Dai caruggi e dalle piazzette di Carloforte fino agli splendidi belvedere che si aprono dalle sommità delle scogliere, la sesta isola italiana per dimensione è un atollo mediterraneo dove regalarsi un’imperdibile immersione nella natura fuoristagione.
Indice dell'itinerario

Anche se sull’isola di San Pietro non sono presenti campeggi, ci sono luoghi che in bassa stagione si prestano alla sosta camper; in alternativa si può fare affidamento sui camping dell’isola di Sant’Antioco.

A settembre il mare è sempre un’altra cosa. Più solitario ed accogliente. Un’acqua piacevolmente tiepida attende i bagnanti mentre sui sentieri, a chi s’incammina in cerca di paesaggi e silenzio, la macchia mediterranea riarsa dall’estate regala profumi dolciastri. I paesini ritrovano la calma abituale ma non del tutto, offrendo ancora il viavai sui lungomare e i tavolini animati dei ristoranti. La stagione è al tramonto, ed è proprio adesso che offre il suo momento migliore.

Le piccole isole non fanno eccezione, anzi. Alle prese con gli assalti di luglio e agosto, soffrono più che mai gli spazi ridotti e chi viaggia in camper è spesso il primo a venirne penalizzato. Basta aspettare – per chi può permetterselo – fino a quando i traghetti affollati si svuotano e i parcheggi off-limits si trasformano in esclusive piazzole con vista mare.

Un paradiso naturale

Le isole che compongono l’arcipelago del Sulcis, all’estremità sudorientale della Sardegna, oltre a una corona di terre emerse minori comprendono le maggiori Sant’Antioco e San Pietro. È proprio quest’ultima ad essere considerata uno dei paradisi naturali d’Italia per gli integri ambienti costieri, ricchi di scogliere e macchia mediterranea, le pinete di pino d’Aleppo all’interno, e soprattutto per la presenza di una delle principali popolazioni (circa centoventi coppie) del falco della regina (Falco eleonorae). Alla fine dell’estate, quando le temperature ritornano piacevoli, in questo piccolo santuario isolano è dunque possibile vivere con intensità rara la magnificenza della natura mediterranea.

L’isola San Pietro ha un’estensione di circa cinquanta chilometri quadrati e comprende seimila residenti in gran parte concentrati nella località di Carloforte. Dedita soprattutto al turismo, con piccole spiagge prevalentemente situate lungo la costa meridionale, chilometri di scogliere e una delle poche tonnare ancora attive in Italia, si visita tutta con una permanenza di pochi giorni.

Spicca per rilievo naturalistico l’Oasi LIPU istituita dalla Regione Sardegna nel 2011, ma presidiata dall’associazione ambientalista sin dal 1980. La riserva si estende su oltre quattrocento ettari nella porzione occidentale dell’isola e interessa sei chilometri di costa intatta. Sono infatti le falesie e gli ambienti subito retrostanti a ospitare i più importanti rappresentanti dell’avifauna selvatica: non solo i falchi della regina ma anche falchi pellegrini, corvi imperiali, gabbiani reali e corsi, marangoni dal ciuffo, rondoni maggiori e numerose specie di passeriformi come il passero solitario e la magnanina sarda. Ecco una sintetica guida alla scoperta dell’isola.

Carlaforte

Carlaforte è l’unico centro abitato dell’isola San Pietro e si estende pianeggiante al centro della costa orientale. Tra il Monumento ai Caduti e il porto turistico, alle spalle dell’ampio lungomare piacevolmente animato da bar e ristorantini, si passeggia tra dritte viuzze che portano ad alcune chiese, al Museo civico Casa del Duca (ospitato all’interno delle vecchie fortificazioni) e al monumento a Carlo Emanuele III. Sono caratteristici l’arco con sottostante scalinata di Via Solferino e la centrale Piazza Repubblica, con vecchie panche circolari in ferro intorno a esemplari monumentali di ficus.

Le saline

Cessata la produzione da circa un ventennio, le vasche delle saline che si estendono ad ovest dell’abitato di Carloforte offrono oggi rifugio a numerose specie di uccelli tra cui fenicotteri, gabbiani corsi, cavalieri d’Italia e avocette.

La punta

All’estremità settentrionale dell’isola di San Pietro sorge il complesso della tonnara in parziale abbandono, accessibile in occasione di manifestazioni e visite guidate. L’attività di pesca interessa tuttora alcune decine di lavoranti e frutta ogni anno tra quattromila e cinquemila tonni rossi, destinati perlopiù al mercato locale e a quello giapponese. La tonnara della vicina Isola Piana, invece, da qualche tempo è stata privatizzata e trasformata in villaggio vacanze.

Le spiagge

Piccole e dislocate in prevalenza sulla costa sud-occidentale, sono in genere facilmente raggiungibili con brevi percorsi a piedi dai retrostanti parcheggi. Usciti dall’abitato verso sud, superate le saline si trovano in successione le spiagge del Giunco, Girin, Punta Nera, Guidi, Bobba (con vicina Punta delle Colonne), Lucaise, Geniò. Al termine della strada si raggiunge la Cala di Spalmatore o della Caletta.

Golfo della mezzaluna

Prima della Caletta, una deviazione dalla provinciale conduce a questa insenatura circondata da lunghe falesie verticali sopra cui si affaccia un panoramico sentierino (spazi ridotti per il parcheggio).

Punta delle oche, fungo e pulpito

Uno dei promontori settentrionali, offre panoramici scorci sulle scogliere sottostanti compresa una grande grotta. Poco prima di arrivare, da un piccolo slargo sulla destra parte il sentierino che conduce alle singolari formazioni rocciose del Fungo e del Pulpito (spazi ridotti per il parcheggio).

Cala vignara e nasca

Sul solitario versante settentrionale dell’isola, si visitano dal mare con un’imbarcazione o da terra (meglio se con guida LIPU, per via del suolo accidentato e dell’assenza di segnalazioni). L’ambiente è selvaggio e le falesie vertiginose, ricche di anfratti e sculture naturali.

Cala fico e sentiero verde

Insenatura lungo la costa nord-occidentale, con spiaggia a ciottoli e spesso battuta dal maestrale, ospita alle sue spalle il piccolo campo permanente della LIPU. La stradina di accesso è riservata al personale dell’associazione ambientalista, ma gli ampi spazi all’imbocco – presso una curva della provinciale per Capo Sandalo – ben si prestano alla sosta del camper. Subito oltre il bivio, facendo pochi passi sulla strada, ha inizio il Sentiero Verde attrezzato dalla LIPU (percorribile preferibilmente con una guida dell’associazione) che in un’ora e mezza zigzaga tra rocce scolpite dal vento, si affaccia sul mare risalendo un piccolo promontorio e riscende al campo LIPU per poi tornare sulla provinciale.

Capo sandalo

È il clou paesaggistico dell’isola. Vi ha termine la stradina provinciale 104, che prima sfiora il faro e quindi si allarga nell’ampio (ma non pianeggiante) spiazzo finale. Un piccolo casotto in legno ospita il centro visite LIPU. A metà piazzale un facile tracciato a gradoni punta al mare in un paesaggio tanto integro quanto spettacolare, col cielo solcato dal volo di gabbiani, rondoni maggiori e falchi della regina. Dopo pochi metri, una ulteriore rampa scende ripida sulla destra fino a un piccolo ex-pontile circondato da rocce dalle forme curiosamente scolpite dal vento. L’accesso ai piccoli capanni di avvistamento per i falchi, da cui sono state scattate anche le fotografie che illustrano questo articolo, è invece consentito solo previa autorizzazione e in compagnia di una guida LIPU.

Liguri e tunisini

Gli abitanti dell’isola sono chiamati tabarchini e parlano una variante del dialetto ligure detta tabarchin. Il motivo è presto detto: nel XVIII secolo vi si stabilirono dei coloni di origine ligure discendenti delle trecento famiglie, originarie soprattutto di Pegli, che due secoli prima si erano insediate nella città tunisina di Tabarca.

Sotto l’ala della regina

Tra le specie più singolari dell’avifauna europea, caratterizzato dall’apertura alare intorno al metro di larghezza, questo rapace prende il nome scientifico di Falco eleonorae da Eleonora d’Arborea, che fin dal XV secolo dichiarò protetti tutti i falchi della Sardegna. Specie gregaria e migratrice, in Italia è presente da aprile a ottobre con circa cinquecento coppie che si trovano principalmente in Sardegna. Particolarissima la sua abitudine di nidificare tra fine estate e inizio autunno, per far coincidere il periodo di riproduzione con la migrazione dei passeriformi, che i falchi cacciano con acrobatiche picchiate lungo le coste rocciose; nel resto dell’anno si nutre soprattutto di insetti.

Testo e foto di Giulio Ielardi

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