Lo scenario d’insieme di Ponza ti colpisce subito, appena entri nel porto settecentesco realizzato dai Borboni e circondato dall’accogliente semicerchio di piccole case bianche e colorate, con i tetti piatti, tipiche dell’architettura mediterranea. Un tempo Ponza era luogo d’esilio per illustri personaggi, come Sandro Pertini, confinato politico dal regime fascista nel 1935, e papa Silverio, morto nel 537 e ora santo patroni dei ponzesi.
Oggi, per fortuna, i traghetti provenienti dal continente scaricano ogni estate solo vacanzieri in cerca di acque trasparenti e belle spiagge. E quello di fine stagione, inutile dirlo, è uno dei periodi migliori per gustarsi appieno quest’isola di tufo, nata dalla furia vulcanica e sbucata dal mare milioni di anni fa, modellata poi dalla forza incessante dei venti e delle onde. Basta osservarne la morfologia per capire che qui la natura ha lavorato sodo, creando pareti a picco, faraglioni, calette, insenature e grotte dalle forme e dimensioni più svariate. Ponza si sviluppa in lunghezza su un’area di circa 7,5 chilometri quadrati ed è la maggiore delle isole Pontine – o Ponziane – che comprendono, oltre al vicino isolotto di Gavi, anche Palmarola, Ventotene, Santo Stefano e Zannone. I suoi 3.300 abitanti sono concentrati più che altro nel centro principale di Ponza Porto e nell’agglomerato settentrionale di Le Forna, collegati da una strada asfaltata che taglia tutta l’isola da nord a sud regalando notevoli scorci panoramici.

La visita sull’isola
Diciamo subito che durante il periodo estivo non è possibile sbarcare con il camper sull’isola, e francamente non converrebbe nemmeno dato che il modo migliore per visitarla è quello di fare un giro in barca o affittare uno scooter. Non mancano le possibilità di escursioni a piedi, tutte non troppo lunghe e di varia difficoltà, come quelle che partono dalla zona del porto e salgono verso il faro della Guardia (nel punto più meridionale di Ponza) e Punta del Fieno, regno del falco pellegrino. Altri percorsi si staccano dalla provinciale e permettono di raggiungere belle spiagge, come quella del Frontone (collegata al porto con un servizio giornaliero di barche), a volte però un po’ troppo frequentate. Decisamente meglio, se si è in cerca di tranquillità, noleggiare un’imbarcazione e cercare calette nascoste e angolini suggestivi che si fanno scoprire solo via mare. E che mare!

La trasparenza delle acque e la bellezza dei fondali che lambiscono il piccolo arcipelago delle Pontine sono proverbiali, come ben sanno gli appassionati di immersioni, e Ponza non fa certo eccezione. Qui il Mediterraneo è anche piuttosto generoso di fauna ittica (molte le specialità da gustare negli ottimi ristoranti locali) e quella della pesca, nonostante la crisi del settore, è ancora una voce importante nell’economia isolana.

Nei movimentati mesi estivi, tuttavia, alcuni pescatori preferiscono dedicarsi alla più redditizia attività turistica, accompagnando in barca i visitatori e raccontando loro storie e leggende del luogo, spesso all’origine dei toponimi di varie località dell’isola. Come la spiaggia e i faraglioni di Lucia Rosa, così chiamati in ricordo della triste vicenda di una giovane donna vissuta nell’Ottocento che, innamoratasi di un povero contadino e per questo osteggiata dalla famiglia, si tolse la vita gettandosi dalla scogliera.

Oppure la Cala del Core, che deve il suo nome alla leggenda di Nettuno che s’invaghì di una bella gigantessa ma, vistosi respinto, le rubò il cuore e lo gettò sulla costa, dove ancora si vede fra le rocce una grande macchia a forma di cuore che sanguina. Le Grotte di Pilato, invece, sono un salto nel passato remoto dell’isola: risalenti a circa duemila anni fa e raggiungibili solo via mare, consistono in alcune piscine collegate da cunicoli realizzate dai Romani per l’allevamento delle murene. Sempre ai Romani si deve il tunnel, lungo circa 170 metri e con pareti in opus reticulatum, che ancora oggi porta dall’entroterra all’ampia Cala di Chiaia di Luna, dominata da un’alta parete rocciosa e da diversi anni interdetta al pubblico per motivi di sicurezza.

Ma sono tante altre le sorprese della costa ponzese: dalla candida parete tufacea di Capo Bianco all’incantevole spiaggia di Cala Feola con le sue piscine naturali (raggiungibile anche via terra dalla località di Le Forna), dalla piccola insenatura scogliosa di Cala Fonte alla rinomata spiaggia di Cala Felce, nell’estremità settentrionale di Ponza, separata da uno stretto braccio di mare dall’isolotto di Gavi.
E poi c’è il porto, con la sua lanterna rossa e il paese a far da quinta, dove spiccano gli edifici realizzati nel Settecento dai Borboni che ripopolarono l’isola rimasta quasi deserta in seguito alle scorrerie dei corsari, incentivando l’arrivo di coloni provenienti da Ischia e Procida. Sorsero così il Palazzo del Governatore e i relativi uffici (oggi sede del Comune, sulla panoramica Piazza Pisacane), gli alloggi per le truppe, i magazzini e la chiesa della Santissima Trinità.

Risale invece al XV secolo la torre che domina l’abitato, realizzata da Alfonso d’Aragona e giunta ai giorni nostri nell’attuale forma tozza e squadrata in seguito a vari rifacimenti (oggi è un hotel). La strada più frequentata del paese è Corso Pisacane, vivace via dello struscio e dello shopping, una lunga terrazza che scorre sopra il porto e offre una splendida vista sulla baia.
Al di là delle terre abitate
Giusto una manciata di chilometri a ovest di Ponza, Palmarola è una gemma incastonata nel blu del Tirreno. Non a caso Folco Quilici, che di mare se ne intende, l’ha definita una delle isole più belle del mondo. Selvaggia e praticamente disabitata, se si esclude la presenza di un ristorante e del custode di una villa delle sorelle Fendi, deve il suo nome alla palma nana che qui cresce fra la vegetazione mediterranea.
Come Ponza, scogliere, grotte e faraglioni ne caratterizzano la costa lambita da acque limpidissime dai colori cangianti, mentre all’interno la sua origine vulcanica ha dato vita a diversi rilievi il maggiore dei quali è il Monte Guarniere (249 m), noto anche come Pizzo Cannone. A parte i gabbiani reali e qualche falco pellegrino, la presenza animale in questa riserva naturale è limitata ad alcune caprette selvatiche, che con incredibile agilità si muovono fra le rupi scoscese dell’isola.

L’unico approdo di Palmarola è offerto da Cala di Porto con la sua lunga spiaggia di ciottoli e il ristorante O’ Francese (il nome si deve al suo primo proprietario, un emigrato ponzese tornato dalla Francia negli anni Cinquanta del secolo scorso), che dispone anche di poche semplici camere per chi voglia passare qualche giorno in assoluta tranquillità. Sull’imponente parete tufacea che domina la baia si aprono le cosiddette case-grotta, scavate a iniziare dal Settecento dai ponzesi che approdavano qui per pescare o coltivare qualcosa, alcune delle quali sono state ristrutturate e vengono affittate ai turisti (sono fornite di cisterne per l’acqua e pannelli solari per la corrente elettrica).

Di fronte all’insenatura si ergono i due isolotti delle Galere, maculati di ossidiana, i cui giacimenti furono utilizzati fin dai tempi più antichi per costruire armi e utensili e sono ancora visibili lungo il versante orientale dell’isola. All’estremità settentrionale si apre invece Cala Tramontana, accessibile solo in barca, che ospita una meraviglia geologica conosciuta come le Cattedrali, imponenti pilastri rocciosi che scivolano in un mare verde smeraldo. Lasciando Palmarola ci viene in mente Ernesto Prudente, ponzese, ex maestro elementare che s’innamorò di questo piccolo paradiso e trascorse qui da solo, come un novello Crusoe, gli ultimi vent’anni della sua vita (è scomparso nel 2012). Diceva della sua isola, dove viveva la maggior parte dell’anno e di cui era l’unico residente: “è il posto più bello del mondo, un luogo al di là delle terre abitate”.

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