E’ giorno di mercato ad Helmsley, ma un improvviso acquazzone ha messo in fuga tutti i venditori della piazza che in fretta e furia hanno chiuso bottega, mentre le papere che nuotano nell’Etton Gill se la spassano nell’acqua del torrente. La vicina sala da tè si è riempita di gente, e Market Square è tornata deserta: l’immacolato villaggio dello Yorkshire, 1.500 anime nel cuore del North York Moors National Park, ha visto così bruscamente interrotto il suo momento di mondanità settimanale. E’ corso in ritirata anche un gruppo di escursionisti a cavallo che poco prima aveva attraversato il paese sotto il sole, rimandando a tempi migliori il trekking nella serena campagna dei dintorni. Serviranno gli ombrelli ai turisti in visita a Duncombe Park, uno dei più bei giardini storici d’Inghilterra, che si stende a pochi minuti dall’abitato intorno a una lussuosa residenza settecentesca: o forse avranno lasciato i verdissimi prati, i boschetti e i sentieri della tenuta per trovare rifugio nelle sale dell’edificio o nel Parkland Centre, in cui si può assaggiare una gran varietà di torte fatte in casa.
Dopo un po’ la pioggia aumenta d’intensità fino ad assumere il ritmo tipico di queste latitudini, regolare e costante. Mentre cerco riparo sotto un cornicione, mi viene in mente un pescatore solitario che ho incontrato davanti alle meravigliose rovine di Bolton Abbey: in mezzo al fiume, con stivaloni e cappello, gettava la lenza nel silenzio cristallino della natura mentre lo scheletro della chiesa si specchiava come un’antica miniatura nel fiume, e tutt’intorno si stendeva il verde cupo dei boschi. Su un masso, poco distante, due secoli fa era forse solito sedersi il grande poeta romantico inglese William Wordsworth, perdutamente attratto dal fascino decadente di questo luogo.
Ad est di Bolton, nella valle dello Skell, lo Yorkshire Dales National Park conserva un altro dei grandi insediamenti religiosi d’Inghilterra: Fountains Abbey, i cui resti sono di incredibile suggestione, fu fondata nel 1132 da un gruppo di monaci esiliati da York che avevano scelto di aderire all’ordine cistercense. In pochi decenni la comunità divenne tra le più ricche e potenti del paese, ma già nel XIV secolo l’eccessivo ingrandimento del complesso – insieme a una gestione economica poco efficiente – portò a una rapida decadenza.
Come in un quadro
I vecchi tetti rossi delle abitazioni di Helmsley brillano sotto la pioggia mentre il vicino castello normanno, una sorta di affascinante monolito distrutto dai secoli, sparisce nella nebbia. E’ mezzogiorno, ma sembra notte fonda: decido allora di attraversare il ponte sull’Etton Gill per ordinare anch’io una lemon cake nella sala da tè di Market Square, aspettando che lo strano clima britannico faccia il suo corso. Solo poche ore fa ho visto levarsi un’alba radiosa su Rievaulx Abbey, la più antica abbazia cistercense d’Inghilterra, camminando in solitudine tra i ruderi mentre i primi raggi di sole illuminavano la valle del Rye: la luce irreale del nord si posava sulle arcate, disegnando nettamente i contorni di quanto resta dello spettacolare complesso cistercense che l’abate Aelred, una delle figure religiose più rilevanti della storia inglese, resse dal 1147 al 1167. Oggi l’abbazia, dove un tempo vivevano oltre 600 persone tra monaci e frati, è un altro diruto monumento al silenzio, tra boschi e prati dove ogni tanto si soffermano greggi di pecore.
A Rievaulx si arriva da Hawnby, un grumo di case isolato nella campagna, passando per Old Byland e altri minuscoli villaggi che sembrano sospesi nel tempo, lungo una stradina sulla quale bisogna fare molta attenzione a non investire fagiani e leprotti dalla coda a sbuffo. Anche qui, come in tutto lo Yorkshire, si attraversano campi che si perdono all’infinito sotto cieli bassi pieni di nuvole, con la singolare sensazione di muoversi dentro un quadro d’epoca.
Nel pub dell’Hawnby Hotel chiacchiero con un allevatore della zona che alle otto del mattino, davanti a salsicce, pancetta e uova strapazzate, rimane di stucco quando gli racconto che ho trascorso un giorno intero in Gargrave Road all’Auction Mart di Skipton, l’asta del bestiame più famosa della contea. Pecore e vitelli vengono venduti qui due o tre volte alla settimana, con i battitori che gridano le quote al microfono. Mentre ordina ancora pancetta, l’allevatore mi dice che sta per iniziare la fioritura dell’erica sulle montagne dello Yorkshire; guardando delle foto in un libro del pub vedo in effetti una piccola strada che serpeggia in mezzo a campi dalle splendide tonalità di viola. A seconda del clima, il periodo in cui le sconfinate brughiere del North York Moors National Park si riempiono di colori è compreso tra luglio e agosto e, per le piante più tardive, la fine dell’estate. Quando giungo nel cuore del parco, percorrendo la B1257 che lo attraversa da nord a sud, lo spettacolo è appena agli inizi: le fioriture di erica cinerea sono sparse a macchia di leopardo sulle colline aride e danno solo una vaga idea della magia che da lì a qualche settimana riempirà gli orizzont.
Misteri sul mare
Mentre il sole tramonta in cima alle colline, le pecore brucano vicino a misteriose pietre miliari infisse nel terreno e incise da profonde iscrizioni. A chi mai possono indicare un luogo, in quest’affascinante desolazione? Forse all’anima inquieta delle sorelle Brontë, Charlotte, Anne ed Emily che amavano passeggiare nella brughiera in cerca di ispirazione. Le tre scrittrici, tra le più amate della letteratura inglese, vissero la loro tumultuosa vita con il padre, il reverendo Patrick, in una casa parrocchiale nella parte alta di Haworth, uno dei villaggi rurali più pittoreschi dell’Inghilterra settentrionale. Nella loro abitazione, oggi trasformata in museo, le stanze sono rimaste intatte come se i proprietari dovessero farvi ritorno da un momento all’altro: tra i molti oggetti appartenuti alla famiglia ci sono manoscritti originali delle sorelle, i diari, i guanti che Charlotte usò al matrimonio, il divano sul quale Emily diede l’ultimo respiro, la cuffia da notte del reverendo Brontë e il vecchio orologio in mogano che egli caricava ogni sera alle nove in punto. Il romanzo più celebre di Emily, Cime Tempestose, sembra condensare amaramente la breve vita delle tre donne: la sua autrice e la sorella Anne morirono di tubercolosi appena trentenni, Charlotte invece lasciò questo mondo a 38 anni a causa di una gravidanza difficile. La tomba di famiglia si trova all’interno della chiesa parrocchiale, mentre Anne è sepolta nel piccolo cimitero della chiesa di Saint Mary sotto il castello della vecchia città costiera di Scarborough, la porta meridionale del North York Moors National Park. Scarborough conserva ancora in parte la nostalgica atmosfera dei tempi andati: d’estate la sua vasta spiaggia è affollata in particolare da pensionati inglesi che si tuffano intrepidi nelle acque gelide del Mare del Nord, sorvegliate dalla rocca che domina la baia dall’alto del promontorio.
A Whitby, la nostra ultima tappa, ebbe inizio l’avventura di uno dei più straordinari navigatori di tutti i tempi, James Cook: da Scarborough si punta decisamente a nord lungo la A171, attraversando splendidi villaggi di pescatori come Robin Hood’s Bay. Cook nacque a Marton il 27 ottobre 1728 ma trascorse l’infanzia nella fattoria paterna a Great Ayton, dove si può ancora vedere la scuola che frequentò e la chiesa di All Saints in cui serviva messa come chierichetto (la tomba di famiglia si trova nel piccolo cimitero); a Staithes, il più incontaminato villaggio della costa inglese con le case dai lunghi camini a picco sul porto, servì invece come garzone. Fu però a Whitby, all’epoca un porto assai trafficato, che il futuro capitano ebbe la sua formazione marinara (le carte da lui successivamente disegnate nel corso dei suoi viaggi erano talmente accurate da essere rimaste in uso fino all’inizio del Novecento) e prese il largo per dare onore e gloria alla Corona britannica: tra le sue imprese sono rimaste memorabili la missione dell’Endeavour per effettuare rilevamenti astronomici sulla distanza tra il Sole e la Terra, la scoperta della Nuova Zelanda e l’esplorazione dei mari intorno all’Australia e verso il Polo Sud. Alla notizia della sua morte, avvenuta per mano di indigeni delle isole Hawai, si dice che persino il re Giorgio III scoppiò in lacrime.
Tra i vicoli e le caratteristiche stradine del centro storico che odorano d’alghe, si può visitare la casa-museo dove Cook abitò durante il suo apprendistato, piena di cimeli e di incredibili oggetti che riportò dai suoi epici viaggi per il mondo. Il consiglio è di esplorare Whitby al mattino presto, quando il sito è meno affollato, salendo per le ripide viuzze che portano ai ruderi dell’abbazia sassone in cima alla collina, da dove si apre il grandioso panorama della città e della grande baia; in alternativa potete scegliere le ore notturne, ma in questo caso avrete serie possibilità di incontrare il Conte Dracula. Fu infatti proprio qui, in un tetro e misterioso albergo, che sul finire del 1800 lo scrittore irlandese Bram Stoker trovò l’ispirazione per il suo agghiacciante romanzo: e per entrare in sintonia con il luogo potrete leggere il racconto al chiaro di luna, magari appoggiati a qualche vecchia lapide del cimitero di Saint Mary. “Dracula sbarcò al molo di Whitby in una notte scura sotto le sembianze di un cane feroce e fece la prima vittima, Lucy Westenra, proprio sulla panchina della chiesa, accanto ai ruderi di un’antica abbazia…”.
PleinAir 394 – maggio 2005