Ecco una proposta a misura di camper in una delle regioni d’Italia (le Marche) più accoglienti con il turista pleinair. Nel Montefeltro, un trekking con pernottamento in campeggio e una sosta breve nell’area camper o nei parcheggi in prossimità dei centri abitati.
Indice dell'itinerario

Per una visione d’insieme sul versante pesarese del Montefeltro basta percorrere i tornanti che portano agli impianti sciistici dell’Eremo del Carpegna. Parcheggiato il mezzo in uno slargo, ecco i prati che d’inverno si trasformano nelle brevi ma panoramiche piste del piccolo comprensorio: uno dei pochi luoghi d’Italia dove si scia guardando il mare. Un cartello annuncia la Faggeta di Pianacquadio, ultimo lembo dei boschi che un tempo ricoprivano l’intera area del Monte Carpegna.

Addentrandoci a piedi lungo il sentiero 102A gli alberi si fanno sempre più alti e imponenti fino ad arrivare – dopo una decina di minuti – al cuore di questa piccola riserva posta all’interno del Parco interregionale del Sasso Simone e Simoncello. Duecentosessant’anni, ventotto metri d’altezza, quattro metri e settantacinque centimetri di circonferenza: un sintetico pannello descrive il Faggio Monumentale, re indiscusso tra i faggi feltreschi.

Da qui ci si può spingere fino al panoramico Passo del Trabocchetto, da cui si gode di un’ampia veduta sul Montefeltro romagnolo, oppure se tornare sui propri passi. Nel rientro vale la pena però fare una deviazione: un’erta scalinata costruita con tronchi di legno porta a un cippo in pietra in memoria di Claudio Lodovisi e Michele Burlamacchi, precipitati nella pineta il 27 dicembre 1989 durante un volo di addestramento; accanto, incisa su una tavola di legno, si legge la Preghiera dell’aviatore.

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Alta valle del Foglia

A pieni polmoni a Carpegna

Scendiamo verso il centro di Carpegna e lasciamo il mezzo nell’area attrezzata a pochi minuti dalla piazza principale su cui affaccia Palazzo dei Principi. Una bella scalinata a due rampe caratterizza la facciata impreziosita da elementi architettonici in pietra grigia. A pochi passi dall’edificio, l’ufficio turistico e quello della comunità montana ci ricordano che questo è il centro di principale della zona, polo di attrazione per chi intende incentrare la propria vacanza su escursioni in media montagna e su esperienze in sella alla dueruote.

A un occhio poco attento potrebbe sfuggire, in un angolo della piazza, una curiosa installazione: si tratta della Bandiera Trasparente, assegnata al comune di Carpegna dall’Agenzia per la Protezione Ambientale delle Marche, dall’Università di Urbino e dal Servizio Ambiente provinciale come riconoscimento per la tutela della purezza, della salubrità e della qualità dell’aria.

San Giovanni Battista

Puntando la prua del camper verso Frontino merita una tappa la pieve di San Giovanni Battista: si trova proprio lungo la strada e dispone di un parcheggio piuttosto ampio che accoglie facilmente anche un mezzo di grandi dimensioni. Il piccolo monumento è un singolare custode di memoria storica: dell’edificio del IX secolo rimangono frammenti delle decorazioni a treccia; del rifacimento romanico le tre absidi, la base del campanile e il coro; del restauro gotico gli archi a sesto acuto, i finestroni ad arco trilobato e i resti dell’affresco; di quello del XVI e XVII secolo la grande navata interna, il loggiato a colonne di accesso alla canonica e il portico antistante la facciata con lo stemma del cardinale Gaspare del conti Carpegna.
La sosta riserva un’altra sorpresa.

Accanto al parcheggio, l’Antica Stamperia Carpegna racchiude la storia di sei generazioni che hanno tramandato l’arte della decorazione su tela realizzata con matrici in legno e una mistura fatta di aceto, farina e ruggine, fissata poi dopo alcuni giorni di asciugatura con il ranno, un lavaggio a base di acqua bollente e cenere.

Frontino

Per fare ingresso a Frontino, il più piccolo comune della Provincia di Pesaro e Urbino, lasciamo il veicolo alla base della stretta strada che porta nel centro storico. Prima di imboccare il sentiero che porta al borgo ci si può sedere ai tavolini all’aperto del Mulino di Ponte Vecchio, oggi sede del Museo del Pane e di un punto di ristoro. La torre difensiva cela un intrigante segreto: il corridoio sotterraneo che la collega alle cantine di Palazzo Malatesta, quasi cento metri più sopra. Oggi adibito ad albergo, si affaccia su Corso Giovanni XXIII, che taglia in due il borgo medievale circondato dalla cinta muraria.

In Piazza Giacomo Leopardi, dove sorge il bastione difensivo della rocca, ci si può sedere sulle panchine per godere del panorama sul Monte Carpegna, accompagnati dal suono dei giochi d’acqua della fontana dedicata agli insegnanti elementari d’Italia. Percorrendo il selciato del corso principale si passa accanto alla Torre Civica e al portico del museo dedicato all’artista torinese Franco Assetto dove sono esposti gli spaventapasseri, protagonisti di un festival internazionale che ogni anno racconta le antiche tradizioni contadine.

Nella cornice del convento di Montefiorentino va in scena annualmente la cerimonia del Premio nazionale di Cultura Frontino-Montefeltro fondato da Carlo Bo, lo storico rettore dell’Università degli Studi di Urbino, per incentivare – attraverso la partecipazione di giornalisti, scrittori e case editrici – la rinascita culturale delle zone più marginali dell’entroterra.

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Frontino, Fontana di Piazza Giacomo Leopardi

Pietrarubbia: una fucina d’arte

Il nostro percorso alla scoperta del Montefeltro marchigiano prosegue alla volta di Macerata Feltria. Poco prima di raggiungerla – se si dispone di un mezzo non eccessivamente ingombrante – conviene prendere la deviazione sulla destra che porta al castello di Pietrarubbia. I resti dell’antico maniero sono particolarmente suggestivi al tramonto, infuocati dai rossi raggi del sole.

Il borgo che attornia il castello è stato rianimato da un’iniziativa dello scultore Arnaldo Pomodoro, che qui ha fondato una scuola di lavorazione dei metalli; il museo a lui intitolato si arricchisce ogni anno di opere realizzate nell’ambito di un corso di formazione che richiama studenti e giovani selezionati dalle accademie e dagli istituti d’arte d’Italia.

Pietrafagnana

Avvicinandosi alla rupe su cui sorge il castello non si mancherà di notare una particolare formazione rocciosa: si tratta del conglomerato di Pietrafagnana, noto come Dito del Diavolo per il curioso aspetto che ricorda un’enorme mano che fuoriuscendo dal sottosuolo punta l’indice verso l’alto.

Seguendo le acque del torrente Apsa raggiungiamo Macerata Feltria, divisa in borgo e castello. Seguendo la principale Via Antimi incontriamo la parrocchiale neoclassica di San Michele Arcangelo, al cui interno è custodito un Crocifisso dipinto su tavola da Carlo da Camerino del 1396, e l’imponente edificio delle terme, alimentate da acque sulfuree. Si imbocca quindi Via Gaboardi che sale verso il castello, l’antico nucleo medievale. Superato l’arco dei Pelasgi, prima di raggiungere la piazzetta vale la pena di soffermarsi sul portale gotico della chiesa di San Giuseppe. Gotico è anche il portale in arenaria del Palazzo del Podestà, edificato tra l’XI e il XII secolo, che oggi ospita il Museo civico, archeologico e paleontologico.

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Veduta da Monte Carpegna

Sassocorvaro: la sentinella del Montefeltro

Prima di attraversare la diga del fiume Foglia e salire verso il centro storico di Sassocorvaro consigliamo una diversione culinaria nella frazione di Mercatale: immersa nella campagna, la Brasserie La Cotta propone la birra aziendale accostata ai piatti della tradizione locale. Rifocillati a dovere, affrontiamo la salita che conduce di fronte alla rocca di Sassocorvaro. Nel corso della visita guidata il preparatissimo responsabile svela i segreti della Rocca Ubaldinesca, capolavoro di architettura militare del XV secolo ad opera di Francesco di Giorgio Martini, ingegnere del duca di Urbino Federico da Montefeltro, che la fece costruire per il fratellastro Ottaviano Ubaldini. La pianta a vascello,  ricorda la forma di una tartaruga, simbolo esoterico di durevolezza, in cui l’alternanza di linee concave e convesse derivano da una strategia difensiva per far fronte agli attacchi di artiglieria, meno efficaci su superfici sfuggenti.

Visitando gli ambienti interni, in particolare il cortile d’onore, appare evidente come la struttura sia a metà strada tra fortezza e palazzo signorile: era qui che signori e ambasciatori dell’epoca venivano ricevuti in assenza del duca di Urbino. Di epoca successiva è il piccolo teatro al piano superiore, raggiungibile salendo per una scala a chiocciola che collega anche al museo della rocca.

E ancora, il vicino Palazzo Battelli ospita un’esposizione dedicata alla civiltà contadina, mentre nella collegiata di San Giovanni Battista si possono ammirare bassorilievi e affreschi risalenti al XIV e XV secolo.
Prima di tornare sui nostri passi ci concediamo un momento di relax sulle panchine che affacciano sulla balconata cittadina. Abbracciamo con lo sguardo la vallata del Foglia e risaliamo idealmente verso il Monte Carpegna, dove ha preso il via il nostro viaggio nel Montefeltro marchigiano.

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San Giovanni Battista

Un feltresco Robin Hood

Nella seconda metà del Settecento Tommaso Rinaldini detto Mason dla Blóna, un giovane originario di un paesino tra Fano e Fossombrone, imperversava insieme alla sua banda per tutto il Montefeltro.  Contrabbandava il grano per aiutare i contadini ad avere un maggior guadagno e si faceva beffe dei soldati, mal visto dai potenti e spesso appoggiato dal popolo che ne ammirava le gesta. Incalzato dalle guardie pontificie dopo uno scontro avvenuto nel territorio di San Marino, si rifugiò a Carpegna irrompendo nel palazzo e sequestrandone i proprietari.

Nel suo piano di fuga questa doveva essere solo una tappa per raggiungere la Toscana e da lì il porto di Genova. A causa di una soffiata, però, pochi giorni dopo venne stanato dai soldati del papa e costretto alla resa. Trasferito insieme ai compagni nella prigione di Rocca Costanza a Pesaro, il 9 giugno 1786 venne portato a Ravenna dove fu giustiziato il 21 ottobre.

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Antica Stamperia Carpegna

Il convento di Montefiorentino

Fondato dai Francescani nel XIII secolo e più volte rimaneggiato, il convento di Montefiorentino si raggiunge con una breve deviazione dal centro di Frontino (possibilità di parcheggio nell’ampio spiazzo in fondo al vialetto alberato). Entrando nella chiesetta del complesso religioso non mancherà di destare stupore la cappella dei Conti Oliva, attribuita a Francesco De Simone Ferrucci da Fiesole: un mirabile esempio di arte toscana in territorio feltresco. La pala d’altare su tavola è invece una delle opere più riuscite di Giovanni Santi, padre di Raffaello, mentre il Polittico di Alvise Vivarini si trova esposto presso la Galleria Nazionale delle Marche di Urbino.

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