Il Cammino Minerario di Santa Barbara a passo lento

In Sardegna a passo lento sul Cammino Minerario di Santa Barbara tra antichi ruderi, ombrose foreste e suggestivi affacci sul mare.

Indice dell'itinerario

Sei a caccia di una proposta che abbina mare e natura? La Sardegna può fare al caso tuo. Soprattutto se ami camminare e non ti spaventano i percorsi lunghi. Ti portiamo sul Cammino Minerario di Santa Barbara a passo lento e fuoristagione nell’estremità sudovest dell’isola. Precisamente nel Sulcis Iglesiente, stretto tra le spiagge e le falesie della costa occidentale e le grandi foreste dell’interno.

Un po’ di storia

Beni benius! è il saluto di benvenuto sardo che accoglie i camminatori lungo ogni tappa di questo itinerario intitolato alla santa patrona dei minatori. Il Sulcis ha una natura geologica complessa e tormentata.

Dopo i secoli in cui fenici, romani e i loro eredi pisani si erano concentrati sulla ricerca dell’argento, dall’Ottocento in avanti questa solitaria zona della Sardegna di sudovest è divenuta uno dei poli minerari più importanti d’Europa.

La civiltà mineraria

Sfruttati da società italiane, belghe, francesi e inglesi. Tra Monteponi e Buggerru, Montevecchio e Ingurtosu è fiorita una civiltà mineraria importante e innovativa, che ha dato lavoro a generazioni di uomini e donne. Questi lottavano quotidianamente per strappare i metalli al cuore delle montagne.

galleria Henry a Buggerru

Lavoro duro e sfruttamento, dignità e grande dedizione al lavoro di miniera hanno fatto nascere un mondo particolare. Le torri dei pozzi svettano tra le foreste di querce da sughero. I ruderi degli impianti di trattamento dei metalli sono circondati dalla macchia fiorita. Il vento di maestrale soffia sibilando tra i resti del mondo minerario che si è esaurito (così come buona parte dei filoni di metalli che l’avevano fatto nascere) negli ultimi decenni dello scorso secolo.

Nonostante la produzione si sia arrestata da tempo, il paesaggio custodisce gelosamente le tracce del passato delle grandi miniere. In alcuni casi, sono divenute delle mete turistiche affascinanti dove si può scendere per conoscere le gallerie, i pozzi e i cunicoli dove oramai il silenzio è tornato a essere padrone delle pieghe della roccia.

Un cammino nato dal ricordo

Associazioni, ex minatori, amministratori locali mantengono in vita il ricordo e la dignità del mondo minerario ecco perché è nato il Cammino Minerario di Santa Barbara.

Tappa Masua a Buggerru sull’altopiano verso Planu Sartu

Mettiamoci in marcia

Il Cammino Minerario di Santa Barbara è un percorso pedonale che si snoda per circa cinquecento chilometri tra le coste, le montagne e i boschi di un’ampia area che circonda la città di Iglesias. La città per secoli è stata il centro dell’industria mineraria del sud ovest sardo.

Il viaggio a piedi richiede circa un mese di tempo a chi deciderà di percorrerlo integralmente e il suo tracciato è ogni anno meglio attrezzato per ricevere i camminatori italiani e stranieri che lo frequentano.

Lungo le tappe del cammino si trovano alcuni dei luoghi minerari più importanti e s’incontrano panorami grandiosi, mentre a poco a poco cresce la rete di accoglienze dedicate ai moderni pellegrini. Ostelli ricavati in fabbricati industriali e bed&breakfast, pensioni e piccoli alberghi che garantiscono un’ospitalità calorosa, com’è tradizione della Sardegna. Anche le località che offrono la possibilità di sostare con il camper non mancano, e questo permette di spostarsi a proprio piacimento nella zona senza difficoltà.

Per iniziare ad apprezzare questo mondo non molto conosciuto, si possono percorrere tratti della prima parte del tracciato, senza dover per forza camminare per molti giorni consecutivi, scegliendo luoghi e tratti particolari lungo il percorso.

Le tappe

La prima tappa del Cammino Minerario di Santa Barbara inizia da Iglesias e conduce rapidamente a Monteponi, uno delle miniere più importanti della zona, dove le visite conducono nel buio echeggiante della Galleria Villamarina che si dirige verso i grandi pozzi che portavano verso i livelli inferiori centinaia di lavoratori, come il Pozzo Sella.

Tappa da Montevecchio ad Arbus: la miniera di Montevecchio

Poi il viaggio giunge in vista del blu profondo del mare, dove le mura della laveria Lamarmora (qui i minerali venivano ripuliti e separati dalle scorie) brillano con il loro color ocra sullo sfondo del blu profondo del golfo. Poco oltre (una breve giornata di cammino o pochi chilometri lungo la strada panoramica) vale la pena di sostare a Masua, dove si può visitare una incredibile opera d’ingegneria nata a servizio delle miniere.

Già che le baie della costa hanno fondali sabbiosi e poco profondi che permettevano l’attracco solo a piccole barche da carico, nel 1924 venne terminata la galleria di Porto Flavia, scavata nel cuore della montagna per permettere ai minerali, che correvano su nastri trasportatori, di sbucare dal sottosuolo nel bel mezzo della scogliera davanti all’isolotto del Pan di Zucchero, dove venivano stivati dall’alto nelle navi in attesa.

Tanta fatica ma ne vale la pena!

A questo punto, il Cammino Minerario di Santa Barbara affronta una delle sue tappe più impegnative (ma anche più spettacolari), con la ripida salita che dall’ingresso della galleria di Porto Flavia porta a percorrere la parte alta delle falesie che si affacciano verso il Pan di Zucchero. Il percorso è faticoso, anche se esiste una variante più facile che corre nell’interno del promontorio, ma regala panorami meravigliosi verso il mare prima di scendere all’insenatura di Canal Grande.

Tappa da Piscinas a Montevecchio: laveria Brassey

Poi, seguendo un tratto dell’antica ferrovia mineraria che da Scalittas portava il minerale estratto verso la riva del mare, si giunge a Cala Domestica, dove tra la sabbia e le rocce affiorano i resti imponenti degli impianti industriali abbandonati. Da qui in avanti, una lunga traversata tra la macchia di un altopiano solitario porta al sito minerario di Planu Sartu che sovrasta un grande cantiere che può essere visitato, percorrendo la Galleria Henry che regala splendidi affacci verso il mare, partendo da Buggerru.

Il paese, che i camminatori scoprono di colpo dall’alto, si sviluppa lungo una ripida vallata che scende verso il mare, dove si trova un porticciolo turistico. Fondato poco dopo il 1860 da una società francese, Buggerru all’inizio del Novecento aveva più di cinquemila abitanti e, grazie alla sua ricchezza e al fatto di essere uno dei primi borghi dotati di corrente elettrica, era chiamato con orgoglio la Piccola Parigi. Tra le case del paese, l’insegna dell’Hotel 1904 e un piccolo monumento sulla vicina piazza al porto ricordano l’eccidio avvenuto in quell’anno: dopo l’uccisione di tre minatori e il ferimento di molti manifestanti, da qui sarebbe partita la scintilla che avrebbe portato al primo sciopero generale d’Italia.

Con i piedi nell’acqua

A nord di Buggerru la costa diviene a tratti bassa, con la lunga spiaggia sabbiosa di Portixeddu incorniciata dalla macchia e, dopo le alture che circondano il promontorio di Capo Pecora, il grandioso spettacolo delle dune e delle spiagge di Scivu e Piscinas. Per chi sta percorrendo il viaggio a piedi la lunga camminata a due passi dalla risacca – tra scogli e spiaggia deserta – comporta una discreta fatica, da affrontare con il perenne dubbio se sia meglio proseguire con gli scarponi oppure a piedi nudi nell’acqua. Termina davanti alla costruzione isolata dell’Hotel Le Dune, ricavato in vecchi fabbricati minerari e circondato dai resti di magazzini e di una ferrovia che giungeva fin qui dalla vicina miniera di Ingurtosu.

Da qui in avanti, seguendo il tracciato della nostra grande via pedonale, si lascia la costa per volgere i passi e la curiosità verso l’interno, dove una strada in salita porta a superare la laveria Brassey dei primi del Novecento e poi a salire al borgo minerario di Ingurtosu: anche qui il momento delle miniere d’oro coincise con l’inizio del secolo.

Tappa da Villacridro a Monti Mannu: posada (ostello) di Monti Mannu


Vale la pena di passare alla chiesa di Santa Barbara e poi di ammirare da vicino il palazzo della direzione (conosciuto come il Castello) costruito alla fine dell’Ottocento in uno stile che ricorda il nord Europa per volere del suo direttore tedesco. Una lunga strada sterrata corre da Ingurtosu verso l’insediamento minerario di Montevecchio: frequenti sono gli incontri con pozzi abbandonati e grandi cantieri industriali, fino a che un ripido sentiero scende verso il fondovalle dove, nella zona del Cantiere Atzuni, nel 1871, il crollo di un serbatoio d’acqua travolse una baracca dove riposavano una trentina di donne impiegate nel duro lavoro di cernita dei minerali, uccidendone undici (di queste, non può che colpire il fatto che otto lavoratrici avevano meno di quindici anni di età).

Il lavoro delle donne e delle ragazze in miniera era duro e scandito da regole ferree e dure sanzioni. “Prima di dare la paga a fine mese”, recita la testimonianza di Antonietta, ex cernitrice di Gonnesa, raccolta nel 2006 “in miniera facevano il conto delle multe e le sottraevano dal salario. Invece era permesso cantare e le donne lo facevano, scandendo il lavoro accompagnate dal ritmo dei canti d’amore”.

Finalmente l’ombra

L’atmosfera che si respira tra le case del borgo minerario di Montevecchio è decisamente particolare: nonostante la chiusura definitiva delle miniere avvenuta trent’anni fa, alcune delle case del paesino sono ancora abitate e si stringono attorno al palazzo della direzione e alla piazzetta decorata con piccoli vagoni da miniera arrugginiti.

Ancora miniere anche sulla via che scende verso Guspini: il settore est degli impianti di Montevecchio sorge ai piedi della torre del Pozzo Sant’Antonio, da dove partono le visite per la Galleria Anglosarda. Anche se le miniere e i loro ricordi affiorano spesso dal paesaggio, le giornate seguenti del cammino portano in un ambiente diverso, dove i paesi di Guspini, Arbus e Gonnosfanadiga segnano la via e dove alle montagne denudate si sostituiscono l’ombra e la frescura di grandiose foreste demaniali.

Il primo incontro con i boschi avviene a Perd’e Pibera, dove la vecchia miniera si intuisce appena nel fitto del bosco e poi, oltrepassata Villacidro e lasciata alle spalle la chiesa campestre seicentesca di San Sisinnio, alla passeggiata panoramica sulle rive del lago artificiale di Leni (sulla riva opposta, in primavera, non perdete le celebri ciliegie di Villascema) segue l’ingresso nel complesso forestale di Monti Mannu.

Qui si trova uno degli ostelli più spettacolari tra quelli risistemati dalla Fondazione del Cammino Minerario di Santa Barbara, immerso nel silenzio assoluto della foresta (neanche i cellulari hanno campo quaggiù) rotto solo dal soffio del vento e dal lontano bramire dei cervi.

Molte sono le belle passeggiate possibili da questo rifugio d’eccezione, tra cui la ripida salita verso le alture rocciose e scabre che sovrastano la spettacolare cascata di Piscina Irgas, oltre la quale in cammino s’inoltra tra i monti per sboccare di colpo nell’imponente area mineraria di Arenas.

I nostri vagabondaggi hanno finora costeggiato i saliscendi delle prime dieci tappe del cammino minerario, permettendoci di incontrare miniere e spiagge, boschi e borghi. Per chi, come molti, si è innamorato di questa regione sarda non c’è che l’imbarazzo della scelta: la via continua ancora, verso sud, offrendo panorami e scoperte sempre diverse, fino a tornare verso Iglesias dopo aver toccato Sant’Antioco, Carloforte e la splendida grotta naturale nascosta nel cuore della miniera di San Giovanni. Buona scoperta e, come si dice da queste parti, beni benius sul cammino dedicato al duro lavoro di generazioni di minatori.

spiaggia di Piscinas

Sottosuolo da esplorare

Nel complesso minerario di Monteponi, a poca distanza da Iglesias, si può visitare la Galleria Villamarina che s’inoltra verso il cuore della miniera. Nella miniera di San Giovanni, un percorso turistico affascinante conduce alla grotta di Santa Barbara, scoperta durante i lavori di scavo della miniera. A Masua, assolutamente da non perdere l’escursione guidata alla Galleria di Porto Flavia.

Per info e prenotazioni, Ufficio del Turismo, Piazza Municipio 1, Iglesias, tel. 0781 274507, infoturistiche@comune.iglesias.ca.it. Per la visita della spettacolare Galleria Henry di Buggerru, tel. 334 1142910, www.visitbuggerru.it. Per le diverse visite possibili nel sito minerario di Montevecchio, tel. 338 4592082 o 389 1643692, www.minieradimontevecchio.it, info@minieradimontevecchio.it.

Bene a sapersi

Il Cammino Minerario di Santa Barbara è un percorso pedonale lungo circa cinquecento chilometri che viene normalmente percorso in trenta giorni. Tutte le informazioni necessarie all’organizzazione del viaggio, ai luoghi dove sostare e al dettaglio delle tappe (comprese le tracce GPS) si possono trovare sul sito.

Si tratta di un cammino ben segnalato, con qualche tratto impegnativo, e l’attrezzatura necessaria è quella adatta a un trekking o percorso di più giorni. La guida ufficiale del percorso, a cura di Giampiero Pinna, è edita da Terre di Mezzo. I periodi migliori per percorrere il cammino sono quelli delle stagioni di mezzo (primavera e autunno) già che nei mesi della piena estate le temperature possono essere decisamente troppo alte.

Informazioni pratiche

Lungo la via esistono diverse possibilità di alloggio e la Fondazione del Cammino Minerario di Santa Barbara ha attrezzato una serie di ostelli (posadas) lungo il cammino. Nel tratto descritto in questo articolo, le posadas esistenti a oggi sono quella di Nebida, di Ingurtosu e di Monti Mannu. Se si decide di esplorare la zona con il proprio veicolo, le possibilità di sosta non mancano di certo, equamente divise tra aree di sosta e campeggi.

  • Iglesias La Nuova Colonia, località Porto Flavia, Fraz. Masua, tel. 349 5349325.
  • Buggerru Area attrezzata in località Cala Domestica, vicino al parcheggio; troppo affollata e assolata nel pieno dell’estate.
  • Area attrezzata in Via Roma, tel. 348 9590691; con elettricità, disponibilità dei servizi di carico e scarico (a orari), docce calde e fredde, lavabi, lavatrice.
  • Camping Ortus de Mari, località Ortus de Mari, tel. 0781 54964. distanza dalla spiaggia di Portixeddu.
  • Arbus Punto sosta all’estremità sud del complesso di spiagge di Scivu e Piscinas; pagamento.
  • Camping Sciopadroxiu, Strada Ingurtosu-Piscinas, tel. 340 5724310 o 349 7707938, www.campingsciopadroxiu.com.

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