In camper e con la bici al seguito nelle colline della Marca Trevigiana dove nasce il Prosecco, eccellenza locale
Valdobbiadene-Colline-vitate
Indice dell'itinerario

Sorseggiare un calice di spumante dal sagrato di una chiesetta antica ammirando le colline vitate patrimonio dell’umanità. Dove se non nella Marca Trevigiana, dove si produce il Prosecco eccellenza italiana? Le colline vitate, dichiarate patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, sono invitanti per chi viaggia in camper con la bici al seguito.

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Per le Strada del Prosecco

Dal porticato della pieve di San Pietro l’occhio si perde nel paesaggio incorniciato dalle colline e disegnato dai filari ordinati delle viti. L’ampio loggiato medievale merita da solo l’attenzione: vi sono custoditi affreschi di pregio come il celebre Cristo della domenica e la Madonna con bambino tra i santi. San Pietro di Feletto, sui soleggiati pendii a nord di Conegliano.

Da Conegliano a Vittorio Veneto, da Valdobbiadene a Fregona, il territorio della Strada del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene è un unico grande vigneto punteggiato da antiche abbazie, alberi secolari e rustici in pietra. Seguendo l’itinerario disegnato dalle diciotto mostre del vino ci si ferma nelle locande per assaggiare i piatti della tradizione come le trippe, il pit (pollo) in umido, il risotto al radicchio rosso, i formaggi e i salumi locali.

Conegliano, nella Marca Trevigiana

La scoperta di questo angolo della Marca Trevigiana prende il via da Conegliano, sorvegliata dal castello medievale che vigila sulla città dalla cima del Colle Giano. Il percorso pedonale che lo raggiunge costeggia le antiche mura regalando ampie vedute sul paesaggio pedemontano. La torre di guardia è sede del Museo Civico, mentre nelle immediate vicinanze l’ottocentesca Villa Gera ospita raffinati dipinti di Giovanni De Min dedicati alla vita di Giulio Cesare.

La visita prosegue nella Contrada Granda, come viene chiamato il nucleo antico raccolto intorno a Via XX Settembre su cui affacciano Palazzo Montalban, Casa Longega, il Monte di Pietà con la facciata affrescata, Palazzo Sarcinelli e il neoclassico Teatro Accademia. Arrivati al cospetto del duomo, dopo aver ammirato l’enorme affresco cinquecentesco del Pozzoserrato che decora la facciata, non minori emozioni riservano all’interno la pala della Madonna in trono col Bambino fra angeli e santi di Cima da Conegliano e la magnifica Sala dei Battuti, finemente dipinta con raffigurazioni di episodi biblici.

Belvedere sul Monte Grappa

Imboccata la SP635, all’altezza di Casotto deviamo verso San Pietro di Feletto e la pieve sopra citata, quindi puntiamo la prua verso la vicina Refrontolo. È d’obbligo una sosta al ristorante Ca’ del Poggio per vedere il famoso “muro”, la difficile salita che impegna i ciclisti del Giro d’Italia. Dalla piazza principale un percorso pedonale conduce alla collinetta su cui sorge il Tempietto Spada, di forma circolare e in stile neoclassico.

Scendendo verso il paese non mancate un passaggio alla parrocchiale di Santa Margherita: dal sagrato la vista si apre verso il Montello e il Monte Grappa. Proseguendo si costeggia la barchessa, la costruzione su due piani che completa Villa Spada. Lasciandosi alle spalle il paese, sulla strada verso Rolle, seguite le indicazioni per il Molinetto della Croda, un antico mulino tuttora in funzione che sfrutta le acque del torrente Lierza, inserito in un incantevole contesto paesaggistico.

Eremi, castelli e palafitte

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Tornati sui nostri passi fino a riprendere la SP635, proseguiamo in direzione nord alla volta di Revine. I due piccoli specchi d’acqua della zona (i laghi di Santa Maria e di San Giorgio, tra i comuni di Revine Lago e Tarzo) oltre a offrire un pregevole ambiente naturale custodiscono anche importanti testimonianze di età paleolitica: dopo una passeggiata lungo le sponde andate a curiosare nel Parco Archeologico Didattico del Livelet, che ricostruisce un villaggio preistorico con tanto di palafitte. A seguire, il nostro itinerario decisamente a ovest imboccando la strada per Miane e Valdobbiadene.

Ovunque fra i vigneti e le colline occhieggiano eremi, cappelle e abbazie come quella di Santa Maria di Follina, costruita nel XII secolo e occupata prima da monaci benedettini, poi cistercensi e infine serviti. Prima di arrivare al delizioso borgo di Cison di Valmarino si scorge un imponente maniero arroccato: è Castelbrando, oggi sede di un elegante albergo con ristorante e centro congressi, raggiungibile con la funicolare che parte dalla strada a valle.

Un pasto fai da te a Valdobbiadene

Superata Miane con una piccola deviazione si arriva alla grotta del Landrel, una suggestiva caverna raggiungibile con un sentiero che parte dal santuario della Madonna del Carmine. Siamo nella zona del Cartizze, compresa fra le colline più scoscese che separano San Pietro di Barbozza, Santo Stefano e Saccol.

Una chicca imperdibile è l’Osteria senza Oste, dove ci si serve da soli scegliendo cibo di ottima qualità accuratamente disposto tra scaffali, mensole e frigoriferi. Una volta finito il pasto si lasciano i soldi un una cassetta sul tavolo e si va via, appagati anche dalla scorpacciata di colline che circondano il casolare in pietra. L’eremo di Sant’Alberto, la parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo con l’altare maggiore in stile barocco veneziano, il santuario Immacolata di Lourdes con l’annesso convento e la chiesa campestre di Sant’Antonio a Barbozza sono i segni di una fede profonda e del secolare transito dei pellegrini in questi luoghi.

Valdobbiadene ci accoglie con il suo ricco campionario di chiese e palazzi: la parrocchiale di Guia attribuita al Canova, la quattrocentesca San Gregorio, Villa Piva, detta anche Villa dei Cedri, un antico opificio ottocentesco. Ma l’edificio che più attira la nostra attenzione è Villa Barberina, risalente al XVIII secolo: sede del Consorzio Tutela del Vino Prosecco Conegliano Valdobbiadene Docg, è la degna chiusura di questo viaggio fra le colline dell’Alta Marca Trevigiana.

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