La costa occidentale della Sicilia, da Marsala a Sciacca, è godibile soprattutto nel fuori stagione. Scopriamo perché seguendo questo itinerario che lambisce la più selvaggia delle coste siciliane, quella più vicina all’Africa e, proprio per questo, arida. Ma solo apparentemente. Perché qui si concentrano anche i vigneti da cui viene estratto il vino più conosciuto della zona, il Marsala.

La strada corre dritta lungo un mare che sembra un disegno a quadretti. Con le isole Egadi che galleggiano sull’orizzonte e il profilo del Monte di Erice che si staglia verso nord. Canali, vasche, mucchi di sale e mulini a vento compongono l’ambiente della Riserva Naturale Isole dello Stagnone di Marsala. Essa si estende tra lo sperone roccioso di Punta San Teodoro e Capo Lilibeo. Abbasso il finestrino per farmi accarezzare dal vento di scirocco e godere lo spettacolo del sole che si tuffa sul basso fondale delle acque lagunari. Il tramonto è il momento più magico per raggiungere la costa fra Trapani e Marsala, dove la produzione del sale ha plasmato il territorio mantenendo viva una tradizione plurisecolare, tramandata da generazioni.
Le saline Ettore e Infersa, bianco bagliore

Sei vele bianche rivestono le pale del mulino delle saline Ettore e Infersa, uno dei più iconici della Sicilia occidentale. Viene ancora oggi messo in funzione per due volte alla settimana nei mesi di luglio, agosto e settembre. Silenti d’inverno, durante la fase della coltivazione e della manutenzione delle vasche, le saline vivono intensamente in estate. Soprattutto durante il primo raccolto che avviene – come ai tempi dei Fenici – quando la crosta raggiunge circa otto centimetri di spessore.
Una gita sull’Isola Lunga
A bordo di una piccola imbarcazione approdo sull’Isola Lunga, la maggiore delle quattro presenti nella laguna dello Stagnone. Un percorso benessere permette di beneficiare delle acque della salina, che grazie alla grande quantità di cloruro di sodio producono un effetto drenante e idratante. Torno rigenerata sulla terraferma e rinvio all’indomani la visita di Mozia.

Mozia, avamposto fenicio
Di buon mattino salgo a bordo del battello che in dieci minuti porta a Mozia. Fu un’antica colonia fondata dai Fenici e una delle basi commerciali più importanti del mondo antico. Agli inizi del Novecento l’isola fu acquistata dall’archeologo Joseph Whitaker, discendente di una famiglia di commercianti inglesi approdata in Sicilia nell’Ottocento. Fu lui a dare inizio agli scavi che riportarono alla luce edifici sacri e reperti, tra cui la celebre statua in marmo del Giovane di Mozia. Attualmente è esposta al museo della Fondazione Whitaker insieme a preziosi corredi ed eleganti gioielli.

Tanti misteri aleggiano su Mozia: come quello del kothon, l’enorme vasca rettangolare a lungo ritenuta un porto per la presenza di un canale di accesso. Un’équipe di studenti di archeologia ha invece scoperto che si trattava di una vasca chiusa adibita al culto. Essa si trovava al centro di un complesso religioso utilizzato per osservare e mappare le stelle. Sono ben visibili i resti della cinta muraria costruita durante gli scontri tra Segesta e Selinunte: vista dalla terraferma doveva apparire una fortezza inespugnabile. I sopravvissuti alle guerre si trasferirono sulla costa per fondare la città di Lilibeo, l’odierna Marsala.
Marsala, un po’araba un po’ inglese

Se Whitaker contribuì a riportare alla luce la civiltà fenicia alle porte di Marsala, un altro inglese, John Woodhouse, inventò il vino liquoroso che prende il nome dalla città. Nel 1773, costretto ad attraccare al porto di Marsala a causa di una tempesta, si ritrovò ad assaggiare il vino locale, il Perpetuum: gli piacque al punto da avere l’idea di mescolarlo con l’acquavite, aumentandone la gradazione alcolica, per conservarlo fino al suo rientro in Inghilterra.

Il risultato fu talmente apprezzato oltre la Manica che Woodhouse decise di ritornare in Sicilia iniziando la produzione e la commercializzazione del vino Marsala. Ma questa non è l’unica storia curiosa della città trapanese. Ce n’è un’altra legata a Cicerone, questore dell’antica Lilibeo nel 75 a.C., una carica che gli valse la riconoscenza dei siciliani per aver vinto una causa contro il governatore dell’isola, Gaio Verre, accusato di aver derubato i cittadini. Il grande oratore fondò persino una scuola di retorica nella più piccola isola dello Stagnone, chiamata appunto Schola.

Marsala sorge sulle rovine dell’antica città punica di Lilibeo fondata a Capo Boeo, il punto più occidentale della Sicilia. Con l’arrivo dei pirati arabi nell’VIII secolo venne ribattezzata Marsa Allah (Porto di Dio). Ma è grazie a Giuseppe Garibaldi che entrò nella storia del Risorgimento: l’11 maggio 1860 i soldati in camicia rossa partiti da Quarto assediarono la città decretando la fine del Regno delle Due Sicilie e proclamando l’unità d’Italia.
Un’altra curiosità: si chiamava Marsala anche la cavalla bianca dell’Eroe dei Due Mondi, sepolta a pochi metri dalla sua tomba a Caprera. Accolto inizialmente con una certa freddezza dagli abitanti, il condottiero ha lasciato un’impronta tangibile. Per averne la prova si può visitare il Museo Garibaldino, all’interno del Complesso Monumentale San Pietro, che raccoglie uniformi, sciabole, fucili e baionette, documenti originali, stampe, foto d’epoca e persino la poltrona in damasco su cui Garibaldi si sarebbe riposato dopo lo sbarco.
Arrivo in Piazza della Repubblica gremita di gente alla fine delle giornata. Cattura la mia attenzione l’imponente facciata del duomo intitolato a San Tommaso Becket di Canterbury, che ha mantenuto il suo originario aspetto barocco nonostante i rimaneggiamenti. Si notano i due campanili posti agli angoli sormontati da cupole e il portale principale delimitato da quattro colonne con due nicchie vuote alle estremità dalle cornici riccamente decorate.
All’interno conserva opere d’arte provenienti da chiese siciliane sconsacrate o andate distrutte, tra cui spiccano quelle di Domenico Gagini e di suo figlio Antonello. Se vi resta un po’ di tempo fate un salto al Museo degli Arazzi che custodisce otto drappi fiamminghi del XVI secolo dedicati a episodi salienti della guerra tra Romani e Giudei, combattuta tra il 66 e il 70 dopo Cristo.
3 esperienze top
Mezzaluna a colazione

Chi ben comincia… Un detto più che azzeccato a Marsala quando fai colazione con i tipici ravioli di ricotta di pecora – i cappiddruzzi – che hanno il Marsala nell’impasto. Fritti e ricoperti di zucchero sulla superficie, possono avere forma rotonda o di mezzaluna.
Un bagno di sole sul lettino “galleggiante”

A meno di venti chilometri dalla città, la spiaggia di Torre San Teodoro ha un particolarità: sdraio e ombrelloni, disponibili a noleggio, sono ben piazzati nell’acqua bassa e cristallina. Occhio agli oggetti di valore: conviene custodirli in una sacca impermeabile. A circa trecento metri offre una comoda sosta il Nautisub Club, dotato di piazzole vista mare con fondo erboso e solarium con sdraio, ombrelloni e docce.
Dj set al tramonto

Ricavato in una caserma degli anni Trenta dove veniva riscosso il dazio sul sale, Mamma Caura è diventato un sunset-bar all’interno delle Saline Ettore e Infersa: una location ineguagliabile
per sorseggiare l’aperitivo con il dj set godendosi lo spettacolo delle saline di Marsala al tramonto.
Mazara del Vallo, come una medina

Il canto del muezzin, che cinque volte al giorno richiama i fedeli alla preghiera, riecheggia tra i vicoli della kasbah confondendosi con il rintocco delle campane di San Francesco. “In viaggio la cosa migliore è perdersi” scriveva Nicolas Bouvier, scrittore e giornalista svizzero che viaggiò intorno al mondo a bordo di una Citroën 2CV. Ed è bello camminare nel quartiere arabo di Mazara del Vallo, rasentando le mura decorate con piastrelle colorate a solo duecento chilometri in linea d’aria dalla costa tunisina. Seguendo il labirinto di viuzze m’imbatto nel Vicolo della Tolleranza.

D’altra parte la storia dei popoli che l’hanno dominata ha inciso moltissimo sullo spirito di accoglienza della città. Sotto il governo di Ibn Mankut Mazara divenne un fiorente centro di studi islamici per l’insegnamento della letteratura, della poesia, del diritto e della religione. Non a caso in Piazza della Repubblica, sotto al basamento della statua del patrono San Vito, sono stati ritrovati resti di un antico minareto e quella che oggi è la cattedrale all’epoca era una moschea.
Imbocco Via XX Settembre e sbuco in Piazza Plebiscito dove il Museo del Satiro tel. 0923 933917) con l’adiacente collegio dei Gesuiti custodisce il Satiro danzante, una scultura bronzea di oltre due metri risalente al periodo ellenistico, recuperata nel 1998 da un peschereccio al largo delle acque del Canale di Sicilia. Seguendo Via Carmine e poi Via San Giovanni si arriva al curtigghiu di lu’nfernu, che secondo la leggenda anticamente era abitato da due famiglie diventate rivali a causa di una donna negata in sposa.

Ogni motivo, anche futile, offriva la scusa per una lite tra le due parti: da qui il detto “roba da cortile dell’inferno”. Raggiungo Piazza Mokarta dove svetta la fontana di bronzo che l’artista mazarese Pietro Consagra ha realizzato nel 1964 all’ombra dell’Arco Normanno; a pochi metri dalla vasca, ci si può accomodare per una breve sosta sulla scalinata decorata da ceramiche. Avendo tempo a disposizione vale la pena incamminarsi fino alla graziosa chiesa di San Vito al Mare, cullata dalle onde e dal vento. Pochi metri più avanti il ristorante Il Pesciolino d’Oro serve uno dei migliori cous cous della città.
Selinunte, una città in divenire

Non è solo il parco archeologico più grande d’Europa: Selinunte è una città ancora da riportare alla luce. Non tutto è stato scoperto dell’antica Sélinon fondata dai coloni greci partiti da Megara Hyblaea (nel territorio dell’attuale Augusta) nel 605 avanti Cristo. La sorpresa più recente è il ritrovamento di un tempietto a pianta rettangolare senza colonne e di una serie di sale per banchetti rituali lungo il limite settentrionale del santuario.
E pensare che fino al XVI secolo di Selinunte si era persa anche la memoria. Quando arrivo al cospetto del tempio E, detto anche Tempio di Hera, ho la sensazione di essere catapultata sull’acropoli di Atene. L’edificio svetta sulla collina orientale insieme al Tempio F, detto anche Tempio di Dioniso o Atena, il più antico, e al Tempio G, detto anche Tempio di Apollo, il più grande.
Sciacca, un anfiteatro sul mare

A metà strada tra Selinunte e la Valle dei Templi di Agrigento, Sciacca regala un’immagine da cartolina con le case addossate le une alle altre dai colori vivaci affacciate sul porto. Parti da Piazza Scandaliato, una terrazza sul mare dove affacciano il Municipio e la chiesa di San Domenico, e perditi nel groviglio di strade alla ricerca degli edifici più eleganti.

Palazzo Steripinto, uno dei rari esempi di bugnato in Sicilia. Palazzo Arone di Valentino, con la facciata impreziosita da un portone a sesto semiacuto e una trifora. E ancora Palazzo Inveges, ex collegio dei Gesuiti, con il pregevole chiostro circondato da un colonnato. Il saliscendi di scalinate che conducono nella parte bassa della città rivela la maestria degli artigiani nella lavorazione della maiolicai. Basta cercare i punti più instagrammabili per averne conferma, come la scalinata di fronte alla Chiesa di San Pietro.

3 tappe da non perdere
La scalinata del porto
Con la sua forma a zig zag per ridurre la forte pendenza, questa scenografica scalinata veniva utilizzata per trasportare il grano nei depositi che si trovavano vicino al porto. E ancora oggi collega il quartiere San Lorenzo al mare.


Il Museo del Giocattolo
Una raccolta di giochi dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri. Il percorso si articola in varie sale
ed è allietato da indovinelli e aneddoti raccontati direttamente dal proprietario. Visita il sito.
Il castello incantato

Un singolare giardino con circa tremila teste umane scolpite nella roccia da Filippo Bentivegna, singolare personaggio considerato uno dei maggiori esponenti dell’“art brut”, l’arte spontanea, che cioè non è influenzata da nient’altro se non dall’estro di chi la esprime. Depredato negli anni Ottanta, oggi il giardino è stato riqualificato e dopo la Valle dei Templi è il sito più visitato in provincia di Agrigento (Via Filippo Bentivegna 16, tel. 375 5394916).

Sosta camper
Gli approdi per i camper a Marsala:
- Nautisub Club
- Camping Lilybeo Village
- Beach Sibiliana Village
- Al Mulino-Golden Hour
- Albanautica Club
a Paceco c’è Hotel Le Saline
a Castelvetrano c’è il Camping Helios.
Dove mangiare
A Marsala un valido indirizzo è Ristorante Le Lumie, a Mazara del Vallo si mangia un ottimo cous cous a Ristorante Al Pesciolino d’Oro sul Lungomare San Vito. A Castelvetrano Agriturismo Carbona.

Da non perdere la visita all’azienda di Marco De Bartoli che produce il Marsala.
Per saperne di più su cosa puoi fare in Sicilia visita il sito dell’Assessorato al Turismo Visit Sicily.
testo di Ida Santilli

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