Se sei tra quelli che si organizzano i weekend in base agli eventi, segna in agenda il Kraski Pust, fra le feste più sentite del Friuli Venezia Giulia. Partecipare al Carnevale Carsico di Opicina in camper è un’occasione imperdibile per scoprire usi e costumi delle diverse località dell’altopiano carsico ed esplorare in libertà i dintorni di Trieste. In questa frazione del Comune di Trieste il Re e la Regina aprono i festeggiamenti annunciando l’ordine di partenza dei carri allegorici e dei gruppi mascherati che sfilano in parata.
La festa di tre popoli
Una carrozza trainata da cavalli s’insinua con difficoltà tra la folla. Sulla destra è seduta lei, la regina Rwzca K’rwsca, con una raffinata corona adorna di pietre colorate sui lunghi capelli biondi a boccoli. Indossa un elegante abito rosso e vezzosi guanti di velluto che sfiorano il gomito. Re Ludvik Fanj Besoffen (Puhn) è accomodato sulla sinistra.
Ha i capelli lunghi, i baffi allungati e il pizzetto alla D’Artagnan e porta un mantello rosso che contrasta con il nero del cappello a falde larghe. In mano tiene un voluminoso calice generosamente riempito di vino rosso, forse di Terrano, un robusto Doc fra i più rappresentativi e rinomati del territorio. Il Re e la Regina sono di primaria importanza per l’esito dell’evento. A loro spetta l’onore e l’onere di vivacizzare il corteo, proclamare il vincitore, leggere un discorso ai propri sudditi e dare il via ai balli serali nel cortile del circolo culturale Tabor.
Un tempo le teste coronate, accompagnate da un maggiordomo, venivano scelte tra i giovani dei vari paesi partecipanti all’evento. Da diversi anni invece il comitato organizzativo del Carnevale Carsico ha stabilito che le figure chiave della manifestazione siano i rappresentanti del paese vincitore uscente. Dall’esordio del 1967 la festa si è evoluta, l’interesse del pubblico è cresciuto, mentre immutato è lo spirito iniziale: riunire e coinvolgere i paesi dell’altopiano (Italia, Slovenia e Croazia) in una grande sfilata in maschera per le vie di Opicina.
Sulla strada per Vienna
Situata interamente nel Carso, la località di Opicina è una frazione di Trieste collegata al capoluogo da una tramvia funicolare. In principio i carri erano piuttosto semplici, di fattura artigianale, talvolta fatti di paglia e stracci, spesso trainati da cavalli o da trattori. Poi gli arredi divennero più articolati e sofisticati, anche per soddisfare il crescente desiderio di rappresentare argomenti e temi più complessi, di fantasia, politici o sociali. Immutata è la voglia di divertirsi, trasgredire, stupire, di vivere in allegria e in compagnia una festa caratterizzata da un’autenticità e una spontaneità non sempre riscontrabili in eventi più blasonati.
Non solo dolci
Il Carnevale era ed è la festa dell’abbondanza. Un tempo si diceva che, prima delle ristrettezze quaresimali, bisognasse mangiare nove volte. E il freddo dell’inverno induce a concedersi qualche sosta golosa nelle trattorie, nei ristoranti e nei chioschi allestiti per l’occasione, dove si servono pietanze
tipiche. Il Martedì Grasso i giovani usavano passare di casa in casa per raccogliere uova, salsicce e vino, da consumarsi poi in compagnia. D’obbligo era il maiale (in particolare le salsicce con i crauti o le rape acide), ma anche le zuppe e i dolci: fancli-fritole (frittelle), krapfen, grostoli (galani) e rafioli, mezzelune fritte, ripiene di noci, uvetta, rum, pinoli e scorza di limone. Cibi piuttosto robusti, saporiti, non esattamente dietetici.
Per sapere di più sul Kraski Pust consulta il sito dedicato.
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testo e foto di Alberto Campanile
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