Sei a caccia di idee per staccare la spina? In Molise non c’è pericolo di stress. Basta accendere il motore del camper e partire per i borghi del Molise tra cui Castel San Vincenzo. Un tour fra natura, storia e spiritualità lontano dalle solite rotte. Già la sosta al campeggio Oasi delle Mainarde regala un senso di pace. La struttura è adagiata sul lago turchese che si espande ai piedi della catena montuosa delle Mainarde.
Quando dalla statale 158 arriviamo a lambire il lago di un turchese intenso che prende il nome dal paese, davanti a noi si apre un paesaggio di rara bellezza. Arroccato su un’altura, Castel San Vincenzo è dominato dalle imponenti balze rocciose della catena delle Mainarde, gruppo tra i più selvaggi del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. La tentazione di fermarci a scattare qualche foto è forte ma desistiamo e rinviamo al pomeriggio una sosta sulle sue sponde.
Le impronte fossili e le case di pietra
La nostra giornata inizia con la visita del borgo. Una volta parcheggiato il camper nei pressi del belvedere di Piazza Umberto, superiamo Porta San Filippo e ci addentriamo nella parte più antica del paese. La strada principale basolata introduce a caratteristici vicoli, affacci panoramici e abitazioni in pietra calcarea decorate con portali in marmo su cui sono inserite alcune impronte fossili. Attira la nostra attenzione il palazzo comunale, con un portale sormontato da un’epigrafe che commemora i caduti della Prima Guerra Mondiale.
La collezione di Oscar Caporaso
In pochi passi arriviamo alla chiesa madre di San Martino, risalente alla prima metà del X secolo, da cui svetta la torre campanaria. Una via secondaria che parte dal retro della chiesa conduce al Palazzo de Jorio, dichiarato d’interesse particolare ma oggi inagibile. Proseguiamo fino a Palazzo Marzullo, costruito su roccia viva, sede del Museo della Fauna Appenninica che raccoglie l’interessante collezione ornitologica ed entomologica del naturalista Oscar Caporaso, donata al Comune dalla famiglia.
L’area archeologica di San Vincenzo al Volturno
Poco lontano dal paese, nell’area archeologica di San Vincenzo al Volturno ci aspettano i resti del monastero di epoca carolingia attestati già nel Chronicum Vulturnense. Si trattava di un codice miniato del XII secolo. Di questo importante centro monastico sono stati portati alla luce i basamenti della chiesa di San Vicenzo Maggiore e vari ambienti del complesso di San Vincenzo Minore. Quest’ultimo comprendeva la Cripta di Epifanio di cui si è conservata una parte degli affreschi, il refettorio, le cucine e il lavatorium.
L’abbazia: il portico dei pellegrini
Dopo varie vicissitudini, sul finire dell’XI secolo la comunità si trasferì sulla sponda opposta del Volturno, in una posizione meglio difendibile. Qui fondarono l’abbazia di San Vincenzo Nuovo, consacrata – ancora secondo il Chronicum Vulturnense – da papa Pasquale II nell’anno 1115. Del complesso originario è ancora visibile il portico dei pellegrini, risalente al XV secolo, mentre la chiesa è stata completamente ricostruita nel ‘900.
Escursione all’eremo di San Michele
Dopo una passeggiata lungo l’ampio sentiero che parte dal campeggio e percorre a metà il perimetro del lago, si parte per una facile e affascinante escursione. Partendo dalle sponde del lago si arriva all’eremo di San Michele, risalente all’anno Mille. Non lasciarti scoraggiare dal cartello posto sul ciglio della strada, che invita a prestare attenzione perché il tratto è soggetto alla caduta di massi. Dopo un chilometro circa di strada asfaltata, si arriva alla galleria che segna l’inizio del percorso.
Il cammino di San Michele non è segnalato ed è facile perdersi nel bosco seguendo il sentiero principale. Dallo slargo, dunque, è bene ricordarsi di imboccare la stradina più stretta che scende a destra. La fatica della camminata, più impervia nell’ultimo tratto, sarà ampiamente ricompensata dalla vista che si apre sul lago dall’eremo incastonato tra le rocce.
Scapoli, il paese della zampogna
Solo sette chilometri separano Castel San Vincenzo e Scapoli. Il nome di questo borgo medioevale è legato agli zampognari e alla costruzione del tradizionale strumento pastorale a fiato. Tra i modelli esposti al Museo della Zampogna spiccano quelli di Franco Izzi che ne realizza di ogni tipo e tonalità. È sua l’unica bottega del paese situata al piano terra di Palazzo Battiloro, lungo il cammino di ronda. Lo zampognaro zampognista, come ama definirsi, sarà lieto di svelarvi i segreti del suo affascinante mestiere (tel. 338 2933684).
Sosta camper
Affacciato sul lago, il campeggio L’Oasi delle Mainarde è un’ottima base di partenza per escursioni a piedi e in bicicletta nelle vicine località.
Sei uni tipo sportivo che ama sciare ma non le grandi folle sulle piste?
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