Sapevi che il Carnevale di Fano è uno dei più antichi d’Italia? Ma anche dei più dolci, grazie alle sfilate coronate dal lancio di cioccolatini sulla folla in festa. Centottanta quintali di bon bon, praline e caramelle vengono lanciati ogni anno dai carri allegorici durante le tre giornate di sfilate, rendendo Fano a buon diritto “il Carnevale più dolce d’Italia”.
La storia del Carnevale di Fano
Il primo documento scritto sulle celebrazioni carnevalesche nella località marchigiana, conservate presso l’Archivio di Stato fanese, risale al 1347. Nel 1871 venne istituito un comitato per l’organizzazione dei festeggiamenti: la Società della Fortuna, che avrebbe dovuto “creare divertimento e con questo alleviare l’indigenza, mescolando festa e beneficenza, scuotendo la città dal torpore e accrescendo il flusso di persone e denaro, facendo del bene a commerci, industria e cittadini”. In passato come oggi, tutto ruota intorno al Getto, il lancio dei dolciumi dai carri mascherati.
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I segreti dei benefattori
Ancora oggi, gli esponenti di spicco dell’industria o del tessuto sociale cittadino acquistano uno spazio sui carri e almeno due casse di dolciumi, pari a circa duecento chilogrammi. Ciascun “benefattore” può accrescere ulteriormente la propria quota, conquistandosi così una buona reputazione tra la cittadinanza, i clienti, i creditori. La contrattazione, per tradizione, deve rimanere privata e anonima e, per buona regola, il titolare del Getto dovrà mascherarsi…
Ma immancabilmente svelerà la sua identità ad amici e avversari, lanciando loro le manciate di cioccolatini più corpose, inscenando una battaglia all’ultimo bonbon. Un’originale “inversione” tutta carnevalesca: la guerra che diventa dolce, le armi che si sciolgono in zucchero e il ricco notabile, con cui tutti erano indebitati, che diventa generoso con i propri nemici.
El Vulón, chi è costui?
Anche la maschera principale della festa è una caricatura inversa: pare che il Pupo – o Vulón – fosse il banditore d’editto del governo francese che, tra il 1805 al 1814, tartassò il territorio di Fano. L’inviato attraversava la città urlando: “Nous voulons et nous ordonnons ce qui suit…”, imponendo tasse, gabelle e divieti. La maschera del Vulón è a metà tra un messo comunale, un carabiniere in alta uniforme e un nobile trasandato, ubriaco e sbruffone. Un riccone borioso, prepotente e spaccone, che ostenta modi e costumi d’oltralpe, cercando invano di governare l’indomita cittadinanza.
La musica arrabbiata
Fu per schernire la nuova ricca borghesia industriale che nacque la Musica Arabita (arrabbiata). Erano gli anni Venti del Novecento, e la classe benestante si riuniva in locali eleganti per ascoltare musica raffinata.
Nel 1923 un gruppo di allegri cittadini, riprendendo le tradizioni del passato, replicò suonando per le strade la “Bidonata”, un chiasso di pentole, coperchi, piatti e barattoli.
Con il tempo, il complesso iniziò a essere richiesto non solo per disturbare e satireggiare i ricconi, ma anche per allietare feste di paese e piccoli locali. Si composero canzoni e vennero creati nuovi strumenti tra cui violini a sonagliera, cembali di latta, corni e cornette fatti con tubi di ferro, sino al 1957, quando venne ufficializzata la partecipazione della band al Carnevale.
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Ti lancio un bacio
Una delle conquiste più “dolci” del Carnevale fu il passaggio dai confetti di mandorle e zucchero
ai cioccolatini, che oggi costituiscono la quasi totalità del Getto. Forse non sarà stato completamente estraneo alla scelta Federico Seneca, figlio prediletto della città di Fano. Fu lui il creatore dell’immagine dei due amanti avvinghiati del Bacio Perugina, rilettura del famoso quadro di Hayez, e dell’idea di inserire un cartiglio d’amore all’interno del cioccolatino della celebre azienda dolciaria.
Tra il dolce e il salato
Il piatto tipico di Fano è il brodetto, una zuppa di pesce povero servita con pane raffermo. Lo si può assaggiare all’Osteria della Peppa che sorge dove sin dalla fine dell’Ottocento operava l’osteria di Giuseppina Mozzanti detta Peppa dei Biagiarei. Martina e Mirco Carloni nell’estate del 2012 hanno preso in mano il locale di famiglia ottenendo il Bollino Giallo di Campagna Amica di Coldiretti. In cucina da trentaquattro anni c’è la cuoca Cinzia Landi che prepara la tradizionale cresc’tajat, pasta all’uovo fatta con polenta avanzata e farina di grano.
Da provare anche la moretta fanese, un caffè corretto servito in bicchiere di vetro e caratterizzato da tre strati ben visibili e distinti di liquore, caffè e schiuma dolce. Si trova al Caffè del Pasticciere (tel. 0721 829078) dove Stefano Cerasani, emigrato a Milano, è tornato nella terra d’origine per creare i suoi dolci. Fra questi la Torta della Fortuna, che nel 2021 è entrata nella lista dei migliori 100 dolci d’Italia del Gambero Rosso.
Fano non solo Carnevale: cosa c’è da vedere
Fondata dai Piceni, Fanum Fortunae – punto di arrivo sulla costa adriatica della Via Flaminia – crebbe sotto il dominio romano intorno al Tempio della Fortuna. Esso fu costruito probabilmente nel 207 a.C. in memoria della Battaglia del Metauro, in cui le legioni romane sbaragliarono l’esercito di Asdrubale. Cesare Ottaviano Augusto la dotò di imponenti mura difensive (forse progettate dall’architetto Vitruvio, originario proprio di Fano) ancora oggi visibili.
Il percorso di visita parte dall’Arco di Augusto, la porta di accesso alla città romana. Interessante la visita al Museo della Via Flaminia, ospitato nell’ex chiesa di San Michele, che racconta l’antica direttrice consolare con strumenti per la realtà aumentata, tablet e visori.
Già in uso nel XIV secolo, la Rocca Malatestiana assunse la forma attuale per volere di Sigismondo Pandolfo Malatesta, su progetto dell’architetto Matteo Nuti. Il Bastione Sangallo è un possente baluardo voluto durante l’ampliamento delle mura della città ad opera di Papa Giulio III e progettate dall’architetto Antonio da Sangallo.
Su Piazza XX Settembre si affaccia il trecentesco Palazzo del Podestà con il Teatro della Fortuna, eretto tra il 1845 e il 1863. A fianco sorge il Palazzo Malatestiano, antica dimora della famiglia che prese il potere nel 1463. Dal 1898 ospita le collezione civiche del Museo Archeologico e della Pinacoteca, con importanti reperti dalla preistoria fino all’età romana (tra cui il Mosaico della Pantera), manufatti ceramici e dipinti.
La Cattedrale di Santa Maria Assunta, dalla struttura romanica a tre navate, conserva pregevoli dipinti rinascimentali. Il complesso della ex chiesa di San Francesco, con i suoi resti monumentali,
conserva nel sottoportico della Loggia le tombe malatestiane di Paola Bianca Malatesti, Pandolo III
e Bonetto di Castelfranfo del XV secolo.
Spostandosi verso il mare, su Via Cavallotti, si trova l’atelier Sassi d’Autore di Stefano Furlani, con i suoi originali quadri di pietra. Merita una visita la piccola galleria di opere d’arte litica dove la staticità della pietra si trasforma in eleganza e movimento. Si può infine concludere con una passeggiata che dal litorale di spiaggia della Sassonia conduce all’antica area del porto, centro creativo e pulsante della cittadina.
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Sosta camper
Alcune aree attrezzate a gestione privata sono chiuse nel periodo invernale. Di seguito i riferimenti
per la sosta accessibili durante il Carnevale, tenendo presente che l’elevato afflusso di visitatori potrebbe comportare delle difficoltà nel trovare una sistemazione. Ben due le aree di sosta:
- in Viale Ruggero Ruggeri, dotata di acqua e pozzetto di scarico.
- in Viale Kennedy, dotata di acqua e pozzetto di scarico.
In Viale Kennedy c’è anche un punto sosta senza servizi, nel parcheggio vicino al cimitero.
Per saperne di più su Fano puoi raggiungere lo IAT Fano in Piazza XX Settembre 23 (tel. 0721 803534) e consultare il sito. Per i dintorni puoi fare i riferimenti al sito www.lavalledelmetauro.it.
testo di Federica Botta e foto di Alessandro De Rossi
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