Da un lato la piana del Tavoliere, dall’altro le sponde del Mare Adriatico: con i suoi valloni e le cime che sfiorano i mille metri, il promontorio del Gargano è quel che resta di una lingua di terra che collegava in passato la penisola italiana alla costa balcanica. Un vero sperone per lo Stivale dal lussureggiante cuore verde, ornato da un mosaico di laghi costieri e da una collana di isole dirimpetto; alle spalle un deserto di pietra e tutt’intorno un merletto di coste dagli scorci di grande bellezza coronano uno dei più vari tra i parchi italiani, e il quinto per estensione.
Entro i suoi confini si alternano zone umide come i laghi costieri di Lesina e Varano, le foci del Fortore, il comprensorio dell’ex Daunia Risi; i valloni rupestri sul fronte meridionale e la steppa pedegarganica; la distesa di faggi, cerri e lecci della Foresta Umbra; la lunghissima costa, dove affacciano capitali del turismo balneare come Vieste, Peschici, Rodi ma anche pinete, spiagge mozzafiato e decine di grotte. Dell’area protetta fa parte pure l’arcipelago delle isole Tremiti, che si raggiungono più facilmente dal porto molisano di Termoli.

Proprio la grande estensione, nonché uno sviluppo turistico finora pensato soprattutto per la stagione estiva e balneare, fanno però sì che le bellezze ambientali del parco – un patrimonio che ha pochi eguali sul territorio nazionale – debbano ancora conoscere la notorietà che meritano. La percorribilità della rete viaria, non sempre agevole, e gli spazi spesso angusti offrono inoltre qualche difficoltà in più a chi si sposta in camper alla scoperta dell’entroterra e della fascia costiera.

Mare, chiese e castelli
Usciti dall’autostrada A14 al casello di Foggia e già in vista della caotica estensione di Manfredonia, si trovano le due importanti chiese – entrambe oggetto di un recente restauro – di Siponto, da secoli la porta del Gargano. La prima che s’incontra, a dieci chilometri dalla città, è l’abbazia di San Leonardo in Lama Volara. Eretta all’inizio del XII secolo, attualmente a ridosso della statale 89, conserva tra l’altro uno dei più bei portali romanici dell’intera Puglia.
Manfredonia
Una manciata di chilometri più avanti, lungo la strada per Manfredonia, non si può che restare incantati dall’originalità delle forme della basilica di Siponto. Sul luogo di una chiesa paleocristiana, l’edificio attuale di età altomedievale ha pianta quadrata ed evidenti influenze orientali ed è anch’esso considerato a buon diritto un gioiello del romanico pugliese.
Aggirata Manfredonia transitando sulla la statale 89, si sale presto a Monte Sant’Angelo, uno dei centri storici più belli del Gargano, cercando posto per il camper negli ampi spazi presso il castello, nella parte superiore dell’abitato. Addossate le une alle altre in geometriche e candide teorie, le casette del rione medioevale Junno offrono un colpo d’occhio straordinario.
Da non perdere la visita allo stesso castello, al santuario di San Michele Arcangelo, alla Tomba di Rotari e al Museo delle Arti e Tradizioni popolari.
Ripreso il veicolo, dal parcheggio del castello seguendo per Manfredonia-Mattinata dopo le prime curve fare attenzione a una deviazione a destra: è Via Pulsano, ma non vi è indicato altro che l’Hotel Santangelo.
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Pulsano
E invece la strada, lunga otto chilometri, conduce all’abbazia di Pulsano, affacciata su uno dei selvaggi valloni che solcano l’aspro ciglio del promontorio. Lasciato il mezzo nell’ampio parcheggio all’ingresso dell’edificio si varca a piedi il cancello del complesso (c’è un pulsante di apertura). Nelle sue strutture attuali, essa è il risultato di ripetute ricostruzioni e restauri: da notare l’arco di accesso al cortile, con cornice a fogliami, e le superstiti decorazioni originarie della facciata del XII secolo.
All’esterno, in fondo a un prato e presso una croce, si accede al selvaggio canyon sottostante tramite ripide scalinate scavate nella roccia. La zona è punteggiata da antichi eremi: sono circa una decina quelli raggiungibili tramite appositi percorsi, ma la visita va preferibilmente effettuata con una guida locale per le caratteristiche dell’area e il suo delicato equilibrio ambientale.
Tornati sulla litoranea statale 89, prima di Mattinata conviene seguire la vecchia strada costiera senza imboccare il nuovo rettifilo che scorre più all’interno. Proprio sul valico, in corrispondenza del bivio per Monte Sant’Angelo, si accosta in qualche modo il camper (poco lo spazio a disposizione) e si prende a piedi la stradina sterrata sulla destra dov’è indicato “necropoli”. In venti minuti di cammino quasi pianeggiante si raggiunge la sommità di Monte Saraceno dove, davanti allo spettacolo del mare, si aprono i loculi di circa quattrocento tombe di una necropoli dauna, datata tra il X e il VII secolo avanti Cristo.

Mattinata
Mattinata e la sua candida distesa di case tra uliveti a perdita d’occhio sono la tappa successiva. Poco oltre il paese c’è un bivio che conduce in una località di grande interesse, ma noi per il momento tiriamo dritto in direzione Vieste.
Poco dopo Baia delle Zagare, all’altezza del chilometro 17.500, nei pressi di un tornante a sinistra ci aspetta il sentiero Mergoli-Vignanotica: una magnifica passeggiata tra il verde e le fioriture di cisti, lentischi e rosmarini e sotto il volo dei gabbiani, in un’atmosfera lontana anni luce dalle insenature costiere privatizzate dagli alberghi. Parcheggiamo il camper negli spazi angusti a disposizione (al tornante c’è posto appena per un mezzo, semmai utilizzare uno spazio di poco precedente).
Il sentiero offre subito una splendida vista sulla Baia delle Zagare e i suoi faraglioni, poi piega verso est mantenendosi pianeggiante fino a un’area di sosta presso un piccolo uliveto. Poco oltre inizia la discesa (a un bivio si va a destra) fino alla spiaggia di ciottoli di Vignanotica, stretta alla base da falesie spettacolari dove la roccia stratificata forma singolari disegni in bianco e nero. Occorre calcolare circa quaranta minuti per la discesa e poco più per la risalita.
Poco più avanti sulla provinciale una stradina asfaltata scende alla stessa spiaggia, fermandosi in un campeggio (chiuso a primavera) da cui il tratto a piedi è brevissimo: ma è molto più bello raggiungerla con il sentiero.

Giardini segreti
È tempo di tornare verso Mattinata. Prima del paese, all’altezza del chilometro 142, prendiamo a destra una ripida deviazione asfaltata. In breve compare sulla destra la profonda incisione del vallone della Vecchia, una delle zone del parco di maggior interesse naturalistico in particolare a primavera per la fioritura di numerose specie di orchidee. Trascurando diversi bivi, e l’ultimo a sinistra per un agriturismo, dopo alcuni chilometri in località Stinco la piccola segnalazione “abbazia della Trinità” segnala l’inizio del sentiero di Monte Sacro: la nostra tappa successiva. Monte Sacro è la collina boscosa che si eleva sulla destra della strada ed è assai interessante dal punto di vista paesaggistico, storico e naturalistico.
Monte Sacro
Specialmente nel suo tratto iniziale, il sentiero sale tra due fila di pietre in mezzo a decine e decine di orchidee: tra aprile e maggio qui si susseguono le fioriture di molte varietà locali, radunando tra questi prati sassosi botanici, appassionati e fotografi. Continuando a camminare si risalgono le pendici sudorientali del monte prima in un ambiente aperto e quindi in un bosco ceduo di lecci, seguendo i segni rossi che ogni tanto compaiono sulle rocce. In circa mezz’ora si raggiungono i solenni ruderi dell’abbazia della Santissima Trinità, eretta nel Medioevo su un preesistente tempio dedicato a Giove Dodoneo. Abbandonata dai benedettini nel XV secolo, conserva fra la vegetazione tracce tuttora maestose di archi e portali, capitelli, torre campanaria, frammenti di affreschi.
Oltre un verde pianoro sorgono i resti di un nucleo più antico, che comprende una successione di arcate a sesto acuto. Esplorando con prudenza il piccolo altipiano carsico tra colline ammantate di felci, si aprono qua e là scorci panoramici sulla valle di Mattinata, sul monte Spigno e sul mare. Oltre alle nere capre di razza garganica, è frequente l’avvistamento dei corvi imperiali e di alcuni rapaci. Si scende percorrendo lo stesso sentiero.

Nel cuore dello sperone
Ripreso il camper, si prosegue per la stradina che dopo alcuni chilometri conduce sulla provinciale, che si prende verso destra. Pochi minuti ed eccoci giunti nella Foresta Umbra, che con i suoi quattromila ettari di cerri e faggi è la più straordinaria distesa verdeggiante della regione. Incontrata sulla sinistra della strada una grande casa cantoniera con annessa area picnic, di fresco restauro, si parcheggia il camper e si prende a seguire a piedi il sentiero segnato in giallo sui tronchi che porta al piccolo specchio d’acqua (cutino) chiamato Scaranappe.
In questo settore del bosco, poco frequentato dai visitatori, non è impossibile avvistare tra i tronchi – spaventati dalla nostra presenza – i cinghiali in fuga o addirittura il prezioso capriolo italico (una specie rimasta qui non inquinata geneticamente dai ripopolamenti). Venti minuti di facile passeggiata nel bosco sono sufficienti a raggiungere il piccolo e suggestivo stagno arginato da un muretto a secco, una delle poche riserve d’acqua in foresta e quindi ben frequentato dalla fauna selvatica.
Paglizzi
Da qui si seguono le indicazioni per Paglizzi fino al bivio per la cantoniera, che si segue (sulla destra) fino a ricongiungersi al sentiero dell’andata. Ripreso per pochi minuti il camper si raggiunge la località Umbra, dove si trovano un piccolo museo naturalistico forestale, un recinto con alcuni daini, aree picnic e un laghetto.
Da qui partono diversi sentieri che solcano il bosco, portando a rifugi forestali, altri cutini e inghiottitoi carsici. Si può scendere fino al laghetto, seguendone il facile periplo. In fondo alla sponda destra il sentiero porta in breve a una bella dolina, dove cresce un grosso albero di tasso.

La panoramica strada di casa
Tornati al camper, ripresa la strada e lasciato a sinistra il bivio per Vico, si scende alla litoranea che in breve conduce a Vieste, con un centro storico tutto da scoprire vicolo dopo vicolo; da non perdere la Cattedrale del Mille e il candido monolito di Pizzomunno. Da qui a Mattinata la strada costiera offre alcuni degli scorci più belli del Gargano, mentre sono pochissime – come già evidenziato – le occasioni per scendere al mare.
Si può al contrario proseguire verso nord, dove Peschici e Rodi sono gli ultimi paesi abbarbicati alle pendici del promontorio. Bella e solitaria, la Torre Mileto saluta i viaggiatori affacciata sul mare. Per chi ha tempo per un’ultima sortita, salendo a San Nicandro tra i laghi di Lesina e Varano c’è lo spettacolo appartato della Dolina Pozzatina, sulla strada per San Marco in Lamis (e per San Giovanni Rotondo, dove sorge il santuario dedicato a Padre Pio). Una delle tante attrattive mancanti da questo itinerario: il Gargano merita molti ritorni.

La festa delle orchidee
Al culmine della primavera, nelle settimane di aprile e maggio, la fioritura delle orchidee selvatiche – se ne contano qui con oltre ottanta specie, molte delle quali endemiche – fa del Gargano il sito più importante in Italia e tra i principali in Europa nel suo genere. Un trionfo di forme e colori, anche se va ricordato che le dimensioni di queste piante in natura non superano normalmente i venti centimetri in altezza e dunque possono sfuggire a un occhio poco esperto.
Alcune varietà, come si evince dai nomi scientifici quali Ophrys garganica, Ophrys promontorii, Ophrys sipotensis, Ophrys apulica, sono state individuate e descritte per la prima volta proprio qui. Altre, più comuni e vistose, si rinvengono talvolta in gruppi formati da decine e decine di individui: è il caso tra le altre dell’Anacamptis pyramidalis, della Orchis italica e della Serapias cordigera.

Tremiti, dove e come
La bellezza di questo angolo dell’Adriatico merita senz’altro un soggiorno più lungo, ma per il viaggiatore pleinair la soluzione più comoda è visitarlo in giornata: in loco non esistono i campeggi e in ogni caso è impensabile arrivare qui con il proprio v.r. Le Tremiti sono raggiungibili dai porti di Termoli, Vasto, Vieste e Rodi Garganico, ma solo dal primo il collegamento è garantito tutto l’anno, mentre dalle altre località le corse si effettuano solo tra luglio a settembre. Le due compagnie maggiori che offrono il servizio sono Tirrenia e NLG (Navigazione Libera del Golfo).
La traversata dura poco più di un’ora; una volta in loco ci si può spostare tra le due isole principali a bordo di mototaxi, mentre per un’escursione marina nell’arcipelago converrà rivolgersi a un barcaiolo. Chi, come nel nostro caso, arriva con la propria imbarcazione al seguito (occorre informarsi preventivamente sulla possibilità di caricare il kayak nella stiva del traghetto, mettendo in conto un sovrapprezzo sul costo del biglietto) avrà l’assoluto vantaggio di potersi muovere in autonomia e godere in modo privilegiato di angoli di natura di assoluta bellezza. Si ricorda che in loco è comunque possibile noleggiare sit-on-top presso alcuni stabilimenti balneari e centri diving.
Testo e foto di Giulio Ielardi

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