La costa centro-occidentale della Sardegna nasconde un vero e proprio patrimonio naturalistico costituito da una serie di dune sabbiose che, in alcuni punti, formano deserti estesi anche vari chilometri quadrati. Sono le dune di Is Arenas s'Acqua e S'Ollastu, di Piscinas, di Scivu e di San Nicolò.
Indice dell'itinerario

Agli albori del ‘900 l’Iglesiente (da Oristano a Buggerru) rappresentava il fulcro dell’economia della Sardegna in virtù della presenza di un centinaio di miniere, all’interno delle quali lavoravano svariate decine di migliaia di minatori e da cui si estraevano ferro, carbone, blenda, galena ma anche argento, cadmio e antimonio. Cessata l’attività, dopo lunghi anni di abbandono oggi si inizia a pensare al recupero e alla fruizione in chiave turistica di questi siti di archeologia industriale, che saranno inclusi nel neo-costituito Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna.

Siamo in un vasto e composito territorio delimitato dall’area bonificata di Arborea a nord, dalla pianura del Campidano ad est, dal torrente Cixcerri a sud e dalla costa occidentale dell’isola che va da Capo della Frasca al Golfo di Gonnesa. Il fascino di questo ambiente costiero è aumentato dal fatto che qui si trovano alcune delle zone desertiche più interessanti e scenografiche del nostro paese, sia dal punto di vista ambientale che paesaggistico. Vecchie di migliaia d’anni, costituiscono un habitat naturalistico d’eccezione che, unito alla straordinaria limpidezza del mare, rappresenta un’opportunità di visita da non perdere.

Un itinerario particolarmente godibile è quello che va dalle dune di Torre dei Corsari (o più esattamente di Is Arenas ‘e S’Acqua e S’Ollastu, che significa “le sabbie della sorgente e dell’olivastro”) a quelle di Scivu, passando per Piscinas (un’oasi desertica di oltre 3 chilometri quadrati che circonda il letto del torrente omonimo e arriva fino al mare) e concludendosi alle dune di San Nicolò, situate alle spalle della spiaggia di Portixeddu Buggerru.

Alcune di queste formazioni si spingono verso l’interno per diversi chilometri e raggiungono anche i 100 metri di altezza, anche se tale quota è molto variabile trattandosi di dune mobili che il maestrale modella e modifica ogni giorno. Le pendici sono in parte ricoperte da una particolare vegetazione di ginepri e piante grasse che offre rifugio a pernici, conigli selvatici, volpi, gatti selvatici, gheppi e poiane, oltre a una grossa colonia di cervi sardi.

Da Oristano a Torre dei Corsari e a Gutturu’e Flumini

A sud di Oristano si apre l’immensa zona bonificata di Arborea, quasi 10.000 ettari strappati allo stagno di Sassu nel 1920, dove lunghi rettilinei di nastro asfaltato si rincorrono attraverso allevamenti di bestiame e piantagioni di mais, ortaggi, frutta. La direzione da prendere è Marceddì, un piccolo borgo di pescatori dove troviamo ancora le case a un piano abitate un tempo dai primi coloni della bonifica; da qui uno strettissimo ponte sullo stagno di San Giovanni permette di arrivare a Sant’Antonio di Santadi.

Il primo sistema di dune che incontriamo digrada dall’abitato di Torre dei Corsari (circa 7 chilometri a sud di Sant’Antonio) fino alla grande spiaggia che arriva a Pistis. Si tratta di Is Arenas, una distesa sabbiosa che penetra per circa 600 metri nell’entroterra e le cui quote più alte sfiorano gli 80 metri. Uno sguardo al promontorio, alla torre di Flumentorgiu e alla tonnara abbandonata di Porto Palmas per poi dirigersi verso la strada provinciale che porta ad Arbus e a Guspini. Giunti al bivio per Marina di Arbus, un cartello ci informa che stiamo entrando nell’improbabile Stato Indipendente di Gutturu ‘e Flumini; alle porte dell’abitato c’è un campeggio, ma a più riprese lo abbiamo trovato chiuso.

Da Gutturu e Flumini a Piscinas

Per circa 8 chilometri una larga strada asfaltata corre presso il mare, punteggiato da mille calette nascoste; è la fascia litoranea nota anche come Costa Verde. A Portu Maga, affacciata sull’acqua, si trova un’ampia terrazza facilmente agibile dai camper (evitando assembramenti dai quali, come noto, finiscono spesso con lo scaturire divieti di sosta).

Oltrepassata Punta Fenu la strada piega sensibilmente verso l’interno per divenire poco più avanti un vero e proprio sentiero che, grazie a un agevole guado, attraversa il torrente Naracàuli, la cui acqua in questo punto è di un singolare color vermiglio a causa dell’altissimo contenuto di ferro proveniente dalle miniere dismesse di Ingurtosu. Si incrocia quindi il sentiero CAI 191 che proviene da Montevecchio, seguendo il quale arriviamo alla famosa spiaggia e alle altrettanto celebri dune di Piscinas.

Poco prima del lunghissimo arenile, formato da un’insenatura colmata dai detriti portati al mare dal Naracàuli e dal Rio Piscinas, c’è anche un parcheggio attrezzato per i camper. Gli unici segni di vita per un’area di oltre 4 chilometri quadrati sono l’hotel Le Dune, ottimo esempio di recupero conservativo a fini turistici di un vecchio edificio minerario, e a circa 2 chilometri, nascosto dalla vegetazione dunale, il camping Scioprodoxiu.

Da Piscinas a Scivu

Gli 8 chilometri di spiaggia tra Piscinas e Scivu attraversano un vero e proprio deserto di rena color oro, con gigantesche colline di sabbia che scendono verso un mare di strepitosa limpidezza. Anche se si tratta di un unico litorale ininterrotto, le spiagge assumono nomi diversi: Bau, Acqua Canuda, Acqua Durci, Figu Pranu. Il primo segno di vita, dall’hotel Le Dune, è il chioschetto stagionale di bibite e gelati che troviamo a Scivu.

Per tutto il tratto compreso tra queste due località, non c’è nulla che non sia opera della natura.
Per arrivare invece a Scivu con iI camper occorre imboccare la strada (sterrata, ma ben agibile nel primo tratto) che porta a Ingurtosu, prendere la provinciale 126, risalire alla modesta quota del Passo Bidderdi e scendere per circa un chilometro, dove si trova la segnalazione per Scivu. Una deviazione sulla sinistra, con divieto di accesso, porta alla colonia penale di Bau-Is Arenas. Poco prima delle dune, un ampio parcheggio custodito nelle ore diurne accoglie anche camper e roulotte.

Da Scivu a Buggerru

Da Scivu si torna per la stessa strada alla provinciale e si scende a sud con direzione Fluminimaggiore. Giunti alla confluenza dei torrenti Bega e Antas, che da qui formano il Rio Mannu, si prende a destra percorrendo la strada che porta nel pittoresco golfo di Portixeddu. Davvero splendida la sua spiaggia insieme alle retrostanti dune di San Nicolò o Piscina Morta su cui sono stati impiantati centinaia di pini e ginepri, molti dei quali autoctoni.

A pochi chilometri ecco Buggerru, incastonato in una suggestiva gola che scende dolcemente verso il mare, con un grazioso porticciolo e la spiaggia situata a ridosso del centro abitato. Verso sud la costa si trasforma, creando altissime falesie interrotte solo dalla splendida Cala Domestica e da un’altra spiaggetta laterale.

Per osservare questo paesaggio da un insolito punto di vista consigliamo una visita alla Galleria Henry, nella vecchia miniera di Buggerru, accessibile su prenotazione: è un lungo tunnel scavato nella roccia che conduce verso la miniera di Pranu Sartu e che un tempo veniva percorso da un trenino a vapore. Attraverso una serie di aperture praticate nelle pareti della galleria si apprezzano splendidi scorci sul mare, concludendo nel migliore dei modi l’esplorazione di questa splendida costa.

Testo e foto di Carlo Piccinelli

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