Tra le mete da segnare in agenda nel 2022 c’è senz’altro l’arcipelago delle (Fær Øer) in Danimarca, a metà strada tra le Orcadi e l’Islanda, nel Mar di Norvegia. Il campeggio libero è vietato ma basta consultare la lista dei moltissimi campeggi aperti tutto l’anno per organizzare il viaggio.
Indice dell'itinerario

Sai qual è la particolarità delle isole Faroe? Non esistono alberi. Per questo sono il paradiso di escursionisti, fotografi naturalisti e migliaia di uccelli che qui vengono a godersi il caldo della corrente atlantica.

Atterrando sull’isola di Vagar, sede dell’unico aeroporto, si intuisce il carattere dell’arcipelago: coste alte e rocciose, pochi approdi dal mare, scarsi insediamenti umani e moltissima natura incontaminata. Appena arrivati, nonostante sia agosto, la temperatura si attesta attorno ai dieci gradi, con pioggia leggera e fitta.

La cascata di Gàsadalur. In alto il piccolo insediamento abitativo di 10 persone

Solo una manciata di case

Dirigiamo il mezzo senza esitazioni verso la nostra prima meta, Gàsadalur, che raggiungiamo percorrendo la strada 45, una bellissima litoranea a strapiombo sui fiordi e sulle isole limitrofe, mentre il sole comincia a fare capolino tra le nuvole rade.

Lungo il tragitto merita una sosta il piccolo villaggio di Bøur, poche case e un piccolo cimitero frequentatissimo dalle capre, onnipresenti sulle isole (ce ne sono più di settantamila). Lentamente entriamo nel mood faroese, fatto di panorami mozzafiato, distese di colline verdi digradanti verso il mare, animali al pascolo e grande tranquillità. Arrivati a Gàsadalur attraverso una strada piuttosto tortuosa e un paio di gallerie, notiamo che il paese ha appena una decina di case arroccate su un costone roccioso.

Case in legno del porto

Le cascate di Mùlafossur sono proprio lì nei pressi, e avventurandosi a piedi nei pascoli è possibile godere della vista e del suono continuo e leggero della caduta d’acqua. Soddisfatta la nostra sete di panorami decidiamo di puntare risolutamente sulla capitale, Torshàvn, che si trova a sud dell’isola Streymoy. Torniamo quindi sui nostri passi e imbocchiamo il tunnel sottomarino che ci porta in una decina di minuti sulla terraferma. Anche il pagamento del pedaggio è tipicamente faroese: si paga fermandosi alla stazione di servizio subito dopo il tunnel, dove gentili signore affaccendate a cuocere salsicce e pancetta provvedono a riscuotere il tributo.

La capitale delle isole Faroe è senza criminalità

Dopo una cinquantina di chilometri cominciamo a scorgere la capitale, cittadina molto singolare che va senz’altro visitata a piedi in una sola giornata. Seguiamo le indicazioni per il porto e riusciamo a parcheggiare senza troppe difficoltà nelle grandi aree sosta nei pressi delle banchine. Quindi ci inoltriamo passeggiando nella cittadina.

Case nel centro storico

La zona è dominata dal Tinganes, antico edificio in legno rosso adibito a parlamento del governo locale. Poco distante è il duomo, un delicatissimo esempio di architettura religiosa nordica: la piccola e coloratissima chiesa in legno è visitabile, e per fortuna durante la nostra permanenza l’organista era impegnato nelle prove, il che ha aggiunto un tocco surreale all’atmosfera già significativa. Siamo stati invitati ad accomodarci per visitare e ascoltare la musica (eravamo gli unici ospiti), e così abbiamo trascorso nel duomo mezz’ora, scattando foto al soffitto celeste trapuntato di stelle d’oro e modellini di barche in legno.

Sulle banchine del vicino porto si affacciano i pochi caffè dove è possibile far colazione e mangiare un pasto al volo a prezzi non proprio modici. I faroesi non hanno l’abitudine di frequentare locali serali e la vendita di alcolici è controllata e limitata a pub e ristoranti: impossibile trovare birra al supermarket. In più, i pochi ristoranti della capitale sono tutti in centro, sono costosissimi (attorno agli 80 euro a testa escluse bevande e mancia), ed è obbligatorio prenotare pena non trovare posto da nessuna parte.

La città  dopo il tramonto, immersa nelle nuvole

Proprio cercando questi ristoranti, Barbara Fish House, Raest, Aarstova o Koks, molti dei quali propongono piatti tradizionali a base di pesce e carne fermentati, si può comunque cominciare a scoprire la città, le cui strade sono un continuo salire e scendere sulle colline. Le case basse, le ampie finestre senza tendaggi, le antiche magioni in legno, ci fanno intuire un’altra particolarità delle Faroe: la criminalità qui non esiste, così come la disoccupazione. Cominciamo a comprendere come mai gli isolani siano così fieri e orgogliosi del loro isolamento.

Poco distante dal centro, e meritevole di visita, è la National Art Gallery, galleria che espone opere di artisti faroesi contemporanei che ci fa comprendere un ennesimo aspetto degli abitanti di questi luoghi. Del resto nelle strade del centro esistono parecchie gallerie private con pezzi interessanti, venduti a prezzi non proprio economici.

Il mattino dopo ci aspetta un’esperienza indimenticabile: ci rechiamo nuovamente sull’isola di Vagar per raggiungere Sørvagùr. In paese merita senz’altro una sosta il Café Fjørdoy, ristorante tipico e molto ben arredato, gestito da uno dei creatori di Atlantic Airways che ha deciso di concludere la carriera da manager e aprire un bar nella sua isola.

Chiesa sul fiordo

A Mykines, nella casa retrò

Fatta colazione con salmone arrostito e affumicato, patate al burro e una birra leggera siamo pronti per imbarcarci poco più avanti sul traghetto che, uscendo dal Sørvágsfjørður, ci porterà a Mykines, minuscola isola di appena dodici abitanti, popolatissima però da Pulcinella di Mare e pecore. Qui siamo accolti da Johan e Vinjard, due giovani che da una stagione hanno aperto un’antica casa ai visitatori che vogliano trascorrervi del tempo. L’atmosfera all’interno dell’abitazione in legno è irripetibile, tra arredi anni ’40 e vecchie foto di pescatori: i nostri ospiti fanno da guida agli escursionisti e ai fotografi fino al faro dell’isola, in una passeggiata di tre-quattro ore non adatta a chi soffre di vertigini.

Panorama lungo il Funningsfjørður

Dopo aver goduto del trionfale tramonto sull’Oceano dal punto più alto dell’isola, mangiamo agnello locale, verdure appena colte dai dirupi intorno al villaggio e birra venuta da Torshàvn. Mentre chiacchieriamo con i nostri ospiti, Mykines cala nell’oscurità: qui d’inverno la nebbia e il vento a duecentocinquanta chilometri all’ora non permettono ai pochi abitanti neanche di mettere il naso fuori di casa. Ma la serata di agosto è placida, e la nostra mansarda di legno è il luogo ideale dove ricaricare le batterie. Al mattino, dopo una robusta colazione con prodotti biologici e a chilometri zero, compiamo un’altra escursione sul versante nord-est, dove ammiriamo l’altra costa.

Colazione tipica a base di uova, rollé di agnello locale, pere e pane integrale

Navigando tra i fiordi delle isole Faroe

Un po’ esausti abbiamo giusto il tempo di riposare le gambe e imbarcarci di nuovo sul traghetto che ci riporta a Sørvagùr; qui, ripreso il mezzo, puntiamo a nord dell’isola di Eysturoy, raggiungibile ancora una volta tramite due tunnel sottomarini. Attraverso Ljósá e Eiði, per una strada ad una corsia giungiamo a Funningur, un piccolo comune abbandonato dove c’è una bella cascata rada e un lago dove alcuni locali pescano.

Pesce fermentato presso le banchine del porto

Quindi ancora a nord, arrampicandoci sulle sponde di fiordi sempre più imponenti e desolati, arriviamo alla nostra meta finale, Gjógv, completamente immersa nella nebbia e in una pioggia fitta. L’atmosfera non potrebbe essere più nordica: il piccolo paesino si raccoglie attorno alla chiesa e al porto. Le case colorate di legno, il pesce appeso ad essiccare, i giardini finalmente fioriti, una bellissima cala per le barche che di notte si illumina in un diorama di luci colorate: tutto ci indica un lavorio rinnovato grazie al tepore estivo e all’amore incondizionato per la propria terra.

Dopo aver mangiato un ennesimo ottimo salmone passeggiamo in paese, e attorno alle 23 finalmente il sole cala, mentre l’ora blu invade il cielo: le nuvole sono basse sulle colline attorno al mare, e le fioche luci che illuminano le finestre sono il modo in cui, silenziosamente e con compostezza, le Isole Faroe ci danno il loro addio.

Tramonto sull’Oceano Atlantico

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