La città aretina si appresta a diventare un approdo d’elezione per il turismo itinerante, grazie a un’eccezionale offerta culturale e a iniziative ad hoc che includono la realizzazione di un’area di sosta.
Persone in fila lungo il Tumulo nel parco archeologico del Sodo
Indice dell'itinerario

Un detto popolare la definisce “madre di Troia e nonna di Roma”. È proprio da Cortona, in Val di Chiana, che secondo l’Eneide di Virgilio il mitico Dardano sarebbe partito per andare a fondare la città di Troia, mentre i suoi successori – fra cui Enea – sarebbero approdati in seguito sulle coste laziali per dare origine a Roma.

Cortona attraverso i secoli

Al di là della leggenda, la storia di questa gemma della Toscana aretina affonda le sue radici fino all’VIII secolo a.C., come testimoniano i resti di una capanna villanoviana riportati alla luce in pieno centro diversi anni fa. La cittadina, che è stata una delle più importanti lucumonie etrusche (territori sotto il controllo dei lucumoni, magistrati supremi che detenevano il potere politico, militare e religioso), è abbracciata da imponenti mura e domina dall’alto della sua collina la vasta e fertile distesa della Val di Chiana.

Proprio per questa posizione strategica, che permetteva un ottimo controllo delle terre circostanti, l’antica Curtun è stata nel corso dei secoli teatro di aspre battaglie. Divenuta municipio romano nell’89 a.C., dopo la caduta dell’Impero subì l’occupazione dei Goti e le successive scorrerie di Longobardi e Bizantini, per ritrovarsi poi nel periodo medioevale invischiata negli scontri tra guelfi e ghibellini.

Come se non bastasse, nel 1799 Cortona dovette difendersi dal tentativo di occupazione da parte delle truppe napoleoniche, e finalmente nel 1860 entrò a far parte del Regno d’Italia. Insomma un borgo dal passato turbolento, illuminato però da personaggi che hanno lasciato segni indelebili nella sua storia. Come San Francesco, che nel XIII secolo vi fondò un convento, o artisti del calibro di Luca Signorelli, allievo di Piero della Francesca, Tommaso Bernabei detto il Papacello, Pietro Berrettini e il futurista Gino Severini, tutti nati fra le mura cortonesi. E proprio qui sono conservati autentici tesori che attirano ogni anno migliaia di visitatori in cerca di quella bellezza che, come disse Dostoevskij, “salverà il mondo”.

Veduta Piazza della Repubblica e del Palazzo Comunale_loggia Palazzo Passerini
Veduta Piazza della Repubblica e del Palazzo Comunale_loggia Palazzo Passerini

Un museo a cielo aperto

Per scoprirli basta inoltrarsi per le stradine e i vicoletti di pietra che s’inseguono sul colle, scivolando pian piano nelle pieghe della storia fra splendide chiese, antichi palazzi, reperti archeologici e panorami bucolici, come quello che dall’assai frequentata Piazza Garibaldi (detta Carbonaia perché un tempo vi si vendeva il carbone) si apre verso la Val di Chiana e il Trasimeno. Proprio da qui parte Via Nazionale, la Rugapiana dei cortonesi, ossia l’unica strada del borgo tutta in piano e costellata di negozi, dimore storiche, caffè, ristoranti e vecchie botteghe.

Sfocia nella centrale Piazza della Repubblica, dominata dall’imponente palazzo comunale del 1200 e dal trecentesco Palazzo del Capitano del Popolo o Palazzo Passerini. Nell’attigua Piazza Signorelli, che ogni sabato mattina si anima con il mercato cittadino, s’innalzano invece il massiccio Palazzo Casali, originario del XIII secolo e sede dell’imperdibile MAEC (Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona) e l’ottocentesco Teatro Signorelli, che ospita importanti manifestazioni culturali. Questa è la zona dell’antico foro etrusco-romano, da dove ancora oggi s’irradia quel dedalo di viuzze e scalinate che, fra negozi d’artigianato e locali rustici dove gustare la famosa cucina toscana, regalano sorprese ad ogni angolo.

La cattedrale di Santa Maria Assunta e le altre chiese

A cominciare dalla cattedrale rinascimentale di Santa Maria Assunta, realizzata sulle rovine di un’antica chiesa del 1086 e della quale si vedono ancora i resti sulla facciata, che conserva importanti pitture fra cui una Natività di Pietro Berrettini. Giusto di fronte, il Museo Diocesano è uno scrigno di autentici tesori dell’arte toscana dal XIII al XIX secolo, con famose opere del Beato Angelico, di Bartolomeo della Gatta, Lorenzetti, Giuseppe Maria Crespi, Andrea del Sarto, Gino Severini e una delle più ricche collezioni dei dipinti di Luca Signorelli. Da qui bastano pochi passi in discesa per ritrovarsi in pieno Medioevo, fra le caratteristiche case della stretta Via Janelli, con i piani rialzati sporgenti e sorretti da travi di legno.

Seguendo le mura verso sud ecco poco dopo Porta Bifora, l’unica della cinta etrusca giunta fino a noi, mentre nei pressi di Porta Sant’Agostino si trova una volta a botte di età etrusco-romana, usata probabilmente come cisterna o deposito. Sulla salita di Via Guelfa si affacciano la chiesa e il convento di Sant’Agostino (oggi adibito a centro convegni) con lo splendido chiostro ricco di decorazioni, mentre fra i vicoli interni in direzione di Via Ghibellina si fa largo la piccola e deliziosa chiesa di San Benedetto, a pianta circolare e con una suggestiva doppia scalinata. Di ben altre dimensioni la monumentale chiesa di San Francesco, con annesso convento, realizzata nella metà del XIII secolo da frate Elia Coppi e successivamente rimaneggiata. All’interno conserva, fra le altre cose, il reliquiario della Croce Santa, contenente un frammento di quest’ultima che frate Elia (la cui tomba è dietro l’altare) ebbe in dono dall’imperatore d’Oriente durante la sua visita a Costantinopoli.

La Porta Bifora, con una delle due entrate murate
Porta Bifora

Alla ricerca del miglior panorama sulla Val di Chiana

Continuando a salire fra le stradine medioevali si raggiunge in breve la casa natale di Pietro Berrettini, al civico 33 della via dedicata al grande pittore, oggi villa privata per turisti. Proseguendo si toccano la splendida chiesa quattrocentesca di San Niccolò, con un bellissimo soffitto a cassettoni e un quadro bifronte con opere di Luca Signorelli, e quella più antica di San Cristoforo, con il sottile campanile decorato da una bifora.

Da qui una ripida salita conduce fino alla basilica di Santa Margherita, un imponente santuario neogotico raggiungibile anche con la provinciale, edificato nella seconda metà dell’Ottocento in sostituzione di una preesistente chiesa trecentesca ma con il rosone della facciata originario. All’interno spiccano un’urna d’argento che custodisce il corpo della santa e un crocifisso ligneo del XIII secolo che, secondo la tradizione, le avrebbe parlato. Ancora un po’ più su, sul punto più alto del borgo, domina la fortezza medicea o di Girifalco, eretta a metà del Cinquecento sui resti di una precedente roccaforte e da cui si gode un grandioso panorama su Cortona e la Val di Chiana fino al Trasimeno.

Chiesa di San Niccolò
Chiesa San Niccolò

Passeggiate nei dintorni di Cortona

Si può tornare verso il centro lungo la bella Via Crucis che scende fino a Porta Berarda e alla particolarissima chiesa di San Marco, posta su due livelli con due entrate separate, la cui facciata inferiore è impreziosita da un mosaico di Gino Severini raffigurante San Marco. Dalla sottostante chiesa gotica di San Domenico, che rimane appena esterna alle mura e custodisce una Madonna con Bambino e Santi del Signorelli, parte una piacevole passeggiata che attraversa i giardini pubblici e prosegue in un lungo viale alberato – particolarmente suggestivo in autunno – dove i cortonesi si rilassano camminando, facendo jogging e andando in bici.

Prima di lasciare questo borgo affascinante è d’obbligo una visita ad altre due gemme dell’architettura religiosa, entrambe poco fuori della cinta muraria e diametralmente opposte. Quella a nord è la chiesa di Santa Maria Nuova, bel santuario del XVI secolo a pianta quadrata dove mise mano anche il Vasari; l’altra è la magnifica Santa Maria delle Grazie al Calcinaio, edificata tra il 1485 e il 1514, che si erge maestosa fra gli olivi ed è un autentico capolavoro del maestro senese Francesco di Giorgio Martini. Insomma, Cortona più che una piccola città è un grande museo a cielo aperto, un luogo di gioia per gli occhi e per lo spirito. Quella gioia che forse San Francesco aveva percepito già qualche secolo fa, visto che decise di fermarsi un po’ di tempo proprio qui.

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