Reggio Emilia, una città a misura di bambino

Non è solo la patria del Tricolore. È la città delle persone dove convivono centoventisette nazionalità e gli spazi sono a misura di bambino

Indice dell'itinerario

A Reggio Emilia tutto sembra fatto per incontrarsi: gli atelier, i dehors sulle piazze, le installazioni in spazi pubblici, il BiciBus. Vi sembra poco? Affatto! La città dell’Emilia già nel Settecento era definita “una città gentile” e definita “Città delle Persone”, scritta che compare vicino allo stemma araldico. Non solo. La città del Tricolore è anche chiamata “la città dell’infanzia”: è davvero a misura di bambino. Seguici inquesto itinerario e ti sveliamo perchè.

Un dialogo tra culture

Incontro Chiara ai Chiostri di San Pietro e subito mi fa entrare nell’esprit del luogo: «Non si può iniziare il tour della città senza una colazione a base di erbazzone», esordisce, e passa subito a illustrarmi la tradizionale torta salata formata da due strati di pasta non lievitata con ripieno di bietole, cipolle, aglio, lardo, prezzemolo e Parmigiano Reggiano Dop tagliato a fette o losanghe.

Ci troviamo non a caso all’interno del Pause, un laboratorio di ricerca permanente sul gusto dove i cuochi mettono a disposizione il proprio sapere con l’obiettivo di curare il benessere della comunità.

Chi vi arrivava nel Settecento la definiva “una città gentile”. “Città delle Persone” è stato scritto accanto all’antico stemma araldico di Reggio Emilia. Howard Gardner, il celebre studioso di Harvard teorico delle intelligenze multiple, le ha attribuito la definizione di “comunità etica” per l’attenzione ai diritti del cittadino, al dialogo tra culture e religioni, alla sostenibilità e all’infanzia. Qui convivono persone di centoventisette nazionalità e la località vanta il numero di asili nido più alto d’Italia.

Una città a misura di bambino

Per comprendere perché Reggio Emilia viene definita “città dell’infanzia” bisogna fare un salto temporale e tornare alla fine della guerra, al 1945. All’epoca le donne impegnate in fabbrica mentre gli uomini erano al fronte, difesero il diritto al lavoro conquistato negli anni del conflitto battendosi per l’apertura degli asili del popolo. A partire dal 1963, con l’arrivo di Loris Malaguzzi che sperimentò un metodo pedagogico innovativo (il Reggio Emilia Approach) insieme al Comune, a molti amministratori locali e ai cittadini, nacquero scuole e nidi d’infanzia comunali.

Nell’ex complesso industriale della Locatelli, poco fuori dal centro, il Centro Internazionale dell’Infanzia Loris Malaguzzi, cuore della Fondazione Reggio Children, è un atelier, uno spazio d’incontro nato da un investimento pubblico che mette al centro il bambino che scopre, impara e cresce con quello che ha intorno. La novità di questo approccio è proprio l’atelierista, un maestro d’arte che tutti i giorni fa fare delle esperienze ai bambini per stimolare la loro creatività.

Piazza San Prospero

Dove vai se la bicicletta non ce l’hai?

Una città aperta e contemporanea in grado di rendersi fruibile a tutti non poteva non dotarsi di una politica della mobilità al passo con i tempi. Si chiama Velopoli la strategia adottata dall’amministrazione comunale che prevede per il prossimo triennio undici milioni di investimenti per rinnovare e implementare i percorsi dedicati alle dueruote. Non per nulla a Reggio Emilia il vero mezzo di locomozione è proprio la bicicletta: è possibile affittarne una ovunque, dalla stazione ferroviaria al centro e in tutti i principali parcheggi.

I motivi per montare in sella sono tutti validi: perché la città è piccola ma non abbastanza per girarla tutta a piedi; perché il centro è inaccessibile alle vetture dei non residenti; e non ultimo perché… così fan tutti. Lungo i 250 chilometri di vie ciclabili (è la rete di mobilità dolce più ampia fra le città italiane) sono presenti sedici punti di noleggio di dueruote, e ovunque è possibile – utilizzando l’App Movi by Mobike – trovare, pagare e prelevare la ben riconoscibile bicicletta rossa.

Alle ciclabili urbane si aggiungono i 30 chilometri di greenways che s’inoltrano nei parchi costeggiando torrenti e per le strade, affiancate a tratti da sequenze di portici. Non ultimo si può andare a scuola con il BiciBus, la carovana di bambini accompagnati da volontari nei tragitti casa-scuola e ritorno lungo percorsi protetti e a basso traffico.

Piazza dei Martiri

Qui è nato il tricolore

Fondata duemiladuecento anni fa da Marco Emilio Lepido, il console che tracciò la Via Emilia, la città che gli deve il nome è anche il luogo dove il 7 gennaio 1797 nacque la bandiera italiana. Da non perdere la Sala del Tricolore dove il vessillo fu scelto come emblema della Repubblica Cispadana e il Museo del Tricolore, recentemente ampliato con una sezione dedicata a opere d’arte contemporanea ispirate alla bandiera nazionale e alle altre bandiere preunitarie italiane. Ci arriviamo da Piazza dei Teatri, dove una moderna fontana ogni anno il 7 gennaio si colora di bianco, rosso e verde.

Il centro storico

Il motivo del nome è presto detto: vi affacciano il Teatro Municipale Valli, il Teatro Ariosto e il Teatro Cavallerizza, insieme ai giardini pubblici, al Palazzo dei Musei e all’ex caserma Zucchi. Attraversiamo la Via Emilia, animata da negozi, e passiamo davanti all’albergo Posta per giungere in Piazza Prampolini con la cattedrale e il Municipio che dal pomeriggio brulica di reggiani seduti ai tavolini dei caffè all’aperto.

Bisogna fare visita ad almeno un paio edifici religiosi per ammirare alcuni capolavori significativi dell’arte locale: a cominciare dalla Basilica della Ghiara, definita dal critico d’arte Federico Zeri “la Cappella Sistina del Seicento emiliano”, che conserva dipinti del Guercino e di Ludovico Carracci, ma anche affreschi di Alessandro Tiarini, Lionello Spada e Luca Ferrari da Reggio.

Costruita dai cittadini con i fondi delle corporazioni, la chiesa è di proprietà della città e sorge sul letto del torrente Crostolo dove si compì il miracolo del ragazzo muto che, pregando davanti all’edicola della Madonna, ottenne il dono della parola. E ancora, la Basilica di San Prospero con il campanile ottagonale progettato con la consulenza di Giulio Romano. Da vedere anche la cattedrale di Santa Maria Assunta, che presenta stili dal romanico al rococò, con opere di Pomarancio, Guercino e Tiarini.

Una galleria urbana con lo sguardo al futuro

Reggio Emilia è una città capace di originali innovazioni in cui gli spazi pubblici dialogano sapientemente con l’arte contemporanea invitando a un originale itinerario. Sulla volta della sala di lettura della biblioteca municipale si ammira l’opera Whirls and Twirls 1 di Sol Lewitt; nello stesso edificio una parete è rivestita con una carta da parati dedicata al tema della violenza sulle donne realizzata dall’artista Elena Mazzi. Ai Chiostri di San Domenico l’installazione Less Than di Robert Morris racconta l’alienazione della società contemporane.

Nella sede universitaria di Palazzo Dossetti campeggia L’Araba Fenice, definita dall’autore Luciano Fabro “una scultura che gronda di luce”; negli spazi esterni dell’ex Fonderia guarda verso il cielo l’opera in acciaio inciso Danza di astri e di stelle di Eliseo Mattiacci. E ancora Croce di Luce di Claudio Parmiggiani è visibile al Palazzo dei Musei, dove è stato inaugurato un coinvolgente percorso dalla preistoria alla contemporaneità, con un’ampia sezione permanente dedicata alla fotografia di Luigi Ghirri e agli autori di Fotografia Europea.

Sulla facciata dell’edificio campeggia un’installazione permanente realizzata dal fotografo catalano Joan Fontcuberta raccogliendo dodicimilacinquecento fotografie realizzate dai reggiani intorno a ciò che alimenta il desiderio di vedere, di sapere e di conoscere: le immagini saranno stampate su tesserine di ceramica che andranno a comporre il disegno di un pavone alto venti metri.

Il tour della città non può che terminare con un aperitivo in uno dei dehors di Piazza Fontanesi, dal sapore provenzale, e con un ultimo sguardo fuori città: è sorprendente lo skyline sulla Pianura Padana all’ora del tramonto, con la stazione dell’Alta Velocità e le Vele dei ponti di Santiago Calatrava che si stagliano sullo sfondo delle colline preappenniniche.

Informazioni pratiche

Per la sosta c’è l’area camper in Via Fratelli Manfredi gestita dal Club Campeggiatori Reggio Emilia oppure l’agriturismo La Razza in Via Monterampino 7.

A settembre la città è in fermento per l’annuale Sagra della Giarèda che ricorda il miracolo della guarigione del sordomuto Marchino. Tra Corso Garibaldi, Piazza Gioberti e Via Emilia Santo Stefano viene allestita una mostra mercato dell’artigianato artistico e dei mestieri tradizionali. Generalemnte intorno alla metà di settembre si svolge Caseifici Aperti, l’evento dedicato alla produzione di Parmigiano Reggiano DOP con visite guidate a caseifici e magazzini di stagionatura, spacci aperti, iniziative per bambini degustazioni,

Il Parmigiano Reggiano ottenuto dal latte della Vacca Rossa Reggiana, razza bovina autoctona giunta nella Pianura Padana in seguito all’invasione dei Longobardi nel VI secolo, si distingue per le elevate proprietà nutrizionali. Lo trovi al Consorzio Vacche Rosse insieme a burro, ricotta, yogurt, panna cotta, stracchino, caciotta e primo sale.

Per maggiori informazioni c’è lo IAT Informazioni e Accoglienza Turistica Reggio Emilia in Via Farini 1/A. Se un appassionato di bici? Scopri i percorsi ciclabili in città.

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