Viaggio nella Terra delle Gravine tra forre, grotte e masserie

Un itinerario dall'entroterra della Puglia al Mar Ionio. Quattro giornate da prolungare a piacimento, lasciandosi ammaliare dal fascino di antiche civiltà in armonia con la natura e il paesaggio.

Indice dell'itinerario

Non battuto come il gettonatissimo Salento, l’entroterra di Bari e Taranto rivela piccoli tesori della civiltà rupestre da scoprire scendendo negli orridi, tra le forre e nei sentieri che si incuneano tra antichi villaggi scavati nella pietra. Siamo andati nella Terra delle Gravine in camper e abbiamo scoperto una zona di grande fascino potendo contare sull’accoglienza delle masserie, molto accoglienti con chi viaggia in libertà.

Quando arrivo nel parcheggio alle spalle della chiesetta di San Vito l’ultimo sole risplende esaltando il bianco delle case affacciate sulla gravina di Laterza. Poi la luce del tramonto accarezza le geometrie del Palazzo Marchesale e accende il rosone della chiesa di San Lorenzo. La fortezza, che conserva i resti di un fossato e di un muro merlato con la porta a sesto acuto, introduce al cuore del nucleo più antico.

Imbocco Via Concerie e l’attenzione viene catturata dalla ex chiesa del Purgatorio, risalente all’VIII secolo, che oggi ospita l’auditorium comunale; prima di scendere in Piazza Plebiscito con la cinquecentesca Fontana dei Mascheroni (ma qui la chiamano fontana medievale) e gli archi dell’acquedotto romano.

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una veduta di Laterza

Un orrido… meraviglioso

Per un primo approccio con le gravine, le profonde fenditure scavate dall’erosione nelle rocce calcaree, viene in mio aiuto Emiliano, guida escursionistica ambientale e responsabile del Gruppo Locale di Conservazione LIPU per l’Area delle Gravine. Quella di Laterza è tra le più imponenti (dodici chilometri di lunghezza per duecento di profondità) ed è visitabile grazie a un itinerario escursionistico che richiede cinque ore tra andata e ritorno.

Dal centro visite dell‘oasi LIPU Gravina di Laterza imbocchiamo la prima parte del sentiero fino al belvedere da cui si scorgono le creste di roccia e i pinnacoli sospesi nel vuoto che rendono unico il paesaggio ammantato di vegetazione. Scendiamo fino alla grotta Croce avvistando un falco pellegrino, abitante dell’oasi insieme a molte altre specie: la cicogna nera, il biancone, il nibbio bruno, il rarissimo lanario, il nibbio reale, lo sparviero, il grillaio e il capovaccaio, il più piccolo degli avvoltoi europei oggi a rischio di estinzione.

Risaliamo per imboccare il sentiero 2 e l’attenzione è catturata dai rigogliosi cespugli di Stipa Austroitalica, più conosciuta come lino delle fate o capelli delle streghe, che interrompono il verde dei boschi di fragno e il viola del cisto rosso in fiore. Camminiamo lungo il sentiero 3 tra i cespugli di lentisco immersi nella foresta dominata dal leccio e dal pino d’Aleppo. Al ritorno bisogna fare un certo sforzo per salutare quest’oasi di pace.

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il paesaggio della campagna laertina

Una gravina da set

Imboccata la strada statale 580 in dieci minuti ecco Ginosa, borgo scavato nella roccia affacciato sull’omonima gravina con il castello di origine normanna aggrappato a una rupe e collegato al paese da un ponte. Pier Paolo Pasolini nel 1964 volle girare proprio qui alcune scene del suo film Il Vangelo secondo Matteo: con la dinamite imbastì il terremoto che accompagna la morte di Gesù facendo brillare due case antiche, che ancora giacciono in rovina.

Una frana causata un’alluvione nel dicembre 2013 ha fatto crollare alcune case diroccate del centro storico; oggi queste case accucciate su blocchi di calcarenite compongono una scenografia di grande suggestione che ogni anno nel periodo di Pasqua diventa l’ambientazione della Passio Christi, una rappresentazione d’intensa drammaticità e diffusa commozione.

Ginosa

Scendendo nel greto del torrente si prosegue verso il villaggio rupestre del Casale: qui la gravina appare imponente e gli effetti del terremoto del 1857 sono ben evidenti. Stupisce la chiesa di San Biagio con la facciata franata che svela un interno a due piani e l’intonaco esterno con l’affresco del santo.

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l’area camper Amici della Natura a Marina di Ginosa

A un lato del ponte che porta al castello una scalinata conduce alla chiesa madre dedicata alla Vergine del Rosario, con uno stile che unisce tardo gotico e rinascimento, e al villaggio rupestre la Rivolta. Carmelo, il custode della chiesa madre, spiega che una volta le famiglie erano molto numerose e abitavano con gli animali nelle case-grotta.

Dal sagrato della chiesa la vista spazia sul rione Rivolta, dove una fila di caverne disposte su più livelli crea un tutt’uno con la pietra. Percorrendo il tratturo si raggiungono tre chiese rupestri (Santa Barbara, Santa Lucia e Santa Sofia) che l’alluvione del 2013 ha quasi interamente distrutto lasciando solo qualche traccia di affresco.

Dal paese, proseguendo lungo la statale 580, c’è la possibilità di una comoda planata verso Marina di Ginosa. Alla fine della giornata ci accampiamo nell’area camper Amici della Natura, a ridosso di una pineta che affaccia su una spiaggia incontaminata. Ci accoglie Giorgio che aspetta, fiducioso per l’estate che verrà, i primi equipaggi della stagione. È un luogo incantevole per le famiglie con pargoli al seguito: la struttura si completa di un parco avventura dotato di tredici percorsi con diversi gradi di difficoltà.

uno scorcio di Massafra

Culla della civiltà rupestre

Di buon mattino imbocco la statale 106 Jonica in direzione Palagianello. Dall’imbocco del sentiero naturalistico, percorribile a piedi e in bici, si può godere una vista mozzafiato verso il castello e la gravina. Volgendo lo sguardo a destra si scorge il ponte in pietra su cui passa il vecchio tracciato della ferrovia Bari-Taranto, recentemente recuperato e trasformato in pista ciclopedonale. La sosta sotto l’arco d’ingresso al nucleo antico, sormontato da una torre campanaria con l’orologio, permette di godere appieno l’armonia della piazza su cui si affaccia la chiesa di San Pietro Apostolo.

Alle sue spalle il castello vigila sul borgo, mentre a sinistra il percorso che costeggia la gravina conduce alla cripta di Santa Lucia e alla chiesa della Madonna delle Grazie, distrutta dal crollo delle pareti di una cava adiacente nel 1972: oggi sopravvivono solo la facciata e alcune volte restaurate di recente.

Una statua in bronzo campeggia all’ingresso di Castellaneta, raggiungibile dalla strada statale 7: rappresenta Rodolfo Valentino, attore indimenticato del cinema muto degli anni Venti. Prima di andare via conviene ammirate le gravine che la circondano su tre lati e godere la vista panoramica da Punta del Capillo.

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Nella cripta rivive l’antica Bisanzio

Mottola attende il visitatore con le sue chiese rupestri – note come Le Grotte di Dio – incastonate nella macchia mediterranea. Il passaggio dalla dominazione bizantina a quella normanna ha prodotti gli esempi più significativi della civiltà delle grotte impregnata di elementi iconografici orientali. La chiesa di San Nicola, ad esempio, risale alla seconda metà dell’anno Mille e fu abbandonata intorno al XIV secolo; scavata e decorata in epoca normanna, è affrescata in stile bizantino: la sovrapposizione dei culti è ben evidente nella figura di San Giorgio, ritratto sia con le vesti da soldato bizantino sia nell’uniforme normanna.

Sulla parete in fondo al vano absidale attira l’attenzione la rappresentazione del Giudizio Universale con il Cristo al centro e la Madonna e San Giovanni Battista ai lati. Si nota la mano di diversi artisti che hanno decorato la grotta: sulla parete di sinistra spicca la firma di un sacerdote committente, su una colonna si leggono le sigle dei pellegrini che lasciarono segni del proprio passaggio.

Riprendo il camper per raggiungere il monastero di Sant’Angelo nel villaggio rupestre di Casalrotto, dove Matteo Garrone ha di recente girato il film Il racconto dei racconti incentrato su alcune novelle del Cinquecento. La chiesa di San Nicola è stata sepolta dalla terra per quasi cinquecento anni: questo spiega perché gli affreschi sono in parte rovinati e di difficile lettura.

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gli affreschi della chiesa rupestre di San Nicola a Mottola

Tra i numerosi dipinti che le hanno valso l’appellativo di Cappella Sistina in rupe ci sono Il battesimo di Cristo nel Giordano, Cristo seduto in trono con la Madonna e San Giacomo di Compostela con la conchiglia appesa e la borsetta da pellegrino. La guida svela una curiosità: in una delle tombe della necropoli è stata rinvenuta la stessa conchiglia riprodotta nell’affresco. Probabilmente un abitante di Casalrotto, recatosi in pellegrinaggio a Compostela, se ne appropriò e la portò con sé al suo ritorno. Nella parte inferiore il sepolcro ipogeo è inaccessibile ai visitatori.

Ritorno al camper e percorro un tratto di strada di campagna orlata da ulivi alla volta santuario rupestre della Madonna del Carmine, che conserva un ciclo pittorico dedicato agli ex voto. La chiesa ingloba una spelonca in una piccola gravina tra Mottola e Palagianello: spettacolare il colpo d’occhio sulla facciata bianca che risplende con la luce del sole sul cielo terso, incorniciata da una composizione architettonica di grande impatto scenico.

Riprendendo la statale 100 e poi la statale 7 ecco la cittadina di Massafra, accoccolata sulla gravina di San Marco. Oltre alla vista sul canyon dal ponte che unisce il borgo antico con la parte nuova, è da non perdere la passeggiata archeologica con sosta alla cripta di Santa Marina e alle chiese rupestri datate X e XI secolo, come quelle di Sant’Antonio Abate, San Leonardo e della Candelora con soffitto a sei volte. Bisogna salire oltre centoventi scalini per raggiungere il santuario della Madonna della Scala: dal sagrato entrate nella chiesa rupestre della Buona Nuova e nella cripta inferiore del X secolo.

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Mar Piccolo all’ingresso di Taranto

Camminare annusando il profumo della menta, del timo e della rucola selvatica che si accentua ancora di più subito dopo la pioggia; pedalare sulle stradine di campagna tra il mare, la selva e un mosaico di vigneti, campi di grano e di girasoli; ammirare il paesaggio coltivato che digrada verso il mare in corrispondenza della foce del Lenne.

Regala grandi suggestioni l’escursione nel Bosco di Marziotta, una strepitosa pineta che offre rifugio alla garzetta, al martin pescatore, al piro piro piccolo e dove è conservato un pino d’Aleppo di trecento anni. Per un tuffo dove l’acqua è più blu c’è la spiaggia di Pino di Lenne oppure, qualche chilometro più in là, il litorale di Chiatona dal fondale sabbioso.

“Scenne, venenne, melune cugghienne”: mentre ritorno sui miei passi mi torna alla mente un proverbio citato da Carmelo nella gravina di Ginosa. Voleva dirmi che viaggiare arricchisce il bagaglio di nuove conoscenze. E così è. Anzi, accussì è.

Informazioni pratiche

Dove sostare con il camper nella Terra delle Gravine

  • Laterza Parcheggio asfaltato alle spalle della chiesetta di San Vito, sulla destra dopo aver attraversato il ponte; comodo per visitare l’Oasi Lipu Gravina di Laterza.
  • Sierro lo Greco Contrada Serro Lo Greco snc, tel. 338 4527592, www.sierro.it, info@sierro.it. Masseria didattica dotata di un parco avventura che organizza attività per famiglie (visite animali della fattoria, percorso acrobatico sospeso tra le querce, laboratori, vendemmia, raccolta delle olive, laboratori di cucina, degustazioni guidate, corsi di danze popolari).
  • Ginosa Parcheggio in Via Palatrasio, incrocio via Materano, e presso il campo sportivo.
  • Marina di Ginosa Area camper Amici della Natura località Marinella, tel. 333 8992741, www.torremattoni.it; seguire indicazioni per Villaggio Torre Serena e al sottovia girare a sinistra; a ridosso di una pineta sul mare, è dotata di piazzole ombreggiate, servizi igienici con docce calde, lavaggio stoviglie, corrente, camper service e parco avventura; accesso privato alla spiaggia.
  • Parcheggi in Via Pordenone, sul lungomare Luigi Strada, in Via Stella Maris e in Via delle Antille.
  • Palagianello Area camper all’inizio del parco attrezzato.
  • Mottola Agricampeggio Donna Teresa Strada Provinciale 237, Contrada Sterpina 30, tel. 360 298953; area di sosta per quattordici camper dotata di acqua e scarico, allaccio elettrico, ristorante e piscina.
  • Agricampeggio Dolcemorso, Contrada Dolcemorso, tel. 331 9766268; può accogliere quattro v.r.
  • Castellaneta Marina Parcheggio sulla SP12 in prossimità della stazione, su fondo terroso. Sorvegliato di giorno.

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