Val Venosta in bici lungo l'Adige

In Val Venosta in bici lungo l'Adige un percorso ciclabile che dal Passo Resia conduce nei pressi di Merano tra paesi curati e castelli.

Indice dell'itinerario

Sogni una vacanza di pedalate e paesaggi da sogno lontano dallo smog e dalla vita frenetica della città? Punta il muso del camper sul versante occidentale dell’Alto Adige e vieni con noi a scoprire la Val Venosta, in bici lungo l’Adige. L’unica area di sosta camper della Val Venosta si trova al Lago di Resia ma non mancano i campeggi.

La ciclabile della Val Venosta

Dove più di duemila anni fa marciavano legionari e commercianti, attraverso il varco alpino offerto dal Passo Resia, oggi migliaia di appassionati della bicicletta pedalano sul sedime della lunga pista ciclabile della Val Venosta. La Via Claudia Augusta garantiva un collegamento veloce fra il Danubio e il Po, unendo la Baviera al Mare Adriatico in un percorso che oggi si può affrontare agevolmente anche in sella alla propria bici dalla cittadina tedesca di Donauwörth, poco più a nord di Augusta, fino ad Altino, un tempo essenziale porto sulla laguna veneta.

È però il tratto altoatesino dal Lago di Resia fino a Merano quello che regala i paesaggi più spettacolari, attraversando l’intera Val Venosta in bici lungo l’Adige. La sua sorgente è peraltro raggiungibile attraverso un agevole sentiero che parte dal borgo di Resia, ad una manciata di chilometri dal confine con Austria e Svizzera.

Il campanile sommerso

Una piccola lapide certifica ufficialmente il punto di partenza del secondo fiume più lungo d’Italia, che dopo poche centinaia di metri va a formare il lago creato artificialmente in seguito alla realizzazione di una diga alla fine degli anni Quaranta. L’attrazione principale del posto è il celebre campanile sommerso, risalente al XIV secolo: si tratta dell’unica testimonianza visibile del paesino di Curon Vecchia, inabissatosi e ricostruito qualche decina di metri più a monte.

163 case e più di 500 ettari coltivati scomparvero sotto le acque del nuovo lago, nonostante la contrarietà della popolazione, poco convinta dell’opportunità di realizzare quell’intervento.

il campanile sommerso nell’abitato di Curon Vecchia, sul Lago di Resia

È qui che abbiamo deciso di imboccare la ciclabile, sia perché sulle rive occidentali del lago si trova un’ampia area di sosta riservata ai camper sia perché fino a Merano, una novantina di chilometri circa, le discese sono più numerose delle salite. Per il rientro è possibile approfittare del treno, che in questa stagione non presenta restrizioni al trasporto delle due ruote, anche se conclude la sua corsa a Malles: un’ottima opportunità per poter visitare la valle percorrendola tutta in bicicletta.

Pochi chilometri dopo aver abbandonato le sponde del lago la ciclabile incrocia il paese di Burgusio, dominato dalla mole del Castello del Principe ma soprattutto da quella dell’abbazia di Monte Maria, il monastero benedettino più alto d’Europa (1.335 m), che si staglia col suo nitore sul verde del bosco retrostante; purtroppo le visite guidate si concludono alla fine di ottobre e ci siamo dovuti accontentare di ammirare solo le imponenti architetture esterne.

Glorenza

Risaliti in sella e superata Malles Venosta abbiamo pedalato fino a Glorenza, una delle cittadine più belle ed eleganti del Südtirol, tutta racchiusa all’interno delle sue mura cinquecentesche. La perfetta conservazione del patrimonio architettonico ha trasformato il borgo in un piccolo gioiello, non a caso appetito negli ultimi anni da molte produzioni cinematografiche che vi hanno trovato quinte ideali per le loro sceneggiature. Impressionano in particolare le mura fortificate, uniche nell’arco alpino per l’integrità della conservazione, e le tre porte turrite che davano accesso al centro. Ma è l’atmosfera medievale che si respira passeggiando per le sue strade che colpisce di più.

La ciclabile prosegue oltre Sluderno senza entrare nel centro storico: abbiamo deciso però di fermarci, visto che sopra il paese si trova un maniero davvero da favola. Il nucleo originario di Castel Coira, come testimoniato da una straordinaria Madonna scolpita, risale alla fine del XIII secolo. Mai distrutto nel corso della sua storia secolare, il castello conserva preziose testimonianze di tutte le epoche, condensate in particolare in quella che viene considerata la più grande sala d’armi del continente, impreziosita com’è da più di cinquanta armature complete e da una collezione di spade, lance e alabarde che non ha eguali.

la corte interna del castello di Silandro

Raggiunta nuovamente la ciclabile, ci siamo diretti prima nelle vicinanze di Montechiaro, dove spiccano le rovine dell’omonima fortezza duecentesca, e poi a Silandro, una delle cittadine più popolate e animate della valle. È un altro castello, nemmeno a dirlo, a costituire il maggiore motivo di interesse: edificato intorno al 1600 come residenza estiva, rappresenta uno degli edifici più importanti e meglio conservati della Venosta. Trasformatosi nel corso degli anni in biblioteca e centro museale, custodisce due preziosi menhir recuperati nella vicina Vezzano che rappresentano in forma stilizzata una figura maschile e una femminile.

Sempre a Silandro ha sede Avimundus, uno dei centri visita del Parco Nazionale dello Stelvio, il cui territorio si estende per oltre il 40% della superficie altoatesina proprio nella Val Venosta: la struttura informativa offre la possibilità di conoscere i segreti dell’avifauna locale grazie all’esposizione di esemplari impagliati e alla proiezione di interessanti documentari.

Castebello visto dalla banchina della stazione

Superata Laces, dove si trova il modernissimo impianto AquaForum dotato di saune e piscine per il nuoto e lo svago, la ciclabile si stringe fra le pendici dei monti, la statale, la ferrovia e l’Adige fino a Castelbello, sopra cui si trova il duecentesco maniero in posizione davvero suggestiva, quindi torna ad aprirsi nella vallata costellata da pregiati meleti. Il percorso si fa qui più pianeggiante e torna a seguire la sponda del fiume, ma all’altezza di Stava si rende necessaria una deviazione in modo da poter risalire, poco prima della strada per la Val Senales, fino al Castel Juval, la residenza estiva del celebre scalatore Reinhold Messner che lo ha trasformato in museo della montagna.

Rimane aperto fino alla prima domenica di novembre e rappresenta un’imperdibile occasione per conoscere le straordinarie imprese di cui si è reso protagonista il grande alpinista e ammirare le attrezzature da lui utilizzate durante le spedizioni nonché una preziosa serie di cimeli tibetani.

Tornando a pedalare sulla ciclabile si procede ulteriormente verso Merano fino ad incrociare il borgo di Parcines: qui non ci siamo fatti scappare l’occasione di salire fino alla cascata omonima, che vanta un salto di quasi cento metri. La si può raggiungere dall’abitato con una passeggiata di un’ora e mezza oppure, disponendo di buoni muscoli o della batteria della bici ancora carica, pedalando; la soluzione più comoda è però rappresentata dalla navetta che conduce fino al ristorante situato a poche decine di metri dalla piattaforma dalla quale ammirare questo incredibile spettacolo della natura. Nella cittadina ha inoltre sede il museo della macchina da scrivere intitolato a Peter Mitterhofer, una delle diverse persone a cui è attribuita l’invenzione della macchina da scrivere, che qui nacque nel 1822: attenzione però, perché da novembre il museo è visitabile solo il martedì dalle 10 alle 12.

A Rablà invece, pochi chilometri prima, i più piccoli – ma anche i più grandi! – potranno scoprire la più grande installazione digitale di ferrovie in miniatura d’Italia, Mondotreno: mille metri quadrati di superficie espositiva distribuiti su tre piani per oltre ventimila pezzi, numeri da capogiro per plastici che riproducono ambienti reali e non.

Ancora qualche chilometro ed ecco Lagundo, all’imboccatura della valle prima che questa si apra verso Merano alla confluenza fra Adige e Passirio. È definito “il paese giardino” per via della mitezza del clima: meta assai amata dagli escursionisti, nel suo territorio offre ben centosessanta chilometri di sentieri, il più celebre dei quali è quello della roggia che si snoda sopra il paese offrendo bei panorami della Val d’Adige.

Luoghi di grande diversità, dunque, come accade nelle valli i cui estremi sono separati da altitudini significative: dai quasi quattromila metri delle vette che sovrastano il Passo Resia ai meleti e ai vigneti nei pressi di Merano ci s’imbatte in una straordinaria successione di paesaggi, che in autunno finiscono per acquistare un fascino ancora maggiore, soprattutto se per goderli appieno ci si affida ai ritmi lenti delle pedalate e del pleinair.

Lo scivolo del marmo

A Lasa, importante centro per l’estrazione di marmo pregiato, merita una visita un’ingegnosa opera progettata e costruita alla fine degli anni Venti del secolo scorso: la ferrovia marmifera consiste in una teleferica, una strada ferrata a scartamento ridotto e una funicolare che permettono di trasportare massi di venti tonnellate dai 1.500 metri di altitudine della cava Acqua Bianca agli 870 dello stabilimento di lavorazione. Un sistema che da allora, anche grazie a recenti ammodernamenti, continua a garantire il trasporto dei blocchi in piena sicurezza.

le mele della Val Venosta

Tolto il medico di torno

È il microclima, unico e inimitabile, il segreto della straordinaria qualità delle mele della Val Venosta IGP. Nonostante la latitudine le statistiche confermano una media di trecento giorni di sole all’anno e un’escursione termica fra notte e dì tale da impedire la proliferazione di parassiti: per questo i pochi insetti in grado di minare la qualità dei pomi vengono combattuti con altri insetti che ne sono ghiotti. Il risultato di questa tradizionale coltivazione? L’intero fondovalle è una specie di enorme meleto, in grado di far maturare ogni anno quasi trecentomila tonnellate di frutta.

I sentieri delle rogge

Perché la Val Venosta diventasse uno dei territori più vocati alla coltivazione delle mele è stato necessario solcarla tutta con una fitta rete di canali irrigui (le rogge, per l’appunto), in modo da portare l’acqua dell’Adige in ogni angolo della vallata. Molti di essi sono stati ammodernati, in ossequio alle esigenze della produzione, ma altri sono rimasti esattamente com’erano quando furono costruiti, qualche secolo fa: oggi rappresentano originali percorsi escursionistici affrontabili da chiunque e in qualsiasi stagione. I più frequentati sono l’Oberwaal a Malles, il Leiten und Berkwaal a Sluderno e il Turnaunawaal a Tubre.

Informazioni pratiche

L’unica area di sosta della Val Venosta dedicata ai camper, dotata di impianto di carico e scarico, si trova al Lago di Resia presso il parcheggio della cabinovia Piz Belpiano: il costo del pernottamento è di 15 euro. In alternativa si può fare riferimento ad uno dei pochi campeggi che nella valle rimangono aperti almeno fino alla metà del mese di novembre, come il Camping Zum See che si trova sullo stesso lago (www.zumsee.it, tel. 0473 634576), il camping Mals a Malles Venosta (ma solo fino al 14 del mese, www.campingmals.it, tel 0473 835179), il camping Sägemühle a Prato allo Stelvio (fino alla metà del mese, www.saegemuehle.it, tel 0473 616078) e il Camping Cevedale a Coldrano (www.camping-goldrain.com, tel 391 4327283).

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio