Alcune mete in vari luoghi d'Italia tratte dal libro di Fabrizio Ardito 111 luoghi di San Francesco che devi proprio scoprire, edito da Emons
Assisi
Indice dell'itinerario

Borghi e città, eremi e conventi, 
santuari e chiesette di campagna. 
Nell’anno del Giubileo della Speranza una visita ai luoghi dove San Francesco visse e predicò è ancora più densa di significato. 
Dove andare? Ecco una selezione di mete tra destinazioni iconiche e luoghi insoliti in Umbria e non solo.

Leggi la proposta alla scoperta della Assisi sotterranea

Il santo viaggiatore

Compassionevole e umile, severo e inflessibile. San Francesco, patrono d’Italia vissuto otto secoli fa, è una delle figure più conosciute, amate e venerate della storia del nostro Paese e non solo. Le sue tracce si trovano in buona parte dell’Italia centrale, anche se le cronache raccontano di un suo viaggio in Egitto e le tradizioni immaginano un suo cammino fino a Santiago de Compostela. Grandissimo viaggiatore, Francesco ha solcato in lungo e in largo montagne, valli e pianure lasciando alle sue spalle memorie, portenti e una nutrita serie di eremi, santuari, conventi e chiese. Scopriamo insieme i luoghi di San Francesco.

Sui passi di Francesco

Il Poverello si spostò sempre a piedi, così come aveva suggerito ai suoi seguaci. “Consiglio poi, ammonisco ed esorto i miei frati nel Signore Gesù Cristo che, quando vanno per il mondo… non debbano cavalcare se non siano costretti da evidente necessità o infermità”. Seguendo le tracce del suo lungo camminare, ancora oggi si possono incontrare una serie di luoghi straordinari, curiosi o, semplicemente, profondamente evocativi. Ve ne proponiamo alcuni tra i più iconici, raccolti nel volume 111 luoghi di San Francesco che devi proprio scoprire, scritto da Fabrizio Ardito.

Cover libro 111 Luoghi di San Francesco che devo proprio vedere
Copertina del libro 111 Luoghi di San Francesco che devo proprio vedere

Le 111 mete da scoprire

Il libro, edito da Emons (16,95 euro) fa parte della collana delle guide “111”, libri dedicati a luoghi, città, personaggi o regioni dell’Italia e dell’Europa. A una serie di luoghi legati alle vicende storiche di San Francesco seguono una serie di schede dedicate ai cammini italiani che sono stati ispirati dalle sue peregrinazioni:

Lungo le vie di San Francesco

L’iniziativa Cammini Aperti, che torna quest’anno in un’edizione speciale dedicata al Giubileo, offrirà nel finesettimana del 10 e 11 maggio un ciclo di escursioni guidate incentrate sui cammini di San Francesco, le vie Lauretane e il Cammino di San Benedetto. Lungo i percorsi francescani sono previste passeggiate a Greccio, a Cortona, ad Assisi, a Città di Castello e sull’Appennino emiliano-romagnolo. I percorsi proposti sono in tutto 27 e l’iscrizione gratuita all’itinerario prescelto si potrà effettuare sul sito italia.it.

Locandina Cammini Aperti 2025
Locandina Cammini Aperti 2025

Il santo e i pennuti

Falchi, tortore, allodole. Con gli uccelli del cielo Francesco ebbe un rapporto profondo, che stupì non poco i suoi contemporanei. Vediamo due luoghi di San Francesco che raccontano il suo legame con i volatili.

L'edicola di Piandarca, vicino a Cannara e Bevagna
L’edicola di Piandarca, vicino a Cannara e Bevagna

La predica di Bevagna

Passando nei pressi di Bevagna, nella località che è stata identificata come Piandarca, nel Comune di Cannara: “vide raccolti insieme moltissimi uccelli d’ogni specie, colombe, cornacchie e ‘monachine’… Ma, notando con grande stupore che non volevano volare via, come erano soliti fare, tutto felice li esortò a voler ascoltare la parola di Dio”. Al termine della sua predica “gli uccelli manifestarono il loro gaudio secondo la propria natura, con segni vari, allungando il collo, spiegando le ali, aprendo il becco e guardando a lui”.

L’edicola di Piandarca, isolata su un crocicchio tra i campi del paesaggio umbro, ricorda questo episodio, così come un più moderno monumento che ritrae Francesco e le sue rondini, che si può raggiungere dall’edicola con una breve passeggiata.

Il Santuario della Verna
Il Santuario della Verna

Le tortore alla Verna

Chi raggiunge il Santuario della Verna, che fu uno dei luoghi centrali della vita di Francesco, noterà un monumento che raffigura il santo in compagnia di un bambino. Narrano le cronache che San Francesco incontrò il ragazzino che si dirigeva verso il mercato per andare a vendere delle tortore che aveva appena catturato.

Santuario della Verna, monumento a San Francesco
Santuario della Verna, monumento a San Francesco

Il santo si rivolse al piccolo con queste parole: “O buono giovane, io ti priego che tu me le dia, e che uccelli così innocenti le quali nella Scrittura sono assomigliate all’anime caste e umili e fedeli, non vengano alle mani de’ crudeli che gli uccidano”. Dopo la liberazione delle tortore iniziò un periodo di grande stupore per i confratelli di Francesco, che videro i pennuti nidificare attorno ai loro ripari, a deporre uova e a passeggiare con i piccoli al seguito senza alcun timore.

Leggi l’itinerario da Cortona all’Alto Casentino

Il Faggio di San Francesco a Rivodutri
Il Faggio di San Francesco a Rivodutri

Il grande albero

Sappiamo tutti che San Francesco ebbe parole d’amore per i boschi e i campi, i lupi e i pesci, le anatre e le allodole, sembrando un po’ bizzarro ai suoi contemporanei. Se il santo amava e rispettava la natura va ricordato che secondo le fonti il sentimento fu sempre reciproco, e che animali e piante furono sempre lieti di accogliere le sue richieste o preghiere. Tra i boschi al di sopra delle case del borgo di Rivodutri, che dominano la Valle Reatina, sorpreso da un grandioso temporale il santo si appoggiò al tronco di un faggio per cercare riparo. Miracolosamente, la pianta piegò tutti i suoi rami per proteggerlo dal maltempo.

L’albero, estremamente contorto e articolato su diversi tronchi, esiste ancora, anche se la sua età stimata è di circa 250 anni ed è improbabile che si tratti della stessa pianta della tradizione). Si trova a circa 1.100 metri di quota a pochi passi dalla moderna chiesetta di San Francesco al Faggio ed è stato dichiarato Monumento Naturale dalla Regione Lazio nel 2008.

Il paesaggio nei dintorni di Trevi
Il paesaggio nei dintorni di Trevi

L’asino molesto

Amico degli animali, Francesco si trovò in alcune occasioni anche a dover fronteggiare la loro scarsa educazione. Si narra di una predica che San Francesco tenne nella piazza principale di Trevi. “L’uditorio in breve fu conquistato; il silenzio si fece generale e nell’ampia piazza si sentiva soltanto la voce di Frate Francesco”. Tutto bene fino a che un asino attraversò la piazza ragliando all’impazzata. In mezzo allo scompiglio, da parte di Francesco ci fu solo una frase: “Fratello, sta’ quieto e lascia ch’io possa predicare”. L’asino si fermò, mise la testa tra le gambe e rimase così fino alla fine della predica, quando Francesco gli permise di tornare alla sua stalla.

Il Santuario di Fonte Colombo
Il Santuario di Fonte Colombo

La sofferenza di Francesco e Fratello Fuoco

La valle di Rieti, solcata dallo scorrere del Velino, è circondata da quattro santuari legati alla storia francescana. Al Santuario di Fonte Colombo il santo dovette affrontare una prova terribile. Infatti Francesco d’Assisi, superati i quarant’anni, era tormentato da numerosi malanni. Il più grave dei quali era il tracoma agli occhi, causato da un’infezione contratta durante il viaggio sul delta del Nilo. Probabilmente nel 1225, a Fonte Colombo accettò di essere curato da un chirurgo.

All’epoca, l’unica possibilità di intervento agli occhi era la cauterizzazione, operazione che non è difficile pensare sia estremamente dolorosa (oltre che tragicamente poco utile). Quando vide lo strumento di ferro posto ad arroventarsi sulle fiamme, Francesco parlò con le fiamme. “Fratello mio fuoco, l’Altissimo ti ha creato per emulare in bellezza le altre cose, potente, bello e utile. Siimi favorevole in questo momento, siimi amico, poiché già ti ho amato nel Signore! Prego il grande Iddio, che ti ha creato, che moderi il tuo calore in modo che ora io possa dolcemente sopportarlo”.

Vai all’itinerario lungo il cammino Via di Francesco da Rieti a Roma

Il tau, simbolo francescano
Il tau, simbolo francescano

Il tau, un simbolo di pace e letizia

Chiunque abbia frequentato i luoghi francescani avrà notato il ricorrere del simbolo del tau, scolpito nel legno d’olivo e divenuto compagno di vita per frati e fedeli. Si tratta dell’ultima lettera dell’alfabeto ebraico (presente anche negli alfabeti fenicio, arabo e siriaco) che ebbe diverse menzioni nell’Antico Testamento. San Francesco fu particolarmente affezionato a questo segno, tanto da utilizzarlo spesso come sua firma, a ricordo della croce di Cristo.

Al Santuario di Fonte Colombo, nella Cappella della Maddalena, nell’angolo della finestrella sulla sinistra dell’altare si vede chiaramente un piccolo tau rosso. Secondo la tradizione sarebbe stato dipinto da Francesco, che in questo luogo era solito ritirarsi in preghiera.

Frate Ginepro, un fratello sopra le righe

La grande forza di San Francesco fu l’empatia che lo legò ai suoi fratelli. Tra i discepoli di cui le fonti spicca una figura particolare. Frate Ginepro, nato a Bevagna intorno al 1190 e morto a Roma nel 1258, è stato sepolto nella navata destra della basilica Santa Maria in Aracoeli, una delle sedi francescane della città di Roma. Desideroso di rendersi utile a un fratello infermo, Ginepro chiese cosa il malato desiderasse: “Risponde lo ‘nfermo: molto mi sarebbe di grande consolazione se tu mi potessi fare che io avessi uno peduccio di porco”.

Detto, fatto: l’intraprendente Ginepro uscì dal piccolo convento armato di un coltello da cucina e, tagliata la zampa di un porco al pascolo, fece ritorno alla sua cucina. Il padrone dei maiali, ovviamente, rimase esterrefatto dall’ardire di Ginepro e si precipitò a ingiuriare i frati: lo stesso Francesco ingiunse a Ginepro di scusarsi e le parole furono così convincenti che il padrone uccise il povero maiale, lo cucinò a puntino e lo consegnò ai frati con riconoscenza. San Francesco, ammirato, affermò: “…volesse Iddio che di tali Ginepro io n’avessi una magna selva!”

L'eremo di Montecasale
L’eremo di Montecasale

Fratelli briganti

L’eremo di Montecasale, che con la sua terrazza silenziosa si affaccia sulla Valtiberina, è stato teatro di uno degli episodi più conosciuti della vita del santo. Infatti nella foresta si aggiravano dei briganti e i frati erano timorosi anche di dare loro l’elemosina.

L'eremo di Montecasale
Camminatori all’eremo di Montecasale

L’arrivo di Francesco cambiò completamente le carte in tavola: bisognava preparare dei pasti e del buon vino e chiamare i malviventi con le parole: “Fratelli briganti, venite da noi: siamo i frati e vi portiamo buon pane e buon vino!” Di fronte alla gentilezza dei frati, i malviventi avrebbero abbandonato i loro cattivi propositi e due di loro sarebbero diventati anch’essi frati a Montecasale, come ricordato da una lapide al di sopra della porta d’accesso.

Eremi e panorami

La Valle Umbra, che si estende da Spoleto ad Assisi e poi raggiunge i piedi di Perugia, nel XIII secolo era conosciuta con il nome di Valle Spoletana. San Francesco, che nella vallata era nato ad Assisi, amò molto il territorio che ben conosceva e, ammirandolo dall’alto del Monteluco, l’altura che domina Spoleto, esclamò: “Non ho mai visto nulla di più giocondo della mia valle spoletana”. La frase è stata tramandata ed è scolpita su una lapide posta nel belvedere del bosco sacro di Monteluco, che fin dall’epoca romana era considerato un territorio caro agli dei. A poca distanza da qui nacque uno degli eremi più famosi della storia francescana.

Valleremita, l'Eremo di Santa Maria Valdisasso
Valleremita, l’Eremo Santa Maria Valdisasso

L’eremo di Santa Maria di Sasso

Isolato e severo, l’eremo di Santa Maria Valdisasso sorge al confine tra le Marche e l’Umbria, non lontano da Valleremita, nel Comune di Fabriano. Affidato inizialmente a un gruppo di monache benedettine, venne abbandonato nel 1157. Quando Francesco giunse nel 1210 accompagnato da frate Egidio, i fabrianesi gli offrirono la struttura che, per la sua quiete e il suo isolamento, piacque molto al santo. Il signore della contrada Chiavello Chiavelli donò il luogo ai francescani (che ancora lo abitano) e commissionò a Gentile da Fabriano il polittico di Valle Romita che, in epoca napoleonica, venne spostato e oggi si trova nella Pinacoteca di Brera.

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La vendita dei panni

Anche Foligno rientra fra i luoghi di San Francesco. Sul lato dell’ingresso della cattedrale, sul muro antico del Palazzo delle Canoniche, è stato inaugurato nel 2020 un monumento molto particolare. L’opera è stata disegnata dall’architetto Pietro Battoni e realizzata dall’Antica Fonderia Artistica Anselmi di Roma.

Foligno
Foligno: installazione disegnata dall’architetto Pietro Battoni e realizzata dall’Antica Fonderia Artistica Anselmi.
L’opera si riferisce all’episodio della vendita degli abiti da parte di San Francesco

Dalla muraglia di calcare emergono due mani che si tendono verso lo spettatore, sorreggendo un fascio di stoffe. Proprio in questo luogo, nel 1205, San Francesco compì uno dei gesti più eclatanti del suo percorso di rottura con la tradizione familiare, vendendo i preziosi panni del padre per calpestare “i beni di questo mondo per la conquista di beni migliori”.

Bari, installazione all'interno del Castello Svevo
Bari, installazione all’interno del Castello Svevo che ricorda le tentazioni di San Francesco

La tentazione di Bari

Non è certo che San Francesco abbia conosciuto Federico II di Svevia, anche se molte fonti hanno parlato di un incontro che si sarebbe svolto al ritorno del santo dalla costa del Nordafrica. L’imperatore decise di mettere alla prova l’umile frate prima ponendolo davanti a un grandioso banchetto; e poi, sul far della sera, inviando una splendida fanciulla a tentare il religioso ospitato nel Castello Svevo di Bari. San Francesco avrebbe preso delle braci dal caminetto per poi spargerle al suolo, invitando la ragazza a sdraiarsi con lui sopra il giaciglio ardente. La ragazza sarebbe fuggita a riferire l’accaduto al sovrano che, da questo momento in poi, avrebbe riverito Francesco indicandolo ai suoi sudditi e cortigiani come vero amico di Dio.

Testo di Fabrizio Ardito

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Cortona, la tunica ritenuta di San Francesco nella chiesa a lui dedicata
Cortona, la tunica secondo la tradizione appartenuta a San Francesco nella chiesa a lui dedicata

La veste certificata

A San Francesco sono attribuite molte reliquie, tra cui delle vesti che sono conservate in luoghi diversi. Nella chiesa dedicata a San Francesco a Cortona si trova una tunica che secondo la tradizione è appartenuta al santo. Un gruppo di fisici dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare l’ha analizzata per ottenere una datazione al radiocarbonio. I risultati, pubblicati nel 2007 sul sito Live Science, sono stati chiari. La tunica risale al periodo compreso tra il 1155 e il 1225 ed è quindi perfettamente compatibile con le date della vita del Poverello. La reliquia venne portata nella chiesa francescana di Cortona da Frate Elia insieme a un cuscino e a un evangeliario che sarebbero anch’essi appartenuti a San Francesco.

Il convento di Villa Verucchio
Il convento di Villa Verucchio

Il riparo nel bosco

Anche la valle del fiume Marecchia rientra fra i luoghi di San Francesco. Nella primavera del 1213 il Poverello e frate Leone si trovarono ad attraversare le valli romagnole. A Villa Verucchio secondo la tradizione si fermarono presso una cappella. Qui sarebbe nato un convento. Al centro del suo chiostro svetta un colossale cipresso secolare che sarebbe nato dal bordone che San Francesco usava per appoggiarsi in cammino, piantato in terra prima di lasciare il luogo. Secondo molti naturalisti si tratta quasi certamente del cipresso più grande 
e vetusto d’Italia, che supera gli otto secoli di vita.

Dove sostare

  • Chiusi della Verna Punto sosta vicino al Santuario della Verna, accessibile solo dalle 7 alle 21.30.
  • Sansepolcro Area di sosta in Via Alessandro Volta.
  • Cortona Parcheggio senza servizi in Via Cesare Battisti. Parcheggio e area camper attrezzata MAEC, vicino all’ingresso del Parco Archeologico del Sodo.
  • Fabriano Area di sosta in Via Bruno Buozzi 12/A.
  • Bevagna Area di sosta in Piazzale dell’Accoglienza.
  • Foligno Area di sosta in Via Campagnola angolo Via dei Cappuccini.
  • Trevi Area di sosta in Via Mugnoni Ser, nei pressi della piscina comunale.
  • Spoleto Area di Sosta la Vecchia Ferrovia, Via San Tommaso.
  • Rieti Area di sosta in Via Fonte Cottonella.

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