Facile innamorarsi del Lago Maggiore: le Isole Borromee, le ville storiche adornate da fantastiche aiuole fiorite, le nobili località che nell’Ottocento incantarono i viaggiatori del Grand Tour. Del Lago Maggiore ne restarono incantati teste coronate e viaggiatori illustri, pittori e poeti: da Flaubert a Rousseau, da Hemingway a Montesquieu, che non hanno lesinato in commenti lusinghieri. Tra i più celebri quello di Stendhal: “Se si ha un cuore sensibile e una camicia, bisogna vendere la camicia per visitare i dintorni del Lago Maggiore”.

Compreso tra Italia e Svizzera, tra il Piemonte e la Lombardia, tra le montagne imbiancate del Monte Rosa e le dolci colline del Varesotto, questo specchio d’acqua mescola bellezze naturali a eventi culturali, curiosità mondane a sapori locali, possibilità di praticare sport acquatici all’opportunità di rilassarsi in spiaggette poco battute. Senza dimenticare i monumenti d’interesse storico e culturale: i castelli, gli eremi, le statue gigantesche e le ville prestigiose abbracciate da splendidi giardini.
Una delle viste più spettacolari del Lago Maggiore si ha dalla sommità del Sancarlone, grandiosa costruzione dedicata a San Carlo Borromeo, eretta a circa 300 metri d’altitudine su un colle di Arona. Alta ben trentacinque metri, questa statua cava con l’esterno completamente ricoperto di lastre di rame fu costruita su progetto dell’architetto e scultore Giovan Battista Crespi e fu inaugurata nel 1698 da Federico Caccia, arcivescovo di Milano. Il Colosso di San Carlo è imponente come un grattacielo di una decina di piani, inferiore solo alla statua della Libertà di New York. Si può salire fino al terrazzo o, grazie a ripide scale interne, inerpicarsi fino alla testa: si godrà di una bella veduta sulla costa piemontese e quella lombarda del lago.
Da Arona a Santa Caterina
Dal porto di Arona in pochi minuti di navigazione si approda ad Angera, sulla sponda varesotta. La cittadina per la sua posizione ha rivestito nei secoli un ruolo strategico per il controllo dei commerci nella parte meridionale del lago, come testimonia la Rocca Borromea eretta su uno sperone di roccia. Edificato nel X secolo e poi rimaneggiato, l’edificio appartenne agli arcivescovi di Milano, poi ai Visconti e ai Borromeo, che l’acquistarono nel 1449 per 12.800 lire imperiali.
Museo della Bambola e del Giocattolo
Oggi il castello ospita il Museo della Bambola e del Giocattolo, raggiungibile a piedi dall’imbarcadero in circa venti minuti. Fondata dalla principessa Bona Borromeo Arese nel 1988, la collezione comprende migliaia di pezzi dal Settecento a oggi provenienti da tutto il mondo e realizzati con materiali diversi: dal legno alla cera, dalle stoffe alla porcellana, dalla cartapesta ai più recenti materiali plastici. Molto interessante è anche la sezione dedicata agli automi francesi e tedeschi, realizzati tra l’Ottocento e il Novecento da orologiai e artigiani raffinati.
Villa Pallavicino
Tornati ad Arona, il viaggio riprende sulla costa piemontese seguendo con il veicolo la panoramica strada costiera fino a Stresa, città turistica celebre per gli storici alberghi e per le dimore prestigiose come l’ottocentesca Villa Pallavicino in posizione panoramica. Nei venti ettari del suo straordinario parco si possono ammirare piante secolari e una quarantina di specie animali, che vivono in ampi spazi: lama, canguri, fenicotteri e capre tibetane.

Dalla cittadina, definita la perla del Verbano, ci si può imbarcare per raggiungere in quindici minuti l’eremo di Santa Caterina del Sasso, incastonato fra le rocce a picco sulla sponda varesotta, nel comune di Leggiuno. Secondo la leggenda nel 1170 il ricco e avido mercante Alberto Besozzi, rischiando di naufragare nel lago durante una tempesta, invocò la protezione di Santa Caterina d’Alessandria. Miracolosamente salvo, decise di ritirarsi in un eremo dove visse e fece erigere un primo edificio sacro, visibile sul fondo della chiesa. Oggi il complesso comprende il convento, un porticato rinascimentale affrescato e la chiesa, che ha accorpato più cappelle. Vi si accede dal lago con una faticosa scalinata o dal piazzale alla sommità del dirupo (ascensore per disabili nei pressi del parcheggio soprastante).
Perle di lago
Tornati a Stresa è il momento di dedicarsi all’escursione alle vicine Isole Borromee, fiori all’occhiello del Verbano che da sole meritano il viaggio. Alla deriva in un braccio del lago adagiato tra Stresa e Pallanza, il miniarcipelago comprende il disabitato Scoglio della Malghera, detto Isola degli Innamorati, e – vicinissimo alla riviera di Pallanza – l’Isolino di San Giovanni, con la dimora (non visitabile) che tra il 1927 e il 1952 ospitò il maestro Arturo Toscanini. Ci sono poi l’Isola Bella, l’Isola Madre e quella dei Pescatori, tre mete da non mancare.
Isola Bella
Isola Bella è per lo più occupata dal Palazzo Borromeo e dai suoi meravigliosi giardini terrazzati. Il complesso, voluto da Vitaliano VI Borromeo, è un’oasi di pace e di piacevoli scoperte. Si passa dalla sala delle armi alla galleria dei quadri o del generale Berthier, dalla sala delle due alcove alla stanza dedicata a Napoleone Bonaparte, che qui soggiornò nel 1797 con la moglie Josephine de Beauharnais. Splendide la galleria degli arazzi fiamminghi e le grotte che hanno le pareti e i pavimenti decorati a mosaico, con ciottoli colorati, frammenti di tufo e conchiglie. Unico è anche il giardino barocco all’italiana, disposto su più livelli che formano una piramide tronca impreziosita da numerose statue e giochi d’acqua, piante e fiori. È un continuo tripudio di scenari, uno più suggestivo dell’altro: dall’Atrio di Diana al Teatro Massimo, dalla Torre dei Venti al Viale di Ponente.

Isola dei Pescatori
“Di più modeste, ma pur sempre gaie sembianze” – come notò nella seconda metà dell’Ottocento Luigi Boniforti nella sua guida del Lago Maggiore – l’Isola dei Pescatori. Chiamata anche Isola Superiore, è l’unica dell’arcipelago borromeo a essere abitata da una trentina di residenti in parte impiegati in attività legate al turismo o alla pesca. È una striscia di terra lunga trecento metri e larga cento, con le case a più piani dotate di balconi un tempo destinati all’essiccazione del pesce. Carpe, coregoni, trote, lavarelli, anguille e lucci spesso figurano nei menu locali, con ricette della tradizione talvolta rivisitate. Al ristorante Italia, ad esempio, si possono assaggiare la trota marinata, il fritto di pesciolini o l’involtino di lavarello; il menu varia con le stagioni e dipende da ciò che Stefano Ruffoni e gli altri componenti della famiglia, che gestiscono la struttura, riescono a pescare.
Isola Madre
Torniamo alle Isole Borromee. La più grande, l’Isola Madre, nell’Ottocento fu definita da Flaubert come “il luogo più voluttuoso che abbia mai visto al mondo”. Stupisce innanzitutto per il giardino, uno dei più importanti d’Europa, dal 2002 inserito nel circuito della Royal Horticultural Society. Nel Cinquecento, quando rientrò nelle proprietà dei Borromeo, questo fazzoletto di terra largo trecentotrenta metri e lungo duecento era adibito a frutteto, poi divenne oliveto e agrumeto e solo nell’Ottocento fu trasformato in giardino botanico all’inglese. Qui sono presenti specie vegetali provenienti da ogni angolo del pianeta che, complice il clima favorevole, prosperano senza difficoltà.
Si spazia dallo Schinus dependens del Cile alla sempreverde Feijoa sellowiana del Brasile, dalla terrazza delle protee (fiore nazionale del Sudafrica) alla vasca delle ninfee, dalla Magnolia grandiflora della Florida all’Illicium anisatum, varietà di anice stellato usata in Oriente per insaporire i piatti a base di carne. Qui, tra piante esotiche e fiori rari, tra eucalipti e palme secolari (come la Jubaeae spectabilis) scorrazzano liberi pavoni, variopinti pappagalli e fagiani. Non passa inosservato il monumentale cipresso del Kashmir (Cupressus cashmeriana), situato davanti al palazzo e all’omonima loggia: era il più grande d’Europa, ma il 28 giugno 2006 un violentissimo fortunale lo sradicò. Allora iniziò una corsa contro il tempo per salvare la pianta secolare, del peso di circa settanta tonnellate. Protette le radici con appositi teli periodicamente inumiditi ed eliminati i rami spezzati, il cipresso fu riportato in verticale grazie ad argani e a tre gru, trasportate in loco con un elicottero. Opportunamente ancorata al suolo con tiranti d’acciaio, la pianta giunta dall’Oriente si è ripresa ed è fuori pericolo.
Cuore dell’isola è il palazzo: iniziato dal conte Lancellotto Borromeo, l’edificio fu poi portato a termine nella seconda metà del Cinquecento dal noto architetto lombardo Pellegrino Tibaldi. Al suo interno ospita sontuosi arredi, i quadri, le porcellane e gli arazzi provenienti da varie abitazioni della famiglia Borromeo. Tra le sale più suggestive spiccano quella del camino o del ricevimento con vari dipinti del Seicento, la sala delle stagioni che trae il nome da quattro tele e le stanze da letto. E poi ci sono le sale del teatro delle marionette con le quinte, i palcoscenici anche d’ispirazione diabolica, le lampade di scena e i vari manufatti realizzati tra il Seicento e l’Ottocento. Oltre alle classiche maschere della commedia dell’arte e a varie figure grottesche, si possono ammirare le marionette a trasformazione dalle quali, grazie a un singolare marchingegno, spuntano tante altre piccole marionette.
Il barocco in giardino
L’Isola Madre si raggiunge facilmente in pochi minuti di navigazione dal porto di Pallanza a Verbania. Sul lungolago (dove sono disponibili parcheggi a pagamento e liberi) si affacciano palazzi barocchi e ville prestigiose, spesso fulcro di attività culturali ed eventi come l’ottocentesca Villa Giulia voluta da Bernardino Branca, inventore del Fernet. La dimora, ora di proprietà del Comune, ospita eventi culturali e mostre organizzate in collaborazione con il Museo del Paesaggio. All’inizio dell’estate si potrà ammirare il capolavoro di Arnaldo Ferraguti intitolato Alla vanga, famoso dipinto del 1890 di dimensioni notevoli: 6,50 metri per 2,80. A luglio Villa Giulia ospiterà “Cactus Folies, Mostra mercato di piante succulente rare da collezione”, alla quale parteciperanno i più importanti vivaisti specializzati d’Europa.
Tappa d’obbligo per chi ama le piante e ha il pollice verde è Villa Taranto, con i suoi immensi giardini. Nel 1931 il capitano Neil McEacharn acquistò dalla marchesa di Sant’Elia Villa Crocetta e il vasto parco che la circondava, entrambi adagiati sul promontorio della Castagnola. Poi la dimora patrizia fu ribattezzata con il nome di un antenato dell’acquirente, insignito del titolo di duca di Taranto da Napoleone. Oggi è sede della Prefettura della Provincia del Verbano Cusio Ossola, pertanto non è visitabile. In vari anni di lavoro il capitano trasformò la proprietà in uno splendido giardino con migliaia di piante, anche rare, provenienti da ogni angolo del pianeta. Furono realizzati gli impianti d’irrigazione, creati giochi d’acqua e cascatelle, organizzati sette chilometri di viali. Un paradiso verde, tenuto in modo impeccabile: si spazia dal labirinto delle dalie ai giardini terrazzati, dalle vasche con i fiori di loto alle serre. Oggi si contano 20.000 piante d’importanza botanica anche rara e ben 80.000 bulbose.
La visita normalmente richiede un paio d’ore, ma c’è chi preferisce scoprirlo con più calma, in un’intera giornata. I giardini regalano scorci d’impareggiabile bellezza, soprattutto nei mesi della fioritura quando il parco si trasforma in una variopinta tavolozza di colori. E come suggerì Stendhal, che altro dire dei giardini, delle isole e del Lago Maggiore “…se non compiangere coloro che non ne sono innamorati?”.
Dalle Alpi all’Oriente
Nell’entroterra di Stresa, ad Alpino, merita una visita il Giardino Botanico Alpinia, istituito in epoca fascista. In un’area di circa 40.000 metri quadrati, affacciata sul Golfo Borromeo a circa 800 metri sul livello del mare, crescono centinaia di specie tipiche dell’arco alpino e subalpino ma anche piante provenienti da vari angoli dalla Cina, dal Giappone, dal Caucaso. Al giardino si accede infatti con la funivia del Mottarone, che però è al momento chiusa per manutenzione (gli amministratori locali ci assicurano che riaprirà alla fine di luglio); in automobile si seguono le indicazioni per Ginese e da qui per Alpino, ma la strada appena citata è interdetta ai camper.
Da una sponda all’altra
La Gestione Navigazione Laghi offre un servizio pubblico che tocca i principali centri italiani e svizzeri del Lago Maggiore, con frequenti corse verso le località turistiche di maggiore interesse quali Arona, Angera, Santa Caterina, Stresa, Isole Borromee, Pallanza e Intra. Il servizio traghetti è attivo tutto l’anno con trasporto di veicoli e passeggeri tra Intra e Laveno, rispettivamente sulla costa piemontese e lombarda (per maggiori informazioni su orari e tariffe consultare il www.navigazionelaghi.it o chiamare il Numero Verde 800-551801.
Nel 2016 per gli iscritti al Club del PleinAir è prevista un’agevolazione tariffaria (codice n. 3.20) valida per la libera circolazione dell’intestatario della tessera e di un accompagnatore sulle tratte del bacino italiano del Lago Maggiore (esclusi i veicoli); queste condizioni sono valide anche per la navigazione sui laghi di Garda e di Como.
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