus e detriti cellulari) e del gene ipossia-upregolato-1 (HYOU1) contro le malattie cardiovascolari.

Tuttavia, i cambiamenti rilevanti nel proteoma non si sono manifestati subito. Inizialmente, il corpo è semplicemente passato a utilizzare i grassi al posto del glucosio come fonte energetica, con corrispondenti variazioni dei livelli ematici di glucosio, acidi grassi e corpi chetonici per soddisfare il fabbisogno energetico. Ma superata la soglia dei 3 giorni, la risposta sistemica al digiuno prolungato ha coinvolto numerosi processi come le vie di IGF, citochine, metabolismo di lipoproteine e proteine.

È importante sottolineare che le variazioni delle proteine osservate durante il digiuno non erano semplicemente legate alla perdita di peso di 5,7 kg, verificatasi durante il digiuno. Ma indicavano conseguenze ben più profonde dell’astinenza protratta di cibo, diverse da quelle di un digiuno di breve durata. Tra le proteine più influenzate dal digiuno vi erano, per esempio, SFTPD e IL7R, entrambe con ruoli cruciali nel sistema immunitario e implicate nelle complicanze gravi del COVID-19. Ciò suggerisce che un digiuno prolungato possa avere effetti sistemici in grado di modulare il sistema immunitario e potenzialmente contrastare malattie ad esso correlate.

Il digiuno è per tutti?

Sebbene nelle interviste i partecipanti non abbiano riportato effetti collaterali rilevanti durante lo studio, è bene tenere a mente che il digiuno non è praticabile da tutti, soprattutto in presenza di problematiche di salute. Ma lo studio di Nature è importante perché, attraverso la comprensione approfondita degli effetti del digiuno, si apre la via verso la creazione di trattamenti alternativi che potrebbero essere utili a tutti, anche a coloro che non possono affrontare periodi prolungati di restrizione calorica. E, soprattutto a sfatare un bel po’ luoghi comuni su una pratica antica, ma ancora avvolta da pregiudizi e false credenze.

Pietzner, M., Uluvar, B., Kolnes, K.J., et al. (2024). Systemic proteome adaptions to 7-day complete caloric restriction in humans. Nature Metabolism. doi:10.1038/s42255-024-01008-9.