Siamo andati a vedere i luoghi della serie tv che ha consacrato Luca Zingaretti al grande pubblico. E abbiamo scoperto che Vigata, la città dove partono le indagini del commissario Montalbano non è una ma un insieme di scorci delle più belle città della Val di Noto, nella zona sud orientale della Sicilia.
La Vigata di Camilleri
“L’intera Sicilia è una dimensione fantastica. Come si fa a viverci senza immaginazione?”, scriveva Leonardo Sciascia. Deve aver pensato la stessa cosa Andrea Camilleri quando ha costruito la saga di personaggi del commissario Montalbano. Nei romanzi gialli che hanno ispirato la fortunata serie tv di Rai Uno i luoghi sono immaginari, a cominciare da Vigata, dove ha sede il commissariato e si svolgono le indagini. Nel raccontarla lo scrittore si è ispirato a Porto Empedocle, un luogo aperto e accogliente: la città dove nacque e trascorse l’infanzia e l’adolescenza.

Già dalle prime immagini della serie lo spettatore sorvola dall’alto il porto dell’antica Girgenti prima di addentrarsi tra palazzi nobiliari, case di campagna, calette e rocce a strapiombo. Vigata non è un unico luogo ma un insieme di città del Ragusano che distano una manciata di chilometri l’una dall’altra, scelte per la scenografica magnificenza del barocco siciliano che qui trova la sua espressione migliore.
Salvo come Pepe Carvalho?
Sapevi che Camilleri ha pensato al regista Pietro Germi quando ha disegnato il protagonista delle storie de Il commissario Montalbano? Basta percorrere Via Roma a Porto Empedocle e imbattersi nella statua realizzata dallo scultore Giuseppe Agnello per accorgersi che il Salvo riprodotto in bronzo non assomiglia affatto all’attore Zingaretti.
Chi ha letto i racconti dello scrittore spagnolo Manuel Vázquez Montalbán potrebbe riconoscere in Salvo l’investigatore Pepe Carvalho che ama la buona cucina, le buone letture e usa modi non convenzionali nel risolvere i casi. In suo onore Camilleri chiamò il protagonista Montalbano.

Scicli, naturalmente barocca
L’itinerario non può che partire da Scicli, la Vigata televisiva. Elegante in pianura con i palazzi abbelliti da mensole e mascheroni, le chiese tardobarocche (che le sono valse l’iscrizione nella lista dei beni Patrimonio dell’Umanità) e un agglomerato di case in collina con i quartieri popolari distesi sui costoni rocciosi. Invece la Vigata immaginata dallo scrittore è la piazzetta dove sul finire degli anni Trenta s’incontrava con i compagni di scuola, cioè Piazza San Francesco a Porto Empedocle, oggi ribattezzata Piazzetta dello Scrittore.
“Vigata non è più come allora, poche case radunate attorno al porto, una striscia di abitazioni tra il piede della collina e il mare”, scrive Camilleri. “Sulla collina al Piano Lanterna che ora pare Nuovaiorca coi grattacieli, c’erano quattro costruzioni poste ai lati dell’unica strada che portava al cimitero e poi si perdeva nella campagna”.
Dopo il terremoto del 1693 la città fu ricostruita in pianura e gli abitanti abbandonarono le case sul colle. Soltanto il quartiere rupestre di Chiafura rimase popolato fino agli anni Cinquanta. Il cuore della città è Via Francesco Mormino Penna, un salotto chiuso sui tre lati che accoglie tre chiese (Santa Teresa, San Michele e San Giovanni) che già dalla facciata risultano di grande impatto.
Impossibile non notare i motivi floreali delle mensole che sorreggono i balconi di Palazzo Spadaro che conserva l’originale pavimentazione in ceramica di Caltagirone nella camera da letto e al piano terra ospita la farmacia di Vigata. Sul finire della via si srotola la scalinata del Municipio da cui il sindaco viene ogni tanto sfrattato per lasciare il posto al set. La scritta in ferro battuto “1906” viene coperta dall’insegna della Polizia.

Interno giorno: il commissariato
Quando arrivo al commissariato, alcuni abitanti sono in fila per sbrigare pratiche burocratiche: è un giorno feriale di gennaio e il set è accessibile con un biglietto. Il commissariato è l’Ufficio Protocollo del Comune (che prima ancora era un convento annesso alla chiesa di San Giovanni) che dal 2015 è stato adibito esclusivamente a set. È esattamente come appare nella serie, con la porta ammaccata sul fondo da Catarella che irrompe sempre inciampando nella stanza di Montalbano.
La scrivania di Salvo con le pratiche impilate in modo ordinato, quella dove Fazio verbalizza, la tv nell’angolo con il videoregistratore, i calendari doubleface girati sul 1984 quando sono in atto le riprese de “Il giovane Montalbano” e sul 2001 quando il set è quello de “Il commissario Montalbano.

Ogni oggetto è nella posizione in cui Salvo lo ha lasciato. Salgo al primo piano per visitare l’ufficio del sindaco che nella serie è la stanza del questore di Montelusa che il movimento della macchina da presa fa sembrare molto più grande. Dal grosso finestrone si scorge la collina con il convento della Croce d’impianto quattrocentesco e la collina centrale con l’antica chiesa madre intitolata a San Matteo che, con lo spopolamento, non aveva motivo di restare sul colle e fu sconsacrata.
L’ufficio di Montalbano
È chiusa al pubblico ed è raggiungibile solo a piedi da palazzo Beneventano in quindici minuti. Per l’esterno della questura è stato invece scelto Palazzo Iacono: quante volte si è ripetuta la scena di Salvo che parcheggia la sua Tipo al cospetto della Cava San Bartolomeo che ingloba la chiesa omonima e il barocco Palazzo Fava?

Una distesa di campagna brulle separa Vigata dal capoluogo della provincia, Montelusa, che non è altro che Agrigento, distante solo cinque chilometri da Porto Empedocle. “Rabàto il quartiere più antico di Montelusa, andato distrutto trent’anni prima per una frana e ora abitato nei ruderi aggiustati alla meglio nelle casupole lesionate e cadenti da tunisini e marocchini arrivati clandestinamente”. Anche Pirandello ambientò nel quartiere agrigentino, abitato anticamente dai musulmani, diversi racconti.
La casa, tra il mare e il paese
Imboccando la strada provinciale 95 in direzione di Santa Croce Camerina arrivo a Punta Secca,“una striscia di sabbia compatta a ridosso di una collina di marna bianca”, scrive Camilleri. E deserta la trovo al mio arrivo davanti al busto dello scrittore che campeggia su uno slargo poco distante dalla casa di Montalbano affacciata sulla spiaggia.
Il profumo del mare si sprigiona intrappolandomi in una girandola di emozioni e quando arrivo davanti all’unico ristorante aperto, Scjàbica – nome con cui da queste parti viene chiamata la rete da pesca – m’immagino la faccia di Salvo che considera il cibo “uno dei piaceri solitari più raffinati che l’uomo possa godere da non spartirsi con nessuno, manco con la persona alla quale vuoi più bene”.
Il commissario quasi si commuove davanti a un pesce alla brace preparato da Adelina o davanti al “cuscusu con otto tipi di pisci” cucinato da Enzo. Chissà cosa avrebbe detto davanti a “a ‘sicca”, uno spaghetto ai ricci di mare conditi con olio e basilico fresco che prende il nome dialettale di Punta Secca.

La sua casa è il suo rifugio e il rito della nuotata ogni mattina è un modo per prendere le distanze dalla quotidianità che immancabilmente irrompe nel suo momento di beata solitudine per riportarlo nella realtà: spesso gli squilla il cellulare appena mette i piedi fuori dall’acqua o quando si accinge a gustare una fumante pasta ‘ncasciata accompagnata da un buon bicchiere di rosso.
Il Castello di Donnafugata
Riprendo la strada provinciale che porta a Santa Croce Camerina, la supero e arrivo al Castello di Donnafugata che nella finzione è la casa del mafioso Balduccio Sinagra. Addentratevi nelle stanze della residenza ottocentesca e lasciatevi incantare dalla sfarzosità dei decori delle sale degli Specchi e degli Stemmi. Quindi perdetevi tra i muretti in pietra del labirinto incastonato nel parco, un variopinto mosaico di specie arboree in cui spicca un delizioso tempietto circolare.
Leggi anche: “Sicilia in camper, Siracusa l’isola del mito”

Una guantiera di cannoli
La strada provinciale 13 in circa venti minuti porta a Ragusa, due città in una: Ragusa Superiore, distesa sull’altipiano ibleo, il nuovo nucleo abitato ricostruito dopo il terremoto, e Ragusa Ibla appollaiata su uno sperone di roccia, unite da un lungo dedalo di viuzze e scalinate in un anfiteatro naturale di grande impatto. Percorrendo le viuzze che si dipanano da Piazza Duomo, con la scenografica scalinata di San Giorgio dall’imponente cupola e dai fantastici mascheroni barocchi, sembra quasi di sentire sul selciato i passi del commissario.
Sta andando a cercare il burbero dottor Pasquano, il medico legale che, tra un’autopsia e l’altra, divora guantiere di cannoli e non vuole “essere rotti i cabassisi”. Lo trova puntualmente nella piazza di Vigata (Piazza Pola) su cui si affaccia la splendida chiesa di San Giuseppe oppure a giocare a carte in una traversa di Corso XXV Aprile, nel circolo cittadino fondato alla fine dell’Ottocento dai nobili ragusani, tra grandi specchi e affreschi.
Riprendendo il corso arrivo alla chiesa di San Vincenzo Ferreri e subito dopo ai Giardini Iblei dove, insieme a Santa Maria delle Scale, sono state girate alcune delle più belle panoramiche della serie. E poi c’è la trattoria Da Calogero con i tavoli all’aperto sotto il pergolato dove Salvo spesso si ferma a pranzo.

Modica, letteraria e granulosa
Raggomitolata intorno alla cattedrale di San Giorgio, alta sui suoi duecentocinquanta gradini e ricca di preziosi stucchi, Modica si srotola lungo i fianchi di quattro colline. Più volte il commissario si ferma davanti alla scalinata incorniciata da un giardino pensile che si arrampica fino al sagrato, aspettando l’arrivo di Livia in corriera. Molti ricorderanno lo scambio colorito tra Montalbano e il medico legale nell’episodio Tocco d’artista.
Accanto al duomo si nota Palazzo Polara, quindi scendendo su Corso Umberto I sfilano la chiesa del Carmine in stile gotico con il prezioso rosone e il gruppo statuario opera di Antonello Gagini, la chiesa di San Pietro in cima a una scalinata adorna di statue degli apostoli, Santa Maria del Soccorso e Palazzo De Leva con il portale in stile arabo-normanno.
A Modica Bassa, in Piazzetta Grimaldi nascosto dietro un garage c’è San Nicolò Inferiore, una chiesetta in grotta, esempio unico di architettura rupestre con affreschi bizantini in area ragusana. Nell’abside si distingue il Cristo Pantocratore sorretto da figure angeliche che risalirebbe al XII secolo.

Dalla chiesetta inerpicandosi sulle scale in pochi minuti si raggiunge la casa-museo di Salvatore Quasimodo nell’edificio di fine Ottocento dove il poeta – nacque il 20 agosto del 1901. Entrando sulla sinistra s’incontra lo studiolo con la Olivetti Lettera 22 che campeggia sulla scrivania. La casa conserva la collezione di penne stilografiche, la camera da letto con il pavimento originale.
C’è anche u’ cammarino, la stanzetta che fungeva da cabina armadio e da bagno oggi adibita a sala lettura e u’cannizzo che regala una splendida vista sulla città. Al vincitore del premio Nobel per la Letteratura nel 1959 è dedicato un allestimento ben curato che raccoglie fotografie, video, acquerelli, registrazioni audio e libri.
Leggi anche: “Caltanissetta, la Sicilia dell’entroterra: da Sutera a Mussomeli”
Noto, le due città
Arrivo a Noto con le prime luci dell’alba per godermi il colore dorato dei palazzi. Percorrendo Corso Vittorio Emanuele decido di salire sulla terrazza della chiesa di Santa Chiara per ammirare dall’alto l’appariscente scalinata della cattedrale di San Nicolò che si staglia di fronte al Palazzo Ducezio, sede del Comune che appare negli episodi Una faccenda delicata e La piramide di fango. Nel convento di San Tommaso è stato ricostruito il carcere di Vigata dove il commissario accompagnerà anche Pasquale, il figlio della sua fidata donna di servizio Adelina.
Un morso al Biancomangiare
Vale la pena fermarsi per la colazione all’antico Caffè Sicilia al civico 125 per gustare il Biancomangiare con latte di mandorla o il Faccione, un biscotto ripieno di mandorla speziato con chiodi di garofano, cannella e succo di limone. Proseguendo sul corso principale sulla destra lo sguardo è catturato da Via Nicolaci su cui si affacciano i palazzi nobiliari dai balconi in ferro battuto, un tripudio di sfingi, grifoni e sirene.
I luoghi descritti con dovizia di particolari da Camilleri diventano personaggi del racconto:“La villa a due piani un tempo doveva essere bella assai ora mostrava troppi segni di incuria e trascuratezza e le case, quando uno non ha più la testa per loro, questo lo sentono e pare lo fanno apposta a precipitare in una specie di vecchiaia precoce”.

Sulla strada, chiusa dalla facciata concava della chiesa di Montevergini, ogni anno a maggio i maestri infioratori dispongono con certosina pazienza petali e altro materiale vegetale sul selciato tratteggiando quadri d’ispirazione religiosa. Proseguo fino a Piazza XVI Maggio dove si affaccia il Teatro Comunale, con l’antistante fontana d’Ercole.
La Sicilia non si finisce mai di scoprire…
Noto moderna è tutta qui ma chi ha tempo a disposizione può scoprire la parte antica riportata alla luce di recente. I ruderi di un castello con la torre cilindrica, un eremo, una grotta e un minuscolo convento ci svelano che la Sicilia ha tante facce e per questo non è mai noiosa.
“Di certi posti non ci si sazia mai”, scrive Roberto Alajmo nel suo libro “L’arte di annacarsi. Viaggio in Sicilia”. Lascio l’isola come quando “ci si alza dalla tavola imbandita prima di essersi saziati del tutto, tenendo da parte un po’ di fame per la volta successiva“, con la promessa di tornare dove è nato il racconto, tra le viuzze della Vigata di Camilleri.
Approfitta degli sconti del PLEINAIRCLUB per risparmiare sulla sosta camper. A soli quattordici chilometri arrivi sulla costa, in località Gallina nel comune di Avola, per approdare al Paradiso del Mare, un bellissimo glamping resort dove puoi vivere una vacanza tra lusso e natura nello splendido scenario dell’oasi del Gelsomineto delimitato da due falesie.
_____________________________________
Tutti gli itinerari di PleinAir sulla Sicilia, Noto e i luoghi di Montalbano li puoi leggere sulla rivista digitale sul pc, sul tablet o sullo smartphone. Con un anno di abbonamento a PLEINAIR (11 numeri cartacei) hai a disposizione gli inserti speciali, la rivista digitale e l’archivio digitale dal 2015 (con gli allegati). Con l’abbonamento a PleinAir ricevi i prossimi numeri comodamente a casa e risparmi!