Maremma, nelle città del tufo in camper e in agricampeggio

Un itinerario in camper nelle Città del Tufo (Pitigliano, Sovana e Sorano), sorte come antichi insediamenti etruschi, sviluppatesi nel Medioevo e giunte a noi integre nel loro bagaglio di storia e arte.

Indice dell'itinerario

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Pitigliano

Il colpo d’occhio arrivati a Pitigliano è meraviglioso: si ha l’impressione che la casuale morfologia del tamburo di roccia su cui poggia l’antico borgo, salendo verso l’apice, trovi un naturale ordine articolandosi in mura, finestre, archi e vicoli, senza soluzione di continuità. Su tutto prevale il caratteristico colore ocra del tufo, rafforzando la sensazione che – più che per mano dell’uomo – l’abitato sia nato per un arcano e misterioso processo naturale. Eppure le belle arcate dell’acquedotto mediceo furono partorite dall’ingegno dell’architetto Antonio da San Gallo il Giovane: i lavori per la loro edificazione iniziarono nel Cinquecento per volere degli Orsini e terminarono nel Seicento sotto il dominio dei Medici.

L’impronta della famiglia dei Medici

Nel XVIII secolo, con la famiglia dei Lorena, furono aggiunte all’opera un’ulteriore serie di arcate minori conferendo alla struttura l’attuale aspetto imponente. Entrati nel borgo prima di inoltrarsi per i suoi pittoreschi vicoli conviene fare una tappa in Piazza della Repubblica, con l’antica fontana medicea e la prospicente fontana delle sette cannelle.

Qui affaccia l’imponente Palazzo Orsini che ospita l’interessante Museo Diocesano d’Arte Sacra; nell’edificio del XII secolo – dimora dei Conti Aldobrandeschi di Sovana divenuta nel 1313 proprietà degli Orsini – una ventina di sale conservano preziosi oggetti di artigiano, gioielli, statue e tele, testimonianza dell’arte sacra del territorio, incorniciate dagli splendidi interni gentilizi dell’edificio che ospita anche un antico frantoio. Gli stretti vicoli, intatti nel loro aspetto medievale, avvolgono il visitatore conducendolo attraverso il borgo in un susseguirsi di piccoli e incantevoli scorci fino a portarlo al duomo, dominato da un’imponente torre campanaria.

Originaria del XIII secolo, la cattedrale dedicata ai santi Pietro e Paolo conserva al suo interno diverse opere tra le quali la bellissima e grande tela della Madonna del Rosario con Santi realizzata nel 1609 dal pittore Francesco Vanni. Poco distante, continuando a inoltrarsi nel nucleo antico, si trova l’antica chiesa di Santa Maria e San Rocco: benché ricostruita nel Quattrocento, il suo primo originario risale al XII-XIII secolo. Nella navata centrale si apprezzano gli affreschi che riproducono stemmi delle più importanti famiglie di Pitigliano, tra i quali spicca quello della casata dei Medici.

Già nel Quattrocento qui risiedeva una consistente popolazione ebraica che crebbe ulteriormente a seguito delle restrizioni contro questo popolo, sancite prima dalle bolle Papali e poi dai provvedimenti del Granduca di Toscana, che si susseguirono dal 1555 al 1571.

La piccola Gerusalemme

Per gli ebrei i piccoli feudi indipendenti tra il Lazio e la Toscana, divennero un porto franco dove insediarsi, tra questi, la Contea di Pitigliano governata dagli Orsini ospitò una delle più importanti comunità ebraiche che valse al borgo il nome di Piccola Gerusalemme.

La possibilità di esercitare liberamente un’attività commerciale e di possedere beni stabili rese sempre più solido il ruolo degli ebrei nella struttura sociale, favorendo le basi durature di una pacifica convivenza con i cristiani, tanto che nel 1598 fu loro consentito di erigere un tempio. La testimonianza di quest’antica presenza è rappresentata dal ghetto, una delle parti più suggestive della cittadina dove il visitatore compie un salto indietro nel tempo.

Si inizia dalla sinagoga, ricostruita nel 1995 dopo che quella antica fu distrutta da una frana negli anni Sessanta, per proseguire lungo il percorso che, snodandosi attraverso suggestivi ambienti sotterranei scavati nel tufo, fa rivivere l’antico quotidiano della comunità ebraica. C’è la macelleria kashèr, dove il shochet (macellaio esperto) eseguiva la macellazione degli animali secondo le rigide norme dettate dalla Torah.

Ci sono la conceria e il forno delle azzime, aperto una volta l’anno perché utilizzato esclusivamente per la cottura dei dolci e del pane azzimo durante la Pasqua ebraica. C’è infine la bellissima cantina, dove era prodotto e conservato il vino kashèr. Il piccolo Museo della Cultura Ebraica, ricavato in quello che fu il primo luogo di culto all’inizio dell’insediamento della comunità, completa la visita con una bella mostra di oggetti legati alla tradizione ebraica.

Illustri rappresentanti della tradizione anche le irresistibili tentazioni kashèr del borgo, come gli ottimi vini bianchi o rossi e il delizioso sfratto, dolce con noci e miele tipico di Pitigliano.

Sovana

Piccola frazione di Sorano ma dagli illustri trascorsi storici, Sovana (l’antica Suana , florida città etrusca alleata di Vulci contro l’espansione romana) è legata alle figure di San Mamiliano, evangelizzatore della Toscana nel V secolo, e di Ildebrando di Soana, salito al soglio pontificio nel 1073 come papa Gregorio VII, noto come uno dei principali papi riformisti della storia.

Un pezzo di Medioevo

Il suo impianto medievale, rimasto pressoché inalterato, ha come centro nevralgico la bella Piazza del Pretorio dalla caratteristica pavimentazione in cotto rosso su cui affacciano il palazzetto dell’Archivio con un antico orologio azionato da pesi, la Loggia del Capitano, il palazzo Pretorio con gli stemmi dei Capitani di Giustizia che si succedettero dal Quattrocento al Seicento, e la chiesa di Santa Maria Maggiore, risalente al XII secolo ma fortemente rimaneggiata nel XVI secolo.

L’edificio religioso, nonostante sia caratterizzato da un esterno estremamente spoglio, custodisce all’interno un vero tesoro. Si tratta di un prezioso ciborio preromanico – uno dei più antichi della Toscana – perfettamente conservato e probabilmente proveniente dalla vicina chiesa di San Mamiliano. Oggi quest’ultima è diventata un museo che ospita circa cinquecento monete d’oro del V secolo ritrovate al suo interno nel 2004 durante una campagna di scavi archeologici.

Secondo alcuni storici il tesoro di San Mamiliano sarebbe quello citato dal Dumas nel Conte di Montecristo, Nispirato a un’antica leggenda secondo la quale nella chiesa di San Mamiliano sull’isola di Montecristo fosse nascosto un tesoro. Alle opposte estremità dell’asse su cui si sviluppa il borgo si trovano i resti della massiccia Rocca Aldobrandesca, risalente all’anno mille, e – appena fuori dall’abitato – il duomo, il cui primo impianto è databile intorno al VIII-IX secolo. Seppur rimaneggiato più volte fino al Seicento l’antico edificio conserva, oltre a un fonte battesimale ottagonale del 1434, la bella cripta risalente alla sua fondazione.

Mondo etrusco

Caratteristiche del triangolo compreso tra le Città del Tufo sono le tagliate etrusche, vere e proprie opere d’ingegneria scavate a mano negli spessi sedimenti di tufo oltre duemilacinquecento anni fa. Nell’area se ne contano oltre una ventina e il perché di tanto sforzo ancora non è chiaro. Alcuni studiosi ipotizzano che fossero dei percorsi sacri, altri che servissero per abbreviare le distanze tra i centri abitati: di sicuro nel Medioevo furono utilizzate come vie di comunicazione

È interessante comunque il fatto che queste tagliate, dette Vie Cave, si sviluppassero nella maggior parte dei casi nei pressi delle necropoli. Un esempio è quella del Cavone, appena fuori Sovana, tra le più le più importanti e grandiose; circa quattro metri di larghezza per un chilometro di lunghezza. Lungo le impressionanti e ripide pareti di tufo, alte una decina di metri, si possono notare antichi loculi e iscrizioni etrusche – tra cui una singolare a forma di svastica, simbolo del sole – insieme a edicole scacciadiavoli e cappelle ex-voto di epoca medievale, che testimoniano quanto queste vie di comunicazione siano state usate nei secoli, tanto che il piano di calpestio attuale risulta molto più in basso di quanto fosse all’origine.

Necropoli di Sovana

A poca distanza dal Cavone si apre la necropoli di Sovana, che – insieme all’insediamento rupestre di San Rocco nei pressi di Sorano e quello di Vitozza, nella frazione di San Quirico – costituisce il Parco Archeologico Città del tufo, istituito nel 1998. Nel primo settore della necropoli, insieme a schiere di tombe a dado e semidado, spiccano le monumentali tombe di Pola, quella dei Demoni alati e la famosa Tomba Ildebranda, che prende il nome da Ildebrando di Soana. Nel secondo settore posto a poche centinaia di metri, nell’area di San Sebastiano-Sopraripa, dopo aver attraversato la suggestiva tagliata della Via Cava di San Sebastiano, si giunge ad un’altra famosa tomba, quella delle Sirene caratterizzata da bellissime decorazioni a rilievo.

Sorano: la più antica

Risalente al III secolo avanti Cristo, Sorano è la più antica delle Città del Tufo. A dominare sul suo impianto medievale è la possente fortezza Orsini, eretta dagli Aldobrandeschi nel XII secolo, che per secoli tenne duro agli assedi delle truppe di Orvieto, di Siena e infine a quelle dello Stato Pontificio. Vista dall’esterno la mole non fa percepire le sue reali dimensioni, perché essa si sviluppa su ben cinque piani sotterranei ottenuti con una gigantesca opera di scavo dello sperone di tufo su cui poggia.

La sua forza era nell’autosufficienza: disponeva al suo interno di cisterne per la raccolta dell’acqua, un mulino e tutto il necessario alla sopravvivenza degli abitanti del borgo. I suoi interni, che in alcuni locali ospitano il museo del Medioevo e del Rinascimento, mostrano ancora oggi come fosse organizzata la struttura difensiva, suddivisa tra i settori adibiti ai soldati, alle prigioni e alle funzioni della vita quotidiana.

All’esterno il camminamento lungo le mura della fortezza offre un’incomparabile vista sul borgo con i suoi stretti vicoli e le case addossate e sull’altra struttura fortificata di Sorano, il Masso Leopoldino, più antica della fortezza Orsini e caratterizzata dalla una terrazza panoramica su cui svetta la bella Torre dell’Orologio. La visita del nucleo storico si svolge attraverso un intrico di stradine e piazzette, posti a diversi livelli e collegati da piccole scalinate, che regalano a ogni passo bellissimi scorci e notevoli esempi dell’architettura difensiva medievale, come le caratteristiche case-torri che a tratti si fondono con la viva roccia. Un piccolo mondo ricavato nel tufo, la pietra in cui la natura e la storia da migliaia di anni incidono la loro testimonianza.

Il triangolo delle delizie

Oltre alle prelibatezze kashèr di Pitigliano, le tre delle Città del Tufo offrono una messe di emozioni per il palato. In autunno i tipici salumi e formaggi locali, insieme all’olio e ai vini sono protagonisti di numerose feste. Un’occasione per assaggiare ricette tradizionali come i pici al ragù di cinghiale e la grigliata insaporita con lardo e noci; e i piatti in cui la cucina locale e quella ebraica si fondono con punte di eccellenza rappresentate dai tortelli di ricotta di pecora ricoperti di zucchero e cannella e gli irresistibili carciofi ripieni.

Testo e foto di Adriano Savoretti

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