Estremo ovest d’Italia, l’entroterra della provincia di Imperia è uno scrigno di sorprese: noi ti proponiamo cinque borghi da vedere in camper nella parte più vicina a Ventimiglia e al confine con la Francia. Dalla costa procederemo verso l’interno in un paesaggio disegnato da muri a secco, uliveti e paesi che sembrano dei presepi arroccati sui rilievi. Un filo conduttore unisce le cinque mete che ti descriviamo: essere parte dell’Associazione Paesi Bandiera Arancione, che riunisce le località premiate dal riconoscimento di qualità del Touring Club Italiano. Hai acceso il motore del camper? Partiamo!
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Dolceacqua, l’incanto sospeso
Claude Monet, nel gennaio del 1884, fece visita a Dolceacqua. Il borgo della Val Nervia lo affascinò a tal punto da spingerlo immortalare sulla tela la sagoma del Ponte Vecchio e il profilo del castello dei Doria che si staglia alle sue spalle. E allora facciamo rotta verso la località, capofila dell’Associazione dei Paesi Bandiera Arancione e gemellata dal 2023 con il Principato di Monaco.
La “tera” e il castello e il borgo
La scoperta inizia dalla parte più antica, chiamata Terra (Téra nel dialetto locale). Per raggiungerla occorre superare l’antico ponte romanico, costruito nel XV secolo con un unico arco di 33 metri. Quindi ci si addentra nel reticolo dei caruggi, le strette stradine tipiche dei borghi liguri, fino a imbatterci nella Piazzetta dell’Armatore.
Non rimane che imboccare Via Castello ed eccoci al Castello Doria, eretto dai Conti di Ventimiglia e poi passato nel XIII secolo alla famiglia Doria, che ne fece una grandiosa residenza signorile. Oggi sono ancora visibili la torre principale, le mura e alcuni edifici del complesso. Discesi dal castello si può percorrere in discesa il ripido Vicolo Cassini fino a Via Doria, dove affacciano il Palazzo Luigina Garoscio, sede della Biblioteca, la Pinacoteca Morscio con il Museo del soldatino e una sala per proiezioni in 3D.
Il borgo
La visita a Dolceacqua (che abbiamo approfondito qui) prende il via da Piazza Garibaldi a fianco alla strada provinciale, in particolare dall’opera Liguria Agreste del maestro Sergio Unia, raffigurante una donna svestita e una capra al suo fianco. Quindi si segue la rampa da cui inizia via Barberis Colomba passando sotto maestose volte.
Proseguendo si arriva all’oratorio di San Sebastiano, con la sua pregevole scultura lignea attribuita allo sculture genovese Anton Maria Maragliano, particolarmente legato alle tradizioni del paese. L’edificio è sede di una Confraternita che celebra a gennaio il martirio del Santo.

Pigna, sull’alta via del Sale
Le strette strade del versante montano dell’Alta Val Nervia potrebbero impensierire i camperisti alla guida dei mezzi più impegnativi. Ma se ti senti un guidatore provetto, o se il tuo camper ha misure compatte, spingiti fino a Pigna. O in alternativa lascia il veicolo a Isolabona e utilizza la linea 7 dei trasporti pubblici).
Carugi, terme e uliveti
Più remoto e appartato rispetto ad altri paesi dell’entroterra di Bordighera, Pigna è un gioiellino che non manca di sorprese singolari. La prima cosa da fare è camminare senza fretta tra le antiche case addossate l’una all’altra a cerchi concentrici che culminano in una bella terrazza panoramica. Lungo il cammino si attraversa Piazza XX Settembre, dove incuriosisce un’esposizione delle antiche misure di capacità e lunghezza.
Si trova qui la quattrocentesca loggia con una struttura ad archi a tutto sesto e una copertura in legno, sede di eventi culturali e manifestazioni durante tutto l’anno. Sono tante altre le tappe degne di nota. I ruderi della trecentesca chiesa di San Tommaso conservano la fisionomia medievale a tre navate e tre absidi. La chiesa di San Michele Arcangelo, dalla maestosa facciata in stile romanico, conserva un fonte battesimale del 1551 e un pregevole coro ligneo del 1752.
Fuori dal borgo
Appena fuori dal borgo, il duecentesco Santuario della Madonna di Passoscio conserva affreschi del XV secolo e un altare maggiore in marmo. Mentre nella frazione Buggio la chiesa dedicata a San Bernardo è famosa per gli affreschi del pittore quattrocentesco Giovanni Canavesio raffiguranti scene della vita di San Bernardo e della Vergine, considerati tra i più importanti esempi di pittura del Rinascimento in Liguria.
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Apricale, un palcoscenico en plein air
Per chi arriva dal fondovalle già al primo sguardo da lontano Apricale offre un formidabile impatto, con le case in pietra arroccate su un colle assolato e ricoperto da uliveti. Ne rimase affascinato il grande scenografo e illustratore Lele Luzzati, fondatore insieme a Tonino Conte del Teatro della Tosse di Genova.
Tutto ebbe inizio nell’estate del 1990, quando la compagnia scelse di ambientare ad Apricale la propria rassegna estiva. Con una formula singolare: non al chiuso di un teatro ma diffusa tra le vie, le stradine e le piazze. Da allora ogni anno migliaia di spettatori vengono da lontano per assistere a uno spettacolo itinerante che vede il pubblico spostarsi di scena in scena negli angoli più suggestivi del paese.
Alla scoperta del borgo
Percorrendo l’intrico dei carrugi si arriva in Piazza Torracca, su cui affacciano sorgono la chiesa della Purificazione di Maria, con la facciata rivisitata in stile neoromanico; e il castello della Lucertola, già dei conti di Ventimiglia e dei Doria, sede di rassegne culturali e manifestazioni. Non dimenticare di fare un salto ai giardini pensili del castello, da cui si gode di un bel panorama sul centro del paese.
Nei pressi, sopra la doppia arcata della fontana, è da vedere il settecentesco oratorio di San Bartolomeo che conserva varie opere, tra cui un polittico sopra l’altare maggiore raffigurante al centro la Madonna della Neve col Bambino. E l’antica chiesa-fortezza della Madonna degli Angeli, documentata sin dal 1520, situata su uno sperone di roccia appena fuori dal borgo: all’interno conserva affreschi realizzati tra il XV e il XVII secolo.

Perinaldo, a rimirar le stelle
Andiamo ora verso il quarto dei borghi della provincia di Imperia da vedere in camper. Dal crinale spartiacque su cui è posta Perinaldo la vista spazia a nord sulle Alpi Liguri e Marittime francesi, a sud verso il mare, i terrazzamenti coperti da uliveti secolari, vigneti, mimose e ginestre, i boschi attraversati da un reticolo di percorsi adatti a chi ama camminare o pedalare.
Le prime testimonianze del borgo risalgono all’anno 1000, quando venne fondato da Rinaldo dei Conti di Ventimiglia, da cui il nome attuale. Nel corso dei secoli l’insediamento è passato sotto il controllo di varie dominazioni – tra cui i Savoia, i Genovesi e i Francesi – che hanno lasciato la loro impronta creando un interessante mix di stili architettonici e influenze culturali.
Il nucleo storico
Il centro di Perinaldo è un vero e proprio gioiello che rimane nella memoria con i suoi carrugi, le raccolte piazzette, gli archi di origine medievale e le antiche mura in pietra. Tra i monumenti più importanti spicca la chiesa di San Nicola da Bari, preceduta da una scalinata che parte dalla piazza principale e sale fino al sagrato, creando uno scenografico percorso di accesso.
Più semplici la chiesa di Sant’Antonio da Padova, fondata dai francescani nel Seicento, e il cinquecentesco oratorio di San Benedetto. Fuori paese, in posizione panoramica presso il bivio della strada per Apricale, ecco il santuario seicentesco della Madonna della Visitazione, detto Madonna del Poggio dei Rej: secondo una leggenda il parroco imponeva come penitenza di venire fin qui e restare in ginocchio dal tramonto al mattino seguente sopra chicchi di granoturco sparsi sulla soglia.
L’osservatorio
Perinaldo ha dato i natali al matematico e astronomo Gian Domenico Cassini, naturalizzato francese e – dal 1671 – direttore dell’Osservatorio di Parigi. Tra le sue scoperte la Grande Macchia di Giove e i quattro satelliti di Saturno (Giapeto, Rea, Dione e Teti). Porta il suo nome l’Osservatorio comunale dotato di due telescopi fissi (attrezzati anche per l’osservazione del Sole) e diversi strumenti mobili, pannelli esplicativi, fotografie e modellini.

Vallebona, il paese dell’Ape in fiore
Basta passeggiare nel centro storico di Vallebona per avere la percezione di trovarsi in uno scrigno ben conservato dove si assapora un’atmosfera ovattata e fuori dal tempo. La chiesa parrocchiale di San Lorenzo Martire, costruita intorno al XII secolo, custode di pregevoli opere d’arte tra cui l’organo della famiglia Agati di Pistoia. L’Oratorio della Natività di Maria, un vero e proprio gioiello architettonico situato nel centro storico di Vallebona, progettato in stile barocco dall’architetto Andrea Notari.
All’interno dell’oratorio si possono ammirare le tre statue lignee da poco restaurate. La torre campanaria, risalente all’XI secolo, è uno dei simboli di Vallebona e offre una vista panoramica sul borgo e sulla vallata
circostante.
Il Palazzo Comunale
Questo edificio storico ospita gli uffici del Comune e la sala consiliare. Nella parte sottostante si trova la Loggia dell’Aria, un’arcata che si affaccia su Piazza XX Settembre, il cuore del paese dove si svolgono concerti e serate. Nel 2024 è stato inaugurato lo spazio espositivo “AreaArte”. All’interno di tutto il Palazzo le antiche volte sono state mantenute.